CIASCA ANTONIA

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CIASCA ANTONIA

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Melfi, 21 maggio 1930 – Roma, 1º marzo 2001

Archeologa italiana, studiosa della civiltà fenicia e punica e dei popoli del Mediterraneo; nel 1966, a soli 36 anni, ad assumere, prima in Italia, la neonata cattedra di Antichità Puniche all’Università La Sapienza.

Nata a Melfi, in Basilicata, era figlia del senatore e storico Raffaele Ciasca (vedi scheda) e della scrittrice Carolina Rispoli (vedi scheda): con loro si trasferì prima a Genova e poi a Roma durante la guerra, a causa del cambio di cattedra del padre.

Presso l’Università “La Sapienza” di Roma conseguì una laurea in Etruscologia con Massimo Pallottino, collaborando anche agli scavi presso la città di Pyrgi, vicino a Roma. Divenne prima assistente di Filologia Semitica con Sabatino Moscati, ed in seguito istituì la prima cattedra italiana di Antichità Puniche nella stessa università. Insegnò anche presso la Scuola di Specializzazione, e collaborò al Centro per le Antichità del Vicino Oriente Antico, scrivendo anche sul periodico accademico Oriente Antico; fu inoltre direttrice della Rivista di Studi Fenici.

Svolse parte attiva del centro di ricerche del Vicino Oriente presso la Sapienza, aprì il primo scavo in Israele nel 1959. Inoltre per prima si interessò a Malta, iniziando per la prima volta degli scavi archeologici presso l’arcipelago maltese: nel 1963 diede vita agli scavi di Tas Silg, partecipandovi personalmente per sei anni, di cui si ricorda la scoperta del tempio dedicato ad Astarte; qui riprese gli scavi nel 1998.

Nel 1964 iniziò la prima campagna di scavo presso il tofet dell’isola di Mozia, nei pressi della costa marsalese. Nel 1975 partecipò anche agli scavi di Tharros (i risultati sono pubblicati in Rivista di Studi Fenici III). Nello stesso anno a Mozia lasciò lo scavo del tofet concentrandosi sul tratto delle mura urbane, che la coinvolse fino al 1992.

Diresse anche alcune missioni topografiche in Tunisia ed in Algeria, identificando in particolare il sito di Capo Bon.

Le attività di scavo di Antonia Ciasca sono state riprese dalla Missione archeologica a Mozia dell’Università di Roma “La Sapienza” dal 2002 sotto la direzione di Lorenzo Nigro.

I parenti della Ciasca, in seguito alla sua scomparsa, hanno deciso di donare tutto il patrimonio librario raccolto dall’archeologa durante tutti i suoi studi. Al momento il “Fondo Ciasca” occupa parte della sede Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, ed è gestito dalla Missione archeologica a Mozia, diretta da Lorenzo Nigro.

Bibliografia:

  • Eva Bonitatibus, L’archeologa Antonia Ciasca(PDF), su basilicata.it;

Luciana Drago Troccoli, Scavi e ricerche archeologiche dell’Università di Roma La Sapienza, Roma, “l’Erma” di Bretschneider, 1998.

https://www.antichita.uniroma1.it/fondo-antonia-ciasca

FONDO ANTONIA CIASCA

(Melfi, 21 maggio 1930 – Roma, 1° marzo 2001)

Archeologa, studiosa della civiltà fenicia e punica e dei popoli del Mediterraneo si laurea in Etruscologia con Massimo Pallottino, con cui scavò presso la città di Pyrgi; passò poi a collaborare con Sabatino Moscati nell’Istituto di Studi del Vicino Oriente da lui fondato presso l’Università La Sapienza; nel medesimo Ateneo istituì la prima cattedra italiana di Antichità Puniche, insegnò presso la Scuola di Specializzazione e collaborò al Centro per le Antichità del Vicino Oriente Antico; fu anche direttrice della Rivista di Studi Fenici. L’attivita di scavo riguardò Israele (1959) e Malta (1963 e nuovamente nel 1998), ma è ricordata soprattutto per le campagne presso il tofet e le mura urbane dell’isola di Mozia, dove diresse lo scavo dal 1964 al 1992. Partecipò anche agli scavi di Tharros (1975) e ha diretto alcune missioni topografiche in Tunisia ed in Algeria.

I parenti della Ciasca, in seguito alla sua scomparsa, hanno deciso di donare tutto il patrimonio librario raccolto dall’archeologa durante tutti i suoi studi. Al momento il “Fondo Ciasca” occupa parte della sede Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, ed è gestito dalla Missione archeologica a Mozia, diretta da Lorenzo Nigro.

Il Fondo è costituito da una biblioteca altamente specializzata con testi rari (in particolare di archeologia del Nord Africa, del Levante, delle isole mediterranee, Malta, Cipro, Sicilia e Sardegna), periodici e documenti (planimetrie di siti archeologici, appunti e schizzi di Antonia Ciasca) e tre postazioni informatiche, rispettivamente di Archeologia Fenicio-Punica e Orientale, Preistoria e Protostoria e Topografia

Responsabile: Nigro Lorenzo

e-mail: lorenzo.nigro@uniroma1.it
Ubicazione: presso la Sezione di Archeologia della Biblioteca – Città Universitaria (P. le Aldo Moro, 5) – Facoltà di Lettere e Filosofia (CU003) – Primo piano.

https://uniroma1.it/it/notizia/archeologhe-della-sapienza-antonia-ciasca-venti-anni-dalla-scomparsa-2001-2021

Archeologhe della Sapienza. Antonia Ciasca a venti anni dalla scomparsa (2001-2021)

Giovedì 4 marzo 2021, in occasione dei 20 anni dalla scomparsa dell’insigne archeologa Antonia Ciasca, si è svolto un convegno webinar nel quale sono state ricordate numerose figure di archeologhe che, attraverso almeno quattro generazioni, hanno condotto ricerche di primo piano in ogni ambito dell’archeologia del Vicino e Medio Oriente e del Mediterraneo

Giovedì 4 marzo 2021, in occasione dei 20 anni dalla scomparsa dell’insigne archeologa Antonia Ciasca, si è svolto un convegno webinar nel quale sono state ricordate numerose figure di archeologhe che, attraverso almeno quattro generazioni, hanno condotto ricerche di primo piano in ogni ambito dell’archeologia del Vicino e Medio Oriente e del Mediterraneo.

L’iniziativa è stata aperta con i saluti della rettrice Antonella Polimeni; sono seguiti gli interventi di Marcella Frangipane, Frances Pinnock, Marta D’Andrea, Paola Buzi, Francesca Balossi, Maria Giulia Amadasi, Maria Pamela Toti, Federica Spagnoli, Gilda Bartoloni, Clementina Panella, Francesca Romana Stasolla, Eugenia Equini Schneider, Maria Vittoria Fontana. L’incontro è stato concluso da Serena Maria Cecchini.

Antonia Ciasca è stata un’archeologa italiana, studiosa della civiltà fenicia e punica e dei popoli del Mediterraneo. La sua formazione come archeologa inizia negli scavi del santuario etrusco di Pyrgi. Si è poi dedicata allo studio delle civiltà vicino-orientali e fenicio-puniche, collaborando con l’Istituto di Studi Orientali, prima, e il Centro per le Antichità e la Storia dell’Arte del Vicino Oriente e pubblicando sulla rivista Oriens Antiquus.

Ciasca ha preso parte agli scavi di Tell esh-Sheikh Ahmed el-’Areini (Israele), diretti da Shmuel Yeivin (Israel Antiquities Authority), tra il 1959 e il 1962 agli scavi di Ramat Rahel (Israele), diretti da Yohanan Aharoni (Università di Tel Aviv), sotto l’egida di Sabatino Moscati e Giovanni Garbini; nel 1963 ha compartecipato agli scavi di Shave-Ziyyon e Achziv (Israele), diretti da Moshe W. Prausnitz (Israel Antiquities Authority).

A lei si deve la presenza della Missione Archeologica Italiana a Malta, unica missione straniera sul territorio dell’arcipelago, grazie a un rapporto improntato a fiducia e stima reciproca con le istituzioni maltesi. Dal 1963 diresse gli scavi a Malta, a Tas Silg e nell’area nord dell’isola, condotti con cadenza annuale fino al 1969, interrotti e ripresi poi nel 1998. Qui identificò il famoso santuario di Astarte, luogo di culto frequentato per tre millenni da genti mediterranee. Negli anni successivi continuò a studiare il materiale archeologico di Malta, dedicandogli varie pubblicazioni.

https://www.archeome.it personaggi Antonia Ciasca il

PERSONAGGI | Antonia Ciasca, il Mediterraneo tra Etruschi e Fenici

9 Novembre 2020

Marzia Merlonghi   commenti etruschi, fenici, Mediterraneo, Mozia, punici, sicilia

La rubrica di novembre
Vogliamo dedicare la rubrica Personaggi del mese di novembre alle donne che hanno fatto la storia dell’archeologia e della cultura in Italia iniziando da una archeologa che, senza dubbio, ha lasciato una traccia indelebile negli studi sul Mediterraneo fenicio e punico.

Ritratto di Antonia Ciasca realizzato da Lorenzo Nigro (per gentile concessione dell’autore)

 

Antonia Ciasca

Antonia Ciasca è stata una delle archeologhe più in vista del panorama italiano e mediterraneo del secondo Novecento. Etruscologa e studiosa della civiltà Fenicia, allieva di giganti quali Massimo Pallottino e Sabatino Moscati, ha lasciato il segno nella storia degli scavi dell’isola di Mozia, in Sicilia.

Nacque a Melfi (PZ) il 21 Marzo 1930 da Raffaele Ciasca (storico e Senatore della Repubblica Italiana) e Carolina Rispoli (scrittrice, saggista e romanziera). A seguito dei trasferimenti del padre, docente universitario, frequentò le scuole prima a Genova e poi a Roma, dove conseguì la maturità classica.

Tra Etruschi e Fenici

A Roma si laureò presso l’Università La Sapienza, dove fu allieva di Massimo Pallottino e partecipò agli scavi del centro etrusco di Pyrgi (Santa Severa). Pyrgi, famosissimo centro in cui, pochi anni dopo verranno ritrovate le lamine d’oro con l’iscrizione bilingue in etrusco e fenicio, è un primo filo sottile che, unendo mondo etrusco e punico, avvicinò la neodottoressa Ciasca agli studi sui Fenici.

Divenne presto assistente di Sabatino Moscati, all’epoca docente di epigrafia semitica, e con lui iniziò il percorso che la porterà in Oriente, partecipando, nel 1959, alla missione archeologica a Ramat Rahel, in Israele.

Un ritratto giovanile di Antonia Ciasca con la kefiya palestinese (dalla pagina http://www.lasapienzamozia.it)

Dal 1963, per sei anni consecutivi, diresse gli scavi della prima missione archeologica italiana a Tas Silg (Malta): qui identificò il santuario di Astarte, noto dalle fonti classiche (ne parla Cicerone) come un notissimo luogo di culto in cui approdavano fedeli da tutto il Mediterraneo.
L’anno successivo divenne direttrice della missione archeologica a Mozia (TP), sito al quale dedicherà gran parte della sua attività lavorativa. A Mozia Antonia Ciasca scelse di iniziare le sue ricerche da un luogo simbolo della civiltà fenicia e punica: il Tofet, luogo di sepoltura dei bambini e, secondo alcuni testi antichi, luogo dove gli infanti venivano sacrificati al dio Baal Hammon. Allo stesso tempo, però, cominciò a scavare in modo sistematico l’abitato della città punica, avviando le prime scoperte riguardanti l’urbanistica dell’isola. Archeologa brillante e metodica, Antonia Ciasca pubblicava annualmente i resoconti preliminari delle ricerche sul terreno, dimostrando di padroneggiare il metodo stratigrafico in maniera encomiabile.

La sua devozione al lavoro la portò, nel 1966, a soli 36 anni, ad assumere, prima in Italia, la neonata cattedra di Antichità Puniche all’Università La Sapienza.

Un’immagine storica degli scavi del Tofet di Mozia

 

Mozia nel contesto del Mediterraneo occidentale

Gli studi e le ricerche a Mozia indussero la studiosa lucana a partecipare a scavi e ricerche in altri centri punici del Mediterraneo, onde poter avere una più ampia visione della cultura punica che l’isola siciliana andava restituendo. Nel 1975 Ciasca si recò a Tharros (Sardegna), negli anni ’80 in Algeria e Tunisia, a Cap Bon e Ras ed-Drek; infine, nel 1998 riprenderà, con immuntato vigore, le ricerche a Tas Silg.

 

Un’archeologa eccezionale

Antonia Ciasca pare fosse di carattere molto riservato. I suoi collaboratori la descrivono come una donna allegra ma silenziosa, che amava l’archeologia più di ogni cosa e trascorreva ore nel suo studio a catalogare e studiare i reperti.

L’archeologa melfitana concepiva la ricerca come un continuo lavoro di lima e cesello. Risultati evidenti della sua opera di archeologa sono centinaia di stele e di urne rinvenute nel Tofet di Mozia, oggi custodite sull’isola presso il Museo Whitaker, gli imponenti tratti di mura e le torri scavate nel tratto nord-est della cinta difensiva della città.

Antonia Ciasca si spense a Roma il 1° Marzo del 2001. A lei è dedicata un’aula nell’edificio della facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza. Per volere della famiglia, l’intero patrimonio librario della studiosa è stato donato al Dipartimento di Scienze dell’Antichità, dove, attualmente, costituisce il cosiddetto “Fondo Ciasca”, gestito direttamente dalla Missione Archeologica a Mozia dell’Università La Sapienza che, nel segno di Antonia Ciasca, continua brillantemente le ricerche ancora oggi.

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