SCARDACCIONE DECIO

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SCARDACCIONE DECIO

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Sant’Arcangelo (PZ) 28 marzo 1917 – Roma 29 marzo 2003

Economista, politico, agronomo e professore universitario Presidente dell’Ente di Sviluppo di PugliaLucaniaMolise ed Irpinia;  Senatore della Repubblica per le successive cinque Legislature; Sottosegretario al Ministero dell’Interno, partecipa al quarto Governo Moro ed approda al Parlamento Europeo come deputato; autore di una vasta produzione scientifica e politica; padre della riforma agraria del Meridione che ha lottato per il riscatto di queste terre.

Decio Scardaccione, economista, politico, agronomo, professore universitario, nasce a Sant’Arcangelo (PZ) il 28 marzo 1917. Il papà è il barone Don Giuseppe Scardaccione e la mamma Donna Maria Latronico di Tursi. Discende da una nobile famiglia lucana di proprietari terrieri risalente, pare, ad epoca normanna. Il suo futuro sembra essere stato scritto proprio dalle origini. Frequenta infatti la Scuola Pratica di Agricoltura di Eboli (Sa) per poi diplomarsi all’Istituto Tecnico Agrario di Lecce. Nel 1943 consegue la laurea in Agraria presso l’Università degli Studi di Bari, di cui diventa docente di Economia e Politica Agraria. Da questo momento in avanti si avvia per lui quella che può essere validamente definita una missione, un progetto ad ampio raggio teso a riformulare in senso moderno il sistema produttivo del Meridione nel contesto del secondo dopoguerra che, economicamente si prepara a correre veloce. In particolare, si concentra sul mondo contadino dei territori lucani, pugliesi, campani e calabresi dove intende attuare la sua nuova visione di sviluppo che valorizza le tipicità di zone morfologicamente diverse.

Con questo parametro opera all’interno della programmazione regionale della Basilicata, avviata nell’autunno del 1965, sulla scia di quanto ha già realizzato negli anni precedenti, essendo stato uno dei protagonisti della Riforma fondiaria in qualità di Direttore Generale e poi di Presidente dell’Ente di Riforma. Nel 1950, infatti, diventa operativa la legge stralcio n. 841 del 21 ottobre, il cui fine è di rivoluzionare il settore economico primario in termini di ridistribuzione dei terreni e di riorganizzazione del lavoro agricolo. Si prospettano grandi cambiamenti in questa parte dell’Italia grazie anche all’operato della Cassa del Mezzogiorno, istituita nell’agosto dello stesso anno allo scopo di promuovere investimenti strutturali contro il dislivello economico con il Nord del paese. Infrastrutture, istruzione, grandi opere, industrializzazione avanzata, superamento del latifondismo sono gli obiettivi a cui guardare in funzione anche della crescita sociale e civile della popolazione locale.

È un quadro di grandi cambiamenti a cui il professore vi partecipa dinamicamente, tenendo persino corsi di formazione teorico-pratici ai contadini assegnatari della Riforma in linea, dopotutto, con l’attività formativa, pedagogica, educativa portata avanti nell’insegnamento universitario. Incoraggia lo sviluppo diffuso, la difesa della piccola impresa agricola, il pareggiamento delle condizioni di vita del mondo rurale con quelle del mondo urbano. Il contadino deve diventare imprenditore ed essere protagonista dell’intero processo produttivo, dalla piantagione, al raccolto, alla lavorazione dei prodotti, agevolato, in questo, da apposite attrezzature.

Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi ’60 tali idee lo occupano totalmente. Si divide tra università, campi ed impianti lucani per vedere realizzata la crescita professionale, economica e sociale dei territori su cui ha competenza come dirigente pubblico. Ed intanto divulga la sua linea teorico-pratica nei saggi, editi dalla Laterza, Agricoltura meridionale e la nuova realtà storica che esce nel ‘58; Costi di produzione del grano duro in Italia e Cooperazione agricola e sviluppo economico entrambi del ‘59. Agli inizi degli anni ’60 è ormai l’uomo simbolo dello sviluppo agricolo meridionale. Il 18 agosto 1964 su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri è nominato Grande ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Gli anni a venire apportano ulteriori cambiamenti. Nel 1965 le Sezioni di riforma fondiaria vengono trasformati in Enti di Sviluppo. Decio Scardaccione, in qualità di segretario generale della Confederazione nazionale del mondo rurale e dell’agricoltura, diventa Presidente dell’Ente di Sviluppo di Puglia, Lucania, Molise ed Irpinia dove opera con generale approvazione del mondo contadino che gli riconosce onestà intellettuale avendo peraltro instaurato con lui un rapporto di reciproco rispetto.

Nello stesso periodo si istituiscono in tutte le regioni italiane i Comitati regionali per la programmazione economica, i CRPE, organi periferici del Ministero del Bilancio e della programmazione economica nazionale. Scardaccione viene scelto a presiedere il CRPE lucano e lavora per mettere a punto lo Schema di Sviluppo regionale per il quinquennio 1966-70. Gli obiettivi sono ambizioni. In primo luogo, il potenziamento della rete stradale con collegamenti veloci che dall’entroterra, seguendo le direttrici dei maggiori fiumi lucani, arrivino alle coste congiungendosi con l’autostrada tirrenica, già esistente, e quella jonica di futura realizzazione. Il progetto deve servire allo sviluppo economico della montagna secondo le intenzioni del presidente che vuole l’intero territorio connesso in un’ottica di crescita complessiva. E poi maggiore sostegno all’agricoltura di qualità con la costruzione di dighe, il perfezionamento della rete idrica e la creazione di Istituti agrari; investimenti per le industrie di diversi settori produttivi e per il turismo privilegiando quello costiero; utilizzo e valorizzazione delle risorse naturali ed umane locali, quest’ultime opportunamente professionalizzate e retribuite.

Tutto deve ruotare intorno al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione nella speranza che si freni l’emigrazione giunto in Basilicata a livelli allarmanti. Tra il ‘66 e il ‘67 il CRPE discute ed approva il Piano di Sviluppo che viene divulgato, con successo, al grande pubblico. Scardaccione quindi pubblica nel 1966 i seguenti saggi: La riforma fondiaria. Esperienze in Puglia, Lucania e Molise, Arti grafiche Favia e Il carciofo nella nuova agricoltura, Laterza Edizioni.

Arriviamo al 1968. Scardaccione è un esponente di spicco della Democrazia Cristiana lucana e, superando l’innata indole di uomo d’azione più che di teorico della politica, si candida alle elezioni per il Parlamento. Il successo è travolgente, vince nel collegio di Corleto Perticara (PZ). Sarà Senatore della Repubblica per le successive cinque Legislature. Appena eletto è nominato Vicepresidente della Commissione Agricoltura, di cui diviene poi Presidente, quindi Sottosegretario al Ministero dell’Interno, partecipa al quarto Governo Moro ed approda al Parlamento Europeo come deputato.

Diventa un personaggio di levatura nazionale. Mostra presto la sua competenza in temi agricoli insieme al pragmatismo e all’essenzialità, abituato così dal rapporto con gli agricoltori di cui continua a visitare le aziende dispensando loro consigli. Nella sua visione di crescita economica vi sono punti fermi. Crede nell’intervento pubblico, nelle società miste pubblico-private ma sempre incentivando le Autonomie Locali e le libertà individuali che, più di ogni altra cosa, mai devono andare contro i meno abbienti. Aperto alle novità, plaude ad ogni nuova idea potenzialmente valida e si batte affinché si finanzino progetti innovativi e di sviluppo soprattutto delle aree interne. È convinto che la Questione Meridionale sia un problema nazionale poiché le ricadute di una crescita lenta non possono essere circoscritte al solo Sud.

Al X° Congresso provinciale della DC puntualizza: “Occorre dare subito una risposta a due interrogativi: è proprio vero che per acquisire la massima competitività economica, l’unica strada è quella della concentrazione degli sforzi nelle aree particolarmente avanzate? È proprio vero che nel Mezzogiorno d’Italia non esiste la possibilità di creare occasioni di lavoro ad alto livello produttivo? Noi rispondiamo che non è vero (…). Secondo noi è un gravissimo errore economico quello di ritenere che si possa conseguire una maggiore fruttuosità degli investimenti effettuati nelle zone in slancio. È dimostrabile invece che gli investimenti pubblici in particolare, ma anche quelli privati, rendono la più alta fruttuosità possibile, se eseguiti in quelle zone nelle quali la produttività non si era potuta evidenziare, perché sono mancate le premesse di ordine tecnico e legislativo, capaci di mobilitare le risorse esistenti”.


Decio Scardaccione con Aldo Moro

 

Il 25 luglio 1977 una legge regionale istituisce l’Ente di Sviluppo Agricolo di Basilicata, ESAB. L’agricoltura continua, dunque, ad essere al centro degli interessi della Regione che favorisce e sostiene con opportuni interventi ogni suo aspetto. Il senatore viene nominato presidente, incarico che gli consente di continuare a seguire questo settore con la sua proverbiale dedizione. Una dedizione che a qualcuno deve essere apparsa scomoda in quanto subisce un attentato per fortuna non letale. Siamo negli anni ’80. L’avvio di questo decennio è, da molti purtroppo, tristemente ricordato per il terremoto che nella sera del 23 novembre 1980 si abbatte su buona parte dei territori compresi tra la Campania e la Lucania. Quell’evento significa distruzione ma anche rinascita grazie agli aiuti di Stato che finanziano la ricostruzione di paesi totalmente o in parte rasi al suolo, e la nascita di industrie ed Istituzioni moderne capaci di favorirne il progresso.

L’Università degli Studi di Basilicata ne è la diretta conseguenza. Ma per conoscere il processo che porta alla sua fondazione è necessario tornare indietro di dieci anni. Aula del Senato, 21 gennaio 1971. Decio Scardaccione in occasione di un dibattito sulle misure per le nuove università dichiara: “Due sono dunque le ragioni fondamentali che spingono verso la riforma, l’ansia dei giovani per un’università migliore, adeguata alle loro aspirazioni e questa frattura tra corpo docente e studenti. Ora, secondo me, lo scopo fondamentale della riforma è quello di ristabilire in maniera più ampia, più moderna e più evoluta quel colloquio tra professore e studenti che una volta esisteva (…). Il rapporto che dobbiamo creare tra docenti e discenti è il rapporto tra il maestro, nel significato completo della parola, e colui che, animato da una grande ansia di apprendere, accetta il colloquio continuo con chi a sua volta ha un’ansia straordinaria di donare il frutto della propria esperienza. Mi permetto di dire che il professore deve veramente intendere la scuola e l’Università come un’occasione di formazione di vita giovanile e come un atto d’amore e di donazione continua. Ed è in questo atto di donazione continua che il professore stesso deve trovare soddisfazione alle sue aspirazioni, pur dovendo poter trovare nell’Università, attraverso la ricerca scientifica, l’appagamento all’ansia che egli prova verso la scoperta dei misteri della natura, nella ricerca di ciò che ancora non è noto”.

Il 20 settembre 1979 viene presentato uno specifico disegno di legge unitario per l’istituzione dell’Università in Basilicata condiviso sia da Scardaccione che dalle rappresentanze parlamentari lucane. Approvato dal Senato fu poi trasfuso in un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla ricostruzione e lo sviluppo delle aree terremotate nota come la Legge 219/81 che detta, tra le altre cose, disposizioni finalizzate alla nascita dell’Ateneo lucano. Scardaccione è fortemente convinto che: “La Basilicata fino a quando non avrà la sua Università, non sarà una regione; non sarà una regione fino a quando i suoi figli, i suoi giovani non potranno studiare, vivere, operare e ricercare in Basilicata e per la Basilicata”.

L’Ateneo viene inaugurato a Potenza il 23 novembre 1983, a tre anni esatti dal sisma e alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Riguardo alla gestione dell’emergenza il senatore resta fedele al principio dell’autogestione e sostiene l’emendamento della cumulabilità delle provvidenze della cosiddetta Ordinanza 80 con i benefici previsti dalla legge per la ricostruzione al fine di non discriminare nessuno nell’erogazione dei finanziamenti.

Tantissimi sono gli atti parlamentari da lui promossi. Vi è uno dal titolo molto significativo “Intervento straordinario nel Mezzogiorno come presupposto della ripresa dell’economia nazionale (n.758/84), che volle presentare, insieme con altri colleghi, nel 1984 alla vigilia della discussione sulla liquidazione della Cassa del Mezzogiorno. Siamo nel corso della IX Legislatura, l’ultima per il senatore che termina la carriera parlamentare nel 1987. L’anno successivo l’Amministrazione comunale di Pomarico (MT) gli conferisce il premio LucaniaOro per la politica.

Decio Scardaccione muore a Roma il 29 marzo 2003. Scompare l’accademico e il politico autore di una vasta produzione scientifica e politica conservata presso l’Università della Basilicata e l’Università degli Studi di Bari. Soprattutto scompare l’uomo dell’innovazione e del concretismo illuminato, il padre della riforma agraria del Meridione che ha lottato per il riscatto di queste terre, alimentando in tutti l’orgoglio di riuscire a ‘farcela da soli’. Inamovibile nei convincimenti, inguaribile ottimista, legato ai fondamenti cattolici e democratici ha nutrito insofferenza verso le barriere economiche e sociali, anacronistiche e divisive, stando sempre dalla parte degli umili.

Incline all’ascolto e al dialogo ha instaurato un rapporto di reciproca comprensione con le persone che familiarmente lo chiamavano zio Decio. Nel marzo del 2017, nel centenario della sua nascita, Sant’Arcangelo gli dedica una piazza del centro storico. Una seconda targa viene affissa davanti alla sua casa. È l’affettuoso omaggio con cui il suo paese natale ne ricorda il notevole impegno a favore di questi territori che ha saputo far crescere attraverso varie iniziative di elevato tenore. A San Brancato, località dello stesso Comune, c’è l’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura e i Servizi Rurali di cui è stato il fondatore. Molto amato anche in Puglia e Molise, Sant’Arcangelo è rimasto sempre il suo rifugio e la Basilicata il luogo dal quale non separarsi mai dal momento che, come diceva: “Qui c’è tanto da fare”.

Anna Mollica

PUBBLICAZIONI

 

  • Decio Scardaccione Agricoltura meridionale e la nuova realtà storica, Bari, Laterza, 1958.
  • Decio Scardaccione Costi di produzione del grano duro in Italia, Bari, Laterza, 1959.
  • Decio Scardaccione Cooperazione agricola e sviluppo economicoBari, Laterza, 1959.
  • Decio Scardaccione La riforma fondiaria. Esperienze in Puglia, Lucania e Molise, Bari, Arti grafiche Favia, 1966.
  • Decio Scardaccione Il carciofo nella nuova agricoltura, Bari, Laterza, 1966

 

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