RIZZITIELLO VINCENZO

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RIZZITIELLO VINCENZO

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Melfi 1940 – 2018

Scrittore e musicista; riferimento culturale della Città di Melfi.

Nato a Melfi nel 1940, si è formato a Civitavecchia e successivamente a Lanuvio e a Roma, dove ha preso il diploma magistrale e ha approfondito la conoscenza della musica. Dalla capitale si allontana nel 1964 per rientrare nella città d’origine. E dal suo rientro ha inizio la parte di maggiore impegno della sua esistenza.

Gli anni sessanta sono stati turbolenti in molti settori dell’organizzazione sociale. Forse prima tra tutto nella scuola. L’esempio di don Milani,il suo impegno nella scuola di  Barbiana dove propose un insegnamento  più umano e vicino ai bisogni dei ragazzi,fu forse alla base del comportamento di Vincenzo Rizzitiello. Il quale partì di certo da don Milani quando nella scuola di Vallina,frazione di Calvera, cominciò la sua esperienza di maestro in una pluriclasse. Era il 1967. Si raggiungeva la scuola a dorso d’asino e i ragazzi erano costretti a scarpinare nel fango. “Il pomeriggio, per un po’ di tempo, venivano le femminucce, mentre i maschi andavano a pascolare … Abituai comunque i ragazzi alla libertà”. Così scriveva Vincenzo in Un maestro in Lucania, un libro pubblicato nel 1979 con i proventi del premio “Luigi Tenco” di Venezia per inediti. L’impatto con le elementari fu violento per lui, perché si scontrò presto con un corpo docente che usava le armi della bocciatura con i ragazzi della primaria. Un anno dopo,1968, Vincenzo Rizzitiello fu trasferito ad Armatiera, frazione di San Fele. “Trovai per scuola una stalla: tetto sconnesso, finestre rotte, porta che non chiudeva bene, spifferi da ogni parte, buio sempre”.

Vincenzo scrive a Pannella, che gli invia alcune indicazioni ma non gli offre una mano concreta. Allora comprende che i partiti sono consorzi di chiacchiere e di voti, riunisce i contadini e indice uno sciopero quotidiano di tre ore per chiedere una strada e il restauro della scuola. Telegrammi in andata e ritorno, la strada non si faceva. Il giovane maestro andò su tutte le furie e decise di mettersi contro lo Stato. Vietò al parroco di mettere piede in chiesa, fece realizzare dei cartelloni che espose in classe e su cui si dichiarava lo Stato Italiano fascista, perché permetteva ai maestri di somministrare botte e bacchettate, non garantiva a tutti le strade, costringeva al servizio militare, dunque alla violenza. Nel frattempo rinunciava al registro di classe e agli esami di quinta. La Commissione di disciplina  sospese il maestro dall’insegnamento e lo riammetteva solo sei mesi più tardi. Ma a questo punto Rizzitiello era stufo della scuola statale e ritiratosi definitivamente dall’insegnamento apriva una scuola privata di musica,che gli ha permesso negli anni successivi di vivere. Nella pagina di commiato del libro scrive “ Per cinque anni ho unto col mio attivismo gli ingranaggi di una macchina,la scuola,che è funzionale come tutte le altre macchine statali alla conservazione del rapporto padrone-servo: come anarchico non potevo all’infinito essere così incoerente”. Il libro venne pubblicato a Milano grazie all’intermediazione dell’ “Associazione  all’Educazione non violenta” fondata da Aldo Capitini e dalla casa editrice “Non violenza in Italia” di Mario Mazzanti. Ebbe almeno due edizioni e convinse Rizzitiello a pubblicare nel 1978  il volumetto Le carcasse del buon Dio. La sua visione non violenta lo portava a pensare che la società umana fosse un sodalizio fondato sul mangiare non solo vegetali ma creature di carne capaci di amare e di soffrire al pari degli umani. Un Dio animato da Amore, Giustizia, Dolcezza, non poteva accettare la violenza degli umani che si fanno macellai e pescatori di creature che desiderano la libertà e la sopravvivenza. Di qui la necessità di costruire un Paradiso alternativo, sulla cui porta ci fosse il seguente cartiglio:” Nessuno, animale o vegetale che sia, vuol morire ammazzato”. La teoria trovò asilo in un volumetto edito sempre da Mazzanti nel 1979, Paradiso ateo. In quegli anni, in ossequio ai suoi principi, Vincenzo Rizzitiello cominciò a raccogliere cani randagi e a ricoverarli in un terreno recintato.

Ogni mattina girava per macellerie e salumerie e raccoglieva prodotti di scarto che portava al suo canile improvvisato. Dopo di che rientrava a casa e dava lezioni di pianoforte ai giovani iscritti. Un’esperienza complessa e dispendiosa della quale Rizzitiello ha raccontato nel romanzo ironico e surrealista Storia di Melfi,dove Melfi raffigura il mondo, una città ideale, in qualche modo simile alla Città del Sole di Campanella, un luogo dove lo scrittore anarchico, pacifista, ateo e non violento costruisce un mondo ideale, nel quale non si consumano carni,non esiste il servizio militare,si impartiscono lezioni per imparare a consumare e conservare prodotti vegetariani come “orecchiette fusilli calzoncelli strascinati  maccuarnare ravioli gnocchi e conserve varie”. Siamo ancora nel 1979, un anno fertilissimo per la sua fantasia e la sua verve rivoluzionaria.

L’esperienza del canile non ebbe vita lunghissima, occorrevano veterinari, strutture adeguate che separassero i cani e impedissero loro di azzannarsi e di uccidersi. Gli enti pubblici non gli vennero in aiuto e Vincenzo preferì dedicarsi all’insegnamento della musica, anche in ragione del fatto che la sua famiglia cresceva e aveva bisogno di un padre e di sostegno. Ma a fronte di tante lotte e di pochi assensi cresceva in lui l’amarezza e nel 1997, con immutata ironia “Vincenzo che di meglio finora non ha fatto”, come lui stesso scrive nella bandella del libro, diede alle stampe Amor di cimitero. Lo pubblicò a sue spese e lo distribuì gratuitamente. È un corposo libro di versi costruito sulla falsariga dell’Antologia di Spoon River di Lee Masters e de I Sepolcri di Foscolo. Vincenzo si aggira nel cimitero di casa e racconta le vite e le vicende di molti defunti, con partecipazione e commozione, per quella morte che simile agli umani non sa fare altro che usare violenza e divorare coloro a cui la natura ha elargito un soffio vitale, come dicono questi versi amari: “C’è un angelo a mani giunte … lui di marmo,ha un’espressione  rassegnata e serena, ma tu, Tecla, eri veramente ‘rassegnata e serena’ quel giorno?”

Rizzitiello si è spento a Melfi nel 2018

 

RIZZITIELLO Vincenzo (1940)

Composizioni per Pianoforte

Editore: Carrara anno di pubblicazione: 2006

Eventi e cultura https://www.lecronache.info/2018/11/16 melfi-ricorda-rizzitiello/Itura

MELFI RICORDA RIZZITIELLO

16 Novembre 2018  redazione RizzitielloSimonettateatro

Ad un anno dalla sua scomparsa la figlia Simonetta ha ricordato sul palcoscenico del teatro Ruggiero di Melfi la figura di Vincenzo Rizzitiello. Lo scrittore e musicista, riferimento culturale della città, è scomparso esattamente un anno fa a causa di un male incurabile. Per l’attrice Simonetta Rizzitiello è stata l’occasione per salire ancora sulle tavole di un palcoscenico, raccontare del padre ma soprattutto per parlare di ambiente in Basilicata.

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