PADULA MARIA

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PADULA MARIA

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Montemurro (PZ), 12 gennaio 1915 – Napoli, 10 dicembre del 1987

Pittrice e scrittrice.

Padula Maria, pittrice e scrittrice, nasce a Montemurro (PZ) il 12 gennaio del 1915. Di origini modeste, cresce nella famiglia benestante dei Padula che poi la adottano all’età di 18 anni. In questa casa la ragazzina ha presto modo di formarsi culturalmente, grazie alla ricca biblioteca di famiglia che comprende testi classici, giuridici e letterari dell’Ottocento europeo. Il padre adottivo Nicolino è avvocato, la moglie Rosina è donna colta, parla il francese, ama la musica, suona il pianoforte, dipinge e discente dalla nota famiglia Albini, il cui più insigne esponente Giacinto, guidò l’insurrezione lucana per l’annessione al Regno d’Italia. Maria si nutre di questi influssi. Inizia anche lei ad amare la musica e, soprattutto, la pittura. Ma non stacca mai lo sguardo e il cuore dalla famiglia d’origine. Divisa tra due mondi, quello degli stenti e sacrifici da una parte, e quello agiato della borghesia dall’altra, la ragazza inizia a maturare un’inquietudine interiore che, nel tempo, sedimenterà tanto da determinarne la personalità profonda, semplice, essenziale, con cui nutrirà le sue idee di amore universale e giustizia sociale. Si avvicina alla fede cattolica che approfondisce attraverso continui confronti con Raffaello Delle Nocche, Vescovo di Tricarico.

All’età di 16 anni visita il Museo Nazionale di Napoli. Le straordinarie opere d’arte la folgorano. Scopre la grandezza della pittura, per prima quella pompeiana. Due anni dopo si iscrive al Liceo Artistico, sempre di Napoli e, nel ’39, alla locale Accademia delle Belle Arti, sezione pittura. Al terzo anno, però, lascia. La voglia di esprimersi liberamente non si conciliano con gli schemi artistici unidirezionali del suo insegnante; perciò, si trasferisce all’Accademia di Firenze dove trova, stavolta, un clima didattico più rispettoso delle individualità degli allievi.

Terminati gli studi torna a Napoli dove consolida il rapporto con Giuseppe Antonello Leone (vedi scheda), compagno di corso di questa Accademia. Lui è di Pratola Serra (AV) ed è artista già affermato.  Si sposano nel ’43 e vanno ad abitare a Montemurro dove sperano in una maggiore tranquillità nel tormentato periodo della guerra. Le preoccupazioni, tuttavia, non frenano la sua voglia di dipingere. Realizza, fra gli altri, il ritratto di Leonardo Sinisgalli, suo compaesano e grande amico della coppia. Nel ’45, insieme al marito, è impegnata nella decorazione della settecentesca Chiesa Madre di Pietradefusi, in Campania. Maria dipinge “La nascita della Vergine”, una grande tela al cen­tro della volta che copre la navata principale, mentre Antonello le tele “L’Annunciazione” e “La Presentazione della Vergine al Tempio”. Due stili pittorici si confrontano in manifestazioni artistiche del tutto autonome, dove gli autori, nel rispetto reciproco, non interferiscono mai nell’operato dell’altro. L’anno dopo, il risultato di tale lavoro ottiene il plauso dalla nota storica dell’arte Eva Tea che scrive una recensione sulla rivista “Art Notes”. Le ottime valutazioni spingono Maria a continuare a dipingere. Il suo inconfondibile stile si focalizza su ciò che le sta intorno. Dichiara: “Dipingo i cieli azzurri, i volti dei contadini, le montagne, gli alberi, gli oggetti. Alcuni dicono che sono ferma perché non sono ancora stanca di dipingere gli ulivi, il cielo, le case, ma non è vero: perché queste cose io le scopro ogni volta e non cessano di stupirmi”.

Nel ’46 Antonello insegna a Potenza. Qui ha modo di conoscere artisti e intellettuali, tra cui, Rocco Scotellaro, Manlio Rossi Doria, Carlo Levi con i quali la coppia stringe rapporti di vera amicizia. Per Maria è l’occasione per rendere nota la sua arte.

Nel ’48 espone al “Salone della camera del Lavoro” di Potenza. La mostra, che è introdotta da Sinisgalli, riscuote successo di critica con acquisti da parte delle Istituzioni. Nel due anni successivi, i suoi dipinti sono in mostra alla IX Biennale Nazionale Calabrese di Reggio Calabria, alla “Mostra del San Giovannino a Firenze”, alla “Mostra Nazionale d’Arte” di Nocera Inferiore e al “Premio Nazionale Città di Melfi”, dove il suo quadro Piazza del mio paese riceve il primo premio. Le esposizioni fanno crescere la sua notorietà negli ambienti artistici con ottime recensioni da parte della critica.

Espone, poi, a Napoli. Nel ’51, una sua personale di pittura alla “Galleria La Tavolozza”.

L’anno successivo Antonello ottiene l’insegnamento a Salerno e la famiglia, che intanto si è ampliata di tre figli ed una figlia, si trasferisce a Vietri sul Mare. Di questo soggiorno racconterà: “Solidarizzai talmente con la gente del popolo, della quale avevo bisogno, del resto, che rimane una delle più belle esperienze della mia vita. Povera tra i poveri”. Il bellissimo borgo della costiera Amalfitana offre, per i suoi dipinti, nuove suggestioni, profondamente diverse da quelle offerte da Montemurro dove ritorna nei mesi estivi. A Vietri dipinge la grande tela del Cristo Re destinata alla Cattedrale di Tricarico (MT) e, allo stesso tempo, matura l’altra sua grande passione: la scrittura. Sostiene: “Scrivere come dipingere, registrando ricordi e sensazioni”. Lavora alla stesura del romanzo Il vento portava le voci che non è, per il momento, pubblicato.

Nel ’53 partecipa a Roma alla “Mostra d’Arte Mezzogiorno d’Italia” presso il Palazzo della Triennale.

Nel ‘55 Antonello va ad insegnare all’Istituto Magistrale Mazzini di Napoli e il ritorno nella città, centro culturale di rilievo, significa incontri con personalità di alta levatura artistico-intellettuale.

La carriera artistica di Maria ormai è solida. Ma lei è anche madre e, verso i suoi figli, la dedizione è totale. Con loro instaura un dialogo continuo trasferendo valori come il rispetto verso il prossimo che è alla base di una personalità sensibile e leale.

Tra il ’63 e il ’64 partecipa alla “Rassegna Lucana di Arte Figurativa” di Potenza, alla “Mostra Nazionale della Fidapa – Fiera d’ Oltremare” e alla rassegna di “Pittura e scultura contemporanea” di Napoli. Altre due personali sono allestite a Napoli, al circolo lucano “Giustino Fortunato”, e alla galleria “Brutium” di Reggio Calabria.

Nel 1965 espone a Firenze nella mostra “Cinque pittrici al Liceum” e, per invito, alla “Mostra Nazionale del Fiorino”.

Nel ‘66 i coniugi si trasferiscono nuovamente. Antonello Leone è promosso direttore dell’Istituto Statale d’Arte di Potenza. Il Ministero della Pubblica Istruzione lo sceglie per l’esperienza maturata in ambito artistico e didattico, e per aver partecipato alla riforma della scuola quale esperto per l’istruzione artistica dello stesso Ministero. Dell’Istituto potentino è, in pratica, il fondatore.

Gli anni ’60 annunciano profondi cambiamenti economici e sociali. Mutano stili di vita, opinioni ed orientamenti mentre la gente abbandona i centri rurali alla volta di città sempre più urbanizzate. I Leone, invece, fanno una scelta controcorrente, non vendono le proprietà terriere di Montemurro che raggiungono appena liberi dagli impegni.

Maria risente dei fermenti della nuova società che vuole più equa soprattutto nei confronti delle donne. Il riscatto femminile diventa per lei una missione culturale prima che politica. È animatrice di molte iniziative culturali, milita nelle ACLI.

Nel ‘67 partecipa alle mostre di Napoli, Roma, Nola. A Potenza vince il “Premio Basento” con Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica.

Nel 1970 è di nuovo nella Capitale per una personale allestita alla Galleria del Vantaggio di Roma a cui segue un ampio riscontro critico.

Dipinge, poi, per la Chiesa Madre di Spinoso (PZ) una tela che rappresenta la Madonna Assunta in cielo.

Questi sono anni che inaugurano una stagione nuova per lei. Ottiene, infatti, la cattedra di “Disegno dal vero” presso l’Istituto che il marito dirige. “Il disegno dal vero a mio avviso – spiega – è una delle discipline più atte a svegliare nell’uomo il senso dell’equilibrio e della consapevolezza, operando alla sua crescita spirituale ed intellettiva assai più che altre discipline, risolvibili anche solo con il semplice l’ausilio della memoria”.

Nell’insegnamento mette tutte le sue convinzioni. Lascia liberi gli studenti di esprimere proprie indoli e visioni, e loro amano questa insegnante che promuove lo sviluppo delle singole personalità lontano da stereotipi. Maria resta in questa scuola anche dopo il trasferimento del marito all’Istituto Statale d’Arte di Cascano di Sessa Aurunca (CE), dove diviene direttore nel 1971.

Nel frattempo è attiva nell’animare eventi artistico-culturali e sociali. In veste di delegata provinciale dell’Unione Nazionale Arte Spettacolo Popolare organizza mostre per promuovere giovani pittori lucani in varie località della Basilicata.

Nel ‘73 le mostre a cui partecipa hanno una diversa inclinazione. Sono espressioni dell’arte impegnata. Maria dipinge ancora i contadini, ma anche operai durante manifestazioni politiche.

Nello stesso anno esce il romanzo il Paese è paese d’inverno (Ed. La Torre, Potenza 1973). L’attaccamento e l’amore per la sua terra stanno dentro pagine intrise di sentimento. Ne racconta forme e colori e la vita che instancabilmente scorre. I quattro capitoli apparentemente a sé, sono invece legati allo stesso filo dell’esistenza, vissuta in un qualsiasi paese lucano della Valle dell’Agri. Sono storie di personaggi alle prese con la quotidianità che sa essere dura, specialmente per chi, privo o quasi di mezzi di sussistenza, si arrampica ad una vita che è continuamente in salita, alla ricerca di un qualche ristoro che non sempre arriva. Storie che si affiancano a quelle di gente ricca e benestante a cui non manca niente ma, non per questo, è pienamente felice. L’autrice restituisce un mondo passato che si sta timidamente affacciando alla modernità ma che ancora gravita intorno all’agricoltura da cui trae sostentamento.

Nel frattempo si sono avvicendati ulteriori trasferimenti. Il marito è direttore, prima dell’Istituto Statale d’Arte di San Leucio di Caserta e, poi, del 2° Istituto Statale d’Arte di Napoli. Maria si sposta, invece, al 1° Istituto d’Arte napoletano dove continua ad insegnare “Disegno dal vero”.

L’aver aderito al Partico Comunista Italiano accresce in lei l’impegno politico che esprime prendendo parte ai movimenti femministi e dipingendo soggetti a tema. Le successive mostre di Napoli, di Milano al Castello Sforzesco, di Genova hanno una chiara impronta storica, politica e sociale. Ammonisce: “Il più piccolo sintomo di violenza e di sopraffazione va estirpato, se non vogliamo più guerre: se davvero vogliamo una società civile nella quale ciascuno abbia il suo spazio, senza togliere nulla al suo vicino.  Non per nulla m’inventai a suo tempo un manifesto. Non c’è alcuna frattura tra arte e vita, arte e cultura, arte e politica: vogliamo fare chiarezza sulla funzione sociale dell’arte, prenderci lo spazio che ci spetta, ridare all’arte la sua funzione, che è quella di liberarci dai condizionamenti cui la società ci costringe, affinché la lotta per l’emancipazione sia finalizzata allo sviluppo della persona umana”.

Maria è tra le fondatrici del “Collettivo Giotto” e pro­muove iniziative d’arte per la città di Napoli e i suoi quar­tieri.

Nel ‘76 pubblica Il traguardo (Ed. Pellegrini), un romanzo in cui viene trattato il fenomeno del confinamento politico in epoca fascista. Anche nel suo paese arrivarono donne e uomini dissidenti. Sempre nel ‘76 è tra le fondatrici del movimento femminista “Nuova Identità”, che riunisce donne di varia formazione artistica.

Il decennio successivo si apre con la tragedia del sisma dell’Irpinia. I Leone, come consuetudine, tornano in estate a Montemurro nonostante la casa di paese è inagibile. Non lo è però quella di campagna che per Maria è il rifugio dove poter continuare a dipingere paesaggi, le radici della sua memoria. “Ritorno spesso al mio paese. Dire che amo quei posti non ha senso, direi piuttosto che sono connaturata ad essi. La Val d’Agri mi appartiene”.

Nel 1981, al Circolo della Stampa di Napoli, si svolge il convegno “La Lucania nei rac­conti di Maria Padula” introdotto dal giornalista lucano Mario Trufelli (vedi scheda). Nello stesso anno Maria dipinge a Morcone (BN) il Murale L’esodo; a Napoli partecipa alla mostra “XXXVIII anniversario delle Quattro Giornate di Napoli”, e, a Venezia, alla “Mostra Nazionale di Pittura” nell’ambito delle manifestazioni del Festival delle donne.

Nel 1986 escono i romanzi Il vento portava le voci. Storia di una ragazza lucana e L’uovo del cuculo (Ed. IGEI – Istituto Grafico Editoriale Italiano), che incontrano il successo del pubblico e della critica. I libri si aggiungono ai numerosi saggi critici e riflessioni politiche da lei scritte e pub­blicate, nel corso degli anni ‘70 e ’80, su quotidiani e riviste nazionali. Il suo pensiero è l’esito della naturale tendenza ad ascoltare sempre il prossimo, nel profondo dei sentimenti, e ad accoglierlo con un rispetto quasi religioso.

Altre mostre seguono fino al 1987 tra Napoli, Viareggio e la Basilicata.

Maria Padula scompare a Napoli il 10 dicembre del 1987. Riposa a Montemurro. L’anno dopo riceve in Campidoglio il premio postumo internazionale “Olympus” organizzato dal Corriere di Roma riservato a coloro che sono “pervenuti ad una collocazione di rilievo nella società contemporanea, costituendo un punto di riferimento per le arti, le lettere, le scienze”. La motivazione recita: “La commissione del Premio Internazionale Olympus è stata particolarmente lieta di poter onorare una grande artista scomparsa che si distinse come eccellente pittrice e scrittrice di grande rilievo. La Sua pittura venne definita macchiaiolismo lirico conforme alla nostra attualità ed ebbe come predominante l’essenzialità e la luce. I suoi scritti aprono una strada per il ritorno ad una lettura di grande respiro, sana e coinvolgente”.

Nel 1999 viene presentata a Matera, presso il Circolo Culturale La Scaletta, la monografia curata da Ugo Piscopo Maria Padula la donna la pittrice la scrittrice, promossa dal Consiglio Regionale di Basilicata.

Nel 2000 è allestita una mostra antologica al Centro Kalidarium di Latronico curata da Elena Pontiggia e da Claudio Spadoni che viene presentata, l’anno successivo, alla Galleria “Il Canovaccio, Studio del Canova” a Roma, con il sostegno dalla Presidenza del Consiglio Regionale di Basilicata. “Maria Padula 1915-1987” è, inoltre, il titolo dell’antologia sulla vita e sulle opere, curata da Elena Pontiggia e pubblicata dal Consiglio Regionale della Basilicata.

Altre mostre a lei dedicate vengono organizzate negli anni a venire. Sono le occasioni per far conoscere, anche alle generazioni nuove, la sua straordinaria persona, l’indole determinata e sensibile di una donna che ha voluto e saputo parlare a tutti, riconoscendo ad ognuno uguale dignità ed importanza. La sua grande umanità interiore ha rispecchiato quella esistente nella realtà che si presentava ai suoi occhi con le preziose differenze. Nasceva da qui il suo personale pensiero sul mondo che l’ha resa esponente di rilievo del Neorealismo italiano ammirato in chiese campane e lucane, su tele di iconografia cristiana o su quadri colorati nella variante pastello con cui delineava, quasi come un paradosso, le forme nette dai contorni sfumati. Nature morte, paesaggi, contadini, gli angoli della sua Montemurro che non ha mai abbandonato nonostante le seduzioni della modernità cittadina.  Ha inondato ogni elemento della chiara luce del mattino come se essi stessi ne fossero la fonte. “Pittura-luce” la definiva Antonello Leone. Ognuno di essi è accompagnato verso gli altri in una sorta di continuità che denota proprie dimensioni ed un generale equilibrio. Metafora della Natura in cui niente è uguale all’altro ma all’altro è strettamente connesso.

Anna Mollica

 

 

BIOGRAFIA

 

Maria Padula Il paese è paese d’inverno, La Torre Edizioni, Atella, 1973.

Maria Padula Il traguardo, Pellegrini Editore, Cosenza, 1976.

Maria Padula Il vento portava le voci. Storia di una ragazza lucana, Editore Istituto Grafico Editoriale Italiano, Napoli, 1986.

Maria Padula L’uovo del cuculo, Editore Istituto Grafico Editoriale Italiano, Napoli, 1986.

 

 

Link

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Padula

https://www.treccani.it/enciclopedia/maria-padula_%28Dizionario-Biografico%29/

https://nicolagiulianoleone.wordpress.com/2013/01/02/maria-padula-vita-e-regesto-degli-accadimanti/

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