CICCOTTI ETTORE ANTONIO ACHILLE ALBERTO

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CICCOTTI ETTORE ANTONIO ACHILLE ALBERTO

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Potenza, 23 marzo 1863 – Roma, 20 maggio 1939

Storico antichista, docente universitario, deputato e senatore del Regno d’Italia, socialista, esponente del Meridionalismo italiano.

Ciccotti Ettore Antonio Achille Alberto, storico, docente universitario e parlamentare, nasce a Potenza il 23 marzo del 1863. Il giovane cresce in una famiglia benestante. Il papà, Pasquale, è avvocato ed è sindaco della città mentre la mamma è Laura Addone, anche lei di origini facoltose. Il censo, tuttavia, non è l’unica cosa che accomuna i coniugi. Entrambi, infatti, provengono da casati che hanno contribuito ai cambiamenti storici dell’Italia poiché protagonisti dei primi moti risorgimentali. I loro ideali liberali, antiborboniche ed unitari hanno abitato i loro palazzi per poi trasferirsi nei discendenti. È quanto accade al figlio Ettore.

L’istruzione del giovane inizia su tali percorsi. Frequenta la scuola privata di Raffaele Riviello, un sacerdote di indole radicale e scrittore delle cronache potentine, quindi nel locale Regio Liceo Ginnasio “Salvator Rosa” (dal 1935, Liceo classico “Quinto Orazio Flacco”) ottenendo buoni voti e cimentandosi anche come attore nelle rappresentazioni teatrali organizzate dall’Istituto. Già a quell’età, il ragazzo mostra di avere idee chiare. Si appassiona agli eroi e ai miti dell’antichità, legge Giuseppe Mazzini e i testi risorgimentali, sente di nutrire una sorta di devozione verso coloro che hanno fatto la storia della nazione. Auspica che si mantenga vivo il ricordo delle loro gesta, dei loro insegnamenti, del loro spirito. Nel 1878 scrive “In morte di Vittorio Emanuele II primo re d’Italia. Parole dell’alunno liceale Ettore Ciccotti” (Ed. Gerardo Favatà), un testo con cui omaggia l’impegno del sovrano a favore dell’unità d’Italia. Il gesto ottiene il plauso della Casa Reale che invia al giovane autore sentiti ringraziamenti. Inoltre, redige un pensiero su Giuseppe Garibaldi e promuove la raccolta fondi per una lapide votiva in memora di Luigi La Vista, patriota venosino morto poco più che vent’enne nei moti antiborbonici del 1848.

Nel 1879 s’iscrive a Giurisprudenza presso l’Università “Federico II” di Napoli, rispettando così la tradizione di famiglia. Anche il fratello Ernesto è avvocato. In realtà avrebbe voluto frequentare la facoltà di Medicina, ma vi rinuncia per assecondare i progetti del padre che immagina per il lui una carriera universitaria o ai vertici dell’amministrazione pubblica, meglio garantita da tale indirizzo di studi.

Nel 1884, conseguita la laurea, torna a Potenza dove, insieme al fratello, esercita nello studio di famiglia. Si dedica con impegno e professionalità all’attività forense, anche se non è convinto di continuare su questa strada. Gli interessi per la storia, la letteratura, la poesia non sono mai venuti meno. Come quello per il classicismo e lo dimostra pubblicando, nel 1886, “La costituzione così detta di Licurgo. Saggio critico sull’evoluzione del diritto a Sparta” (Ed. Ernesto Anfossi Editore) e “La famiglia nel diritto attico. Studio” (Ed. Loescher), testi che fondono i suoi studi sulla storia e il sistema normativa della Grecia antica. Del resto, l’autore lucano vive in un periodo dove cresce l’attenzione per l’età ellenica, giustificata dai ritrovamenti archeologici che aggiungono dettagli importanti alla conoscenza di quella società.

Emblematico, in tal senso, è il risultato della campagna di scavo guidata dall’italiano Federico Halbherr che, due anni prima, aveva portato alla scoperta dell’iscrizione di Gortina nell’isola di Creta, ovvero un grande blocco di marmo con incise un complesso di norme elleniche del VI-V secolo a.C.

Sempre del 1886 è la pubblicazione intitolata “Introduzione alla storia generale del diritto” (Ed. Loescher) in cui si continua a dare spazio al connubio tra formazione accademica ed interesse personale.

Altri sentieri, dunque, si prospettano per il giovane avvocato, intenzionato a seguirli sulla spinta anche di incontri con personalità a lui affini per obiettivi, convinzioni, interessi. Nello corso degli anni ’80 conosce Giustino Fortunato (v. Scheda), conterraneo di Rionero in Vulture. Con lui ha molte cose in comune: la laurea in Legge, la scarsa inclinazione per l’avvocatura, la passione per la Storia, l’attenzione per le vicende amministrative e politiche della Lucania e, in generale, del Mezzogiorno che farà di loro eminenti esponenti del Meridionalismo italiano.

Avendo preso a declinare gli studi giuridici in altri ambiti, nel 1889, Ciccotti va a Roma per frequentare un tirocinio universitario, a seguito del quale, acquisisce la libera docenza in Antichità Classiche. Due anni dopo va a Milano per ricoprire la cattedra di professore straordinario di Storia Antica presso la Regia Accademia scientifico-letteraria. Nel 1892 inaugura il corso con la prolusione “Perché studiamo la storia antica?”, un quesito che, partendo dalle conoscenze giuridiche, economiche, sociali e sugli eventi del passato, allarga l’analisi alla contemporaneità tracciandone differenze ma, soprattutto, le sorprendenti similitudini. Il prologo non sfugge agli intellettuali del tempo, tra cui il deputato Ruggero Borghi che lo pubblica su «La Cultura», rivista da lui fondata e diretta dal 1881.

Quelli lombardi sono gli anni dell’inizio del suo tormentato percorso politico. Aderisce al socialismo di Filippo Turati impegnandosi in una militanza politica che sarà, per lui, causa di non pochi problemi. Scrive per “Critica Sociale», periodico milanese di ispirazione socialista fondato dallo stesso Turati sul quale, fino al 1893, si occupa di tematiche economiche, finanziarie e, cosa importante, di meridionalismo, riuscendo a trasferire, in questo modo, la discussione dei problemi del Sud nel luogo simbolo dell’industria e del mondo operaio.

Nel 1895 pubblica, a sue spese, i saggi “Il processo di Verre” dedicato ad uno dei casi giudiziali più illustri della storia di Roma. Una causa penale mossa dai siciliani, rappresentati da Cicerone, contro Gaio Verre propretore della Sicilia del I secolo a. C.  Quindi “Donne e politica negli ultimi anni della Repubblica romana”, dove l’autore, riprendendo l’attitudine alla comparazione, analizza il contesto femminile di quel tempo alla luce dei movimenti femministi a lui coevi.

La convinta adesione al socialismo non si limita alla, pur intensa, attività giornalistica, ma si esplica anche attraverso la propaganda politica, i comizi e le riunioni che tiene e, a cui partecipa, in diverse zone lombarde. Sono attività che spesso gli procurano problemi giudiziari presso il Tribunale di Milano, in quanto accusato di violazioni delle disposizioni di legge. È il caso dell’uscita, nel 1896, dell’opuscolo “La reazione cattolica” (Ed. Tipografia degli Operai), a seguito della quale, il Procuratore Generale del Re promuove azione penale contro Ciccotti per i contenuti della sua pubblicazione, ritenuti un po’ troppo critici nei confronti della Chiesa e della religione cattolica. Tali “disavventure” alimentano il sospetto che al professore lucano non fosse perdonato il suo essere socialista, dunque riformista, in un ambiente aristocratico e conservatore. L’ostracismo delle autorità continuerà negli anni a venire.

Nel 1897 insegna alla Facoltà di Lettere della Regia Università di Pavia dove gli viene affidato il corso di Storia Antica. La prolusione «La storia e l’indirizzo scientifico del secolo XIX» con cui inaugura l’insegnamento, ha chiari riferimenti etici. Qui il professore parla di speranza, di difesa e rivendicazione della vita, del dovere della carità, della pace. L’anno successivo, anche questa viene pubblicata sulla rivista “La Scienza sociale”.

Pure tale ambiente universitario, però, gli è avverso e, come se non bastasse, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione gli nega la promozione a ordinario, nonostante la sua fama di zelo nell’insegnamento e l’ammirazione da parte degli studenti. L’eclatante diniego solleva polemiche tra coloro che ravvisano, dietro la mancata nomina, il suo impegno socialista. E non è finita. Nello stesso anno Ciccotti viene allontanato dall’Accademia scientifico-letteraria e, nel 1898, perde anche la cattedra di Pavia poiché ritenuto coinvolto nei drammatici Moti di Milano, scatenati dai lavoratori in protesta per le condizioni di lavoro e il rincaro del pane. La manifestazione, a cui partecipano anche i socialisti, viene messa a tacere con la forza dalla polizia e l’esercito. Il professore lucano, allora, ripiega in Svizzera dove stringe amicizia con altri esuli, tra i quali l’eclettico ingegnere italo-francese Vilfredo Pareto con cui progetta la stesura di “Biblioteca della Storia Economica”, opera letteraria che vedrà la luce da lì a qualche anno.

Nel 1899 pubblica, invece, “Attraverso la Svizzera: note politiche e sociali” (Ed. Remo Sandron), un saggio su cui riporta l’esperienza vissuta in un paese che ammira per la bellezza dei luoghi e per la capacità di aver saputo creare un buon governo e un equilibrio perfetto tra le varianti che lo contraddistinguono. A partire dalle loro quattro lingue che non hanno impedito di formare una nazione, fino alla efficace organizzazione della società in tutti le sue declinazioni, istituzioni, politica, economia, modernità e tradizione. Pubblica, poi, il saggio “Il tramonto della schiavitù nel mondo antico” (Ed. Fratelli Bocca) prima di rientrare in Italia, in seguito all’amnistia ricevuta per i fatti milanesi dell’anno precedente.

L’esilio, comunque, non ha ridimensionato il suo entusiasmo politico. Anzi, rimesso piede a Milano, è ancora più motivato a continuare la propaganda socialista proprio in quella città che aveva soffocato le proteste dei lavoratori e che ora vuole riscattare con azioni civili.

Nel 1900 si presenta alle politiche e viene eletto deputato nel Collegio di Milano VI sedendo sui banchi dell’Estrema Sinistra contraddistinguendosi per cultura, linguaggio forbito, acume interpretativo, sarcasmo.

Il 1901 è un anno di grandi cambiamenti per l’avvocato lucano che vince il concorso all’Università di Messina, e stavolta, da professore ordinario della cattedra di Storia Antica. In questa città, dove avrebbe vissuto il terribile terremoto del 1908, vi resta per venticinque anni nonostante le sollecitazioni per un suo trasferimento sollevate dall’amico Giustino Fortunato al presidente del Consiglio Luzzati e, a distanza di anni, da Benedetto Croce in veste di Ministro della Pubblica Istruzione.

Sposa, poi, la lucana Ernestina D’Errico, originaria di una nobile famiglia di Palazzo San Gervasio, ma residente a Potenza. Ernestina è colta, è una letterata e, poiché conosce bene il francese e l’inglese, si afferma come traduttrice. A lei si deve, nel 1895, la traduzione del romanzo “La Terra Promessa” di Williams Morris per le Edizioni Max Kantorowicz, e la prima traduzione in italiano del saggio The French Revolution (La Rivoluzione francese) di Thomas Carlyle, edito in tre volumi da Luigi Mongini tra il 1906-1908. Viste le sue competenze, collabora a pieno titolo nell’attività letteraria del marito, occupandosi di sociologia, della condizione femminile e prosegue nelle traduzioni delle opere di Karl Marx, Friedrich Engels e Ferdinand Lasalle. Sempre come traduttrice, lavorerà al progetto editoriale “Biblioteca di Storia Economica”.

Sempre nel 1901 esce il libro “La guerra e la pace nel mondo antico” (Ed. Bocca) e, nel 1903, come anticipato, la “Biblioteca di Storia Economica” (Ed. Società Editrice Libraria), la monumentale opera in sei volumi diretta da Vilfredo Pareto. Qui, oltre gli scritti dello stesso direttore e di Ciccotti, troviamo contributi di eminenti studiosi esteri relativi al sistema produttivo, monetario, tributario, commerciale, a partire dai popoli antichi. L’opera viene pubblicata fino al 1929.

La vita condotta lontano non ha mai sciolto il nodo con la sua città d’origine. Ancora nel 1901, fonda a Potenza il giornale «La Squilla Lucana», organo della Federazione Socialista di Basilicata, diretto dal nipote nonché cofondatore, Raffaello Pignatari. D’altronde è ampia l’esperienza maturata in ambito pubblicistico con collaborazioni in testate importanti, che innoveranno «Il Messaggero», «La Sera», «Rivista d’Italia» e «La Voce».

L’attenzione ai suoi luoghi è sempre stata una costante delle battaglie di Ciccotti, abbiamo visto, anche durante la residenza in terra lombarda. Nel tempo ha avuto modo di manifestare tutte le sue rimostranze circa gli interventi governativi nel Mezzogiorno che erano, praticamente, mancati all’indomani dell’unificazione nazionale. Sistemi agricoli arretrati, scarsezza di risorse, disuguaglianze sociali, analfabetismo, sono le problematiche che hanno portato alle «due Italie» e che denuncia con ancora più vigore nella platea del Parlamento. Nell’aprile del 1902 propone, difatti, un’interpellanza parlamentare sulle condizioni della Basilicata e, in via estensiva, sull’intero Mezzogiorno. Il fine è quello di rendere la questione meridionale, finalmente, problema di Stato. L’iniziativa ha i suoi positivi risvolti. Lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Zanardelli, si mostra interessato al problema al punto che, in settembre visita la Basilicata per constatare dal vivo quanto in Aula affermato. La conseguenza di quel viaggio è la legge speciale del 1904 per la Basilicata, provvedimento che mette a punto misure straordinarie per il rilancio e lo sviluppo di questa terra.

Nel frattempo, l’impegno istituzionale non ha fermato l’attività bibliografica. Nel 1903 Ciccotti pubblica il libro “Psicologia del movimento socialista: note ed osservazioni” (Ed. Laterza) in cui l’autore, ricorrendo come sua abitudine alla comparazione, delinea le forme espressive del socialismo intravedendo una ritualità tipica della religione laica.

Nel 1904 ribadisce il suo punto sul Sud in “Sulla questione meridionale: scritti e discorsi” (Ed. Casa Editrice Moderna). “Nel Mezzogiorno si è verificato qua un arresto, là un processo regressivo, dovute a cause molteplici, che qui si riferiscono alle vicende dell’economia universale, là ad una azione di governo, ora errata, ora perturbatrice. E l’una cosa e l’altra si sono, per vario fenomeno di interferenza, complicate e aggravate reciprocamente, creando un più permanente disordine economico, sociale e morale”. L’autore parla così in un passaggio dell’introduzione al testo in cui non mancano critiche verso provvedimenti governativi assenti e verso anche i suoi stessi territori, colpevoli di apatia e scarso impegno. Note dolenti a cui affianca, di contro, suggerimenti per affrontare, in maniera mirata, gli eterogenei problemi dei differenti luoghi che costituiscono la macroarea del Sud.

“Condizione indispensabile per un rilevarsi del Mezzogiorno – continua – è uno Stato, che in cima a suoi scopi ponga la rigenerazione del paese, che non lo depauperi, che si renda organo di cultura e di sviluppo civile, in ogni senso; esercitando una azione essenzialmente integratrice di ogni attività sociale, come propulsore, guida e centro di tutte quelle iniziative e quei progressi, che non possono ottenersi se non con gli sforzi e le energie accomunati di tutto un popolo”.

Nelle consultazioni elettorali successive, non è rieletto. Ma nuovi cambiamenti attendono il professore lucano il cui rapporto con il Partito Socialista non è più lo stesso. Diverse crepe si sono aperte tra lui e la forza politica alla quale ha aderito sin dalla sua fondazione, dovute a diatribe interne che lo hanno allontanato dai problemi concreti della gente. Nel 1905 lascia, quindi, il partito e milita come socialista indipendente restando legato al movimento e ai valori che sostiene: difesa della libertà e dei diritti delle persone. Per lui nessun privilegio è ammesso, nessun interesse di parte o tornaconto. Alcuni provano a convincerlo a ritornare su suoi passi. Ma è irremovibile. E lo sarà anche sulla mancata accettazione di dirigere il giornale l’ «Avanti», proposta a lui avanzata nel 1912. La direzione viene poi affidata a Benito Mussolini.

Intanto guarda con interesse Napoli, città dove il fermento socialista è già presente grazie a giovani motivati e al giornale “La Propaganda” fondato nel 1899. Ed è infatti Napoli il collegio elettorale che preferisce nelle elezioni del 1909 quando diventa nuovamente deputato, eletto stavolta, anche in quello di Milano.

La vittoria elettorale lo motiva a fare di più per il popolo attraverso azioni educative e di solidarietà atte a creare una coscienza civile ed nuova mentalità fra la gente. Subito costituisce i “Segretariati del Popolo” che si rivelano utili nel fornire risposte adeguate alle difficoltà e ai bisogni della gente.

Dal 1910 e fino al 1922 è membro del Consiglio direttivo della Biblioteca provinciale di Potenza, un ruolo che gli deriva dal diretto impegno nella costituzione della biblioteca, sia dal punto di vista normativo (il primo regolamento era stato approvato, su sua proposta, nel 1903), che sostanziale in quanto contribuisce ad incrementarne il patrimonio bibliografico e il personale. La biblioteca presto è assiduamente frequentata da un pubblico vario, composto in prevalenza da studenti e docenti, ma anche da donne.

Nel 1913 è rieletto deputato nelle prime elezioni a suffragio universale maschile. Detiene il mandato per tutta la legislatura, continuando a stare lontano dal Partito Socialista.

Nel 1919 pubblica il libro “Esperimenti di socialismo” (Ed. Mondadori) e termina il mandato parlamentare.

Nei primi anni Venti l’attività letteraria di Ciccotti torna alle origini pubblicando, nel ‘21 il libro “Lineamenti dell’evoluzione tributaria nel mondo antico” (E. Società Editrice Libraria) e, nel ’22, il libro “Storia greca” (Casa Editrice Vallecchi).

Deluso dai governi ritenuti incapaci di difendere libertà e diritti, nell’auspicio di vedere uno Stato forte che ripristini autorità difronte alla dissoluzione dei partiti, fa un errore di valutazione scegliendo di aderire a chi, in quel momento, rappresenta il “nuovo” contro un “vecchio” autoreferenziale. Appoggia il Fascismo ma presto se ne pente, avendo constatato nel suo agire, mali ben più gravi, elusivi di ogni forma di diritti civili, del pluralismo delle idee e della libera cultura. Davanti all’evidente degenerazione fascista, ne prende immediatamente le distanze.

E lo dice negli scritti “Cronache quadriennali di politica italiana ed estera 1919-1923”, opera in due volumi (Ed. Società Editrice Unitas). Siamo nel 1924, anno in cui pubblica anche “Disegno storico del Medio Evo” (Casa Editrice Principato).

Sempre nel 1924 re Vittorio Emanuele III lo nomina senatore del Regno d’Italia. Una benemerenza per il professore lucano che accetta la carica, tenuta per tutta la vita, precisando pubblicamente e per iscritto le sue ferme intenzioni di restare fedele alle idee politiche e agli ideali liberali per il quale si è sempre battuto. E benché la nomina fosse stata proposta da Mussolini, mai si sarebbe piegato al Fascismo che, anzi, avrebbe osteggiato sempre. Tale ferma posizione è ribadita nel libro del 1925 “Il fascismo e le sue fasi: anarchia, dittatura, deviazioni” (Società Editrice Unitas).

Nel 1926 Ciccotti viene, finalmente, trasferito a Roma alla Facoltà di Lettere presso l’Istituto superiore di Magistero dove insegna Letteratura latina. Il trasferimento è d’ufficio poiché conseguente alla soppressione della Facoltà di Lettere di Messina.

Nello stesso anno esce il suo libro “Epitome storica dell’antichità” (Casa Editrice Principato).

Nel 1929 pubblica “Confronti storici” (Società Editrice Dante Alighieri) e, nel 1931, “Valore e utilizzazione di dati statistici del mondo antico con particolare riguardo alla popolazione dell’antica Roma”.

Nel 1935 presenta il primo volume di “La civiltà del mondo antico” (Ed. Istituto delle Edizioni Accademiche).

Nel 1938 scrive “Il profilo di Augusto” (Ed. Einaudi), un saggio nel quale analizza, ormai da uomo maturo ed espertissimo di antichità, il dominio dell’Impero Romano, senza avanzare giudizi ma, semplicemente, tracciando la cronaca degli eventi e le loro conseguenze.

Ettore Ciccotti muore a Roma il 20 maggio del 1939. I funerali celebrati a Potenza, tra l’altro non consentiti, si svolgono sottotono a causa del clima repressivo che dissuade i più a parteciparvi.  Nessuno spende parole per lui, solo «L’Osservatore Romano», la «Nuova Rivista Storica» e il Memorandum dell’Archivio Storico per la Calabria e la Lucania scrivono un necrologio. Postumo esce il suo ultimo scritto “Le origini di Orazio”, esattamente nel 1943, anno della disfatta del Fascismo. Il professore lucano lo aveva redatto nel 1939, un mese prima della sua scomparsa, e viene pubblicato sul periodico «Nuova rivista storica» dal fondatore Corrado Barbagallo, suo amico e collega. L’elaborato ribadisce la distanza tra lui e il regime, la netta contrarietà verso un sistema di cui ha disapprovato tutto, comprese le leggi razziali. In questo breve saggio, il senatore ipotizza le origini ebraiche del poeta Orazio, nato da padre liberto a Venosa, cittadina lucana plaudita dallo studioso. Della colonia fondata dai Romani sul finire del III secolo a. C., evidenzia la particolarità “di avere nel corso dei secoli dato i natali ad uomini saliti meritatamente in fama”, grazie – spiega – alla “composizione e natura della popolazione, la quale appare essere precipuamente mista nel corso dei secoli”, inclusiva di una ricca, colta comunità ebraica.

In queste poche pagine c’è tutto se stesso, gli studi di fama internazionale, l’amore per la sua terra, le convinzioni e i principi fondativi del rispetto della multiculturalità che genera ingegni, del richiamo al pensiero critico e alla conoscenza, del rispetto per ogni persona. È sempre stato dell’idea che: “non vi è progresso possibile nel campo politico, nel campo economico, nel campo morale, altro che suscitando una coscienza nella grande massa popolare, elevandone le attitudini, sviluppandone la cultura, tutte cose inevitabilmente connesse”.

Anna Mollica

 

 

BIBLIOGRAFIA

ETTORE CICCOTTI In morte di Vittorio Emanuele II primo re d’Italia. Parole dell’alunno liceale Ettore Ciccotti, tipografia Gerardo Favatà, Potenza, 1878

ETTORE CICCOTTI La costituzione così detta di Licurgo. Saggio critico sull’evoluzione del diritto a Sparta, Ernesto Anfossi Editore, Napoli, 1886

ETTORE CICCOTTI Introduzione alla storia generale del diritto, Loescher Editore, Torino, 1886

ETTORE CICCOTTI La famiglia nel diritto attico. Studio, Loescher Editore, Torino, 1886

ETTORE CICCOTTI Donne e politica negli ultimi anni della repubblica romana, volume edito a cura dell’autore, Milano, 1895

ETTORE CICCOTTI Il processo di Verre, un capitolo di storia romana, volume edito a cura dell’autore, 1895

ETTORE CICCOTTI La reazione cattolica, Tipografia degli Operai, Milano, 1896

ETTORE CICCOTTI Attraverso la Svizzera: note politiche e sociali, Edizioni Remo Sandron, Palermo, 1899

ETTORE CICCOTTI Il tramonto della schiavitù nel mondo antico, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1899

ETTORE CICCOTTI La guerra e la pace nel mondo antico, Bocca Editori, Torino, 1901

ETTORE CICCOTTI Biblioteca di Storia Economica, voll. I-VI, Società Editrice Libraria, Milano, 1903-1929

ETTORE CICCOTTI Psicologia del movimento socialista: note ed osservazioni, Editori Laterza, Bari, 1903

ETTORE CICCOTTI Sulla questione meridionale: scritti e discorsi, Casa Editrice Moderna, Milano, 1904

ETTORE CICCOTTI Esperimenti di socialismo, Mondadori Editore, Roma, 1919

ETTORE CICCOTTI Lineamenti dell’evoluzione tributaria nel mondo antico, Società Editrice Libraria, Milano, 1921

ETTORE CICCOTTI Storia greca, Casa Editrice Vallecchi, Firenze, 1922

ETTORE CICCOTTI Cronache quadriennali di politica italiana ed estera 1919-1923, vol. I e II, Società Editrice Unitas, Milano, 1924

ETTORE CICCOTTI Disegno storico del Medio Evo, Casa Editrice Principato, Messina-Roma, 1924

ETTORE CICCOTTI Il fascismo e le sue fasi: anarchia, dittatura, deviazioni, Società Editrice Unitas, Milano, 1925

ETTORE CICCOTTI Epitome storica dell’antichità, Casa Editrice Principato, Messina, 1926

ETTORE CICCOTTI Confronti storici, Società Editrice Dante Alighieri, Milano, 1929

ETTORE CICCOTTI Valore e utilizzazione di dati statistici del mondo antico con particolare riguardo alla popolazione dell’antica Roma, Roma, 1931

ETTORE CICCOTTI La civiltà del mondo antico, Volume 1, Istituto delle Edizioni Accademiche, Udine, 1935

ETTORE CICCOTTI Profilo di Augusto, Einaudi Editore, Torino, 1938

ETTORE CICCOTTI Le origini di Orazio su Nuova rivista storica, Milano – Roma, 1943

 

 

Link

https://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Ciccotti

https://www.treccani.it/enciclopedia/ettore-ciccotti_%28Dizionario-Biografico%29/

https://www.movio.beniculturali.it/uniroma1/livesandlibraries/it/biblioteca-provinciale-potenza

https://www.consiglio.basilicata.it/consiglio-api//file/1092/219552

https://it.wikipedia.org/wiki/Ernestina_d%27Errico_Ciccotti

https://consiglio.basilicata.it/archivio-news/files/docs/10/15/34/DOCUMENT_FILE_101534.pdf

https://consiglio.basilicata.it/archivio-news/files/docs/10/41/48/DOCUMENT_FILE_104148.pdf

https://www.movio.beniculturali.it/uniroma1/livesandlibraries/it/155/le-testimonianze/show/3/661

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