GUERRIERI GERARDO

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GUERRIERI GERARDO

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Matera, 4 febbraio 1920 – Roma, 24 aprile 1986

Regista, drammaturgo sceneggiatore, traduttore, critico teatrale e saggista.

Gerardo Guerrieri nasce a Matera il 4 febbraio 1920. Il padre, Michele, è medico ed è originario di Grottole, un paese del materano, la madre è Margherita Cristalli. A quattro anni si trasferisce con la famiglia a Oreno di Vimercate (MI). Frequenta le scuole elementari e le secondarie nel collegio arcivescovile “Tommaseo”, poi il ginnasio al “Berchet” di Milano. Nel ‘32 la famiglia va a vivere a Roma dove Gerardo frequenta il liceo classico “Umberto I” e, nel’37, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. Qui scopre che lo studio non è il suo esclusivo interesse. A “La Sapienza” esiste dal ‘35 il Teatro Ateneo istituito con finalità di ricerca e promozione della cultura e dello spettacolo. È una novità assoluta in quanto non c’è in nessun’altra università italiana. È gestito dai GUP, Gruppi Universitari Fascisti. Gerardo si avvicina a questa realtà al pari di altri coetanei, tra di loro vi è Giulietta Masina e Anna Proclemer.

In quegli anni, il regista e critico cinematografico Anton Giulio Bragaglia, è in cerca di attori per il suo “Teatro delle arti”. Lo sguardo sull’Università lo porta a scoprire giovani talentosi, tra i quali, Gerardo Guerrieri, di cui apprezza le qualità di regista affermato, seppure poco più che ventenne. Per i compagni della sua generazione è un punto di riferimento. Da questo momento inizia l’ascesa della sua carriera artistico-teatrale. Inizia a “vivere” il teatro.

Come attività collaterali, Guerrieri sceglie di occuparsi di critica teatrale. Inizia collaborando con il settimanale Roma Fascista. Il suo primo articolo è dell’8 marzo 1939, si intitola “Superiorità del teatro”. Il successivo 6 luglio scrive “Quasimodo di fronte all’ermetismo” ottenendo gli elogi dallo stesso poeta. Scopre che il giornalismo è l’altra sua passione, mai l’abbandonerà, Scriverà per altre testate, il Giorno, l’Unità, la Repubblica, cosa che gli consentirà di intervistare i maggiori autori ed interpreti del teatro e del cinema italiano ed internazionale, con alcuni dei quali collaborerà e stringerà sincere amicizie.

Debutta come regista il 29 febbraio 1940 quando mette in scena, al Teatro dell’Università di Roma, Felice viaggio tratto dal romanzo dello scrittore statunitense Thornton Wilder. Nel cast c’è Giulietta Masina. La rappresentazione dimostra la sua attenzione per la ricerca e l’indagine storica, grazie alla quale viene a conoscenza di testi sconosciuti o poco noti da portare sul palcoscenico. Con lui si ha, di fatto, la rottura con i vecchi schemi a favore di vedute più ampie, dirette soprattutto alla letteratura oltreoceano, a suo avviso, maggiormente legata alla realtà. Inizia, così, il suo teatro sperimentale.

Tra il ‘41 e il ‘45 Guerrieri porta in scena drammaturghi e scrittori italiani ed esteri: Tempesta e assalto del russo-tedesco Friedrich Maximilian Klinger; Frana allo scalo Nord di Ugo Betti; La donna di nessuno di Cesare Vico Lodovici. Da sottolineare, nel ’43, la rappresentazione de I due fratelli rivali del filosofo, commediografo e scienziato cinquecentesco Giovanni Battista Della Porta. Il Secondo Conflitto Mondiale e il Fascismo sono all’epilogo. Questo significa l’inizio di una nuova fase per la società, in cui tutto va ripensato secondo un diverso pensiero che, in nome della totale discontinuità con il recente passato, contro cui Guerrieri aveva già preso le distanze, segna il nuovo corso per il Paese. Il cambiamento di rotta deve essere ovviamente culturale, aperto cioè al clima di libertà, ampiamente soffocato dal regime dittatoriale, che ora si torna a respirare, andando ad alimentare le energie nuove, utili alla rinascita dell’Italia. Il teatro e il cinema sono le manifestazioni più immediate di tale tendenza. Ne è consapevole Gerardo Guerrieri che, insieme ad altri eminenti drammaturghi, sceneggiatori, registi, firma il “Manifesto per un teatro del popolo” con cui si afferma la funzione educativa del palcoscenico rivolta, da adesso in poi, a larghi strati della popolazione.

Nel frattempo diventa collaboratore regista al “Teatro delle Arti” di Anton Giulio Bragaglia.

Il suo sguardo sul mondo è onnipresente. Dotato di buona padronanza dell’inglese e del russo, ne approfondisce le rispettive culture, traducendo e adattando importanti testi: Shakespeare, Anton Cechov, Arthur Miller, Tennessee Williams, Ibsen, tutt’oggi studiati e messi in scena. Nel ‘44 pubblica Meyerhold e il teatro russo (Ed. F.lli Bocca) sull’attore e regista Vsevolod Meyerhold e, l’anno successivo, scrive l’introduzione a Palcoscenico di Broadway (O.E.T. Edizioni del Secolo) antologia di opere teatrali americane.

Ormai è un saggista, traduttore e storico del teatro. Sulla scia della sperimentazione, suggerisce inediti rapporti tra la letteratura e il mondo delle scene, mentre continua a redigere articoli di critica letteraria su periodici di settore, Scenario, Il drammaSipario, e cinematografici come Cinema NuovoL’Arena. Quindi con i settimanali La Voce Operaia e Cosmopolita, mentre dal ‘45 al ‘50 con la redazione romana del quotidiano L’Unità che ospita anche suoi racconti.

Nel ‘45 avviene l’incontro decisivo per la sua carriera cinematografica. Conosce il regista Luchino Visconti e tra i due inizia un’intensa collaborazione. L’anno successivo è vicedirettore e regista della “Compagnia italiana di Prosa” da lui diretta e, grazie al ruolo di drammaturgo che gli affida, scrive i testi, consiglia il repertorio e gli interpreti. Nel ’46 l’incontro fortunato con un altro Grande del cinema, Vittorio De Sica, lo proietta definitivamente nell’Olimpo del grande schermo. Guerrieri lavora, infatti, come sceneggiatore e aiuto regista del film “Sciuscià” e, due anni dopo, è coautore della sceneggiatura di “Ladri di biciclette”, entrambi diretti da De Sica. I due film, considerati capolavori del Neorealismo italiano, vincono l’Oscar per il miglior film straniero.

Intanto prosegue la sua attività di regista teatrale con Vita col padre, degli scrittori e drammaturghi Howard Lindsay e Russell Crouse, che va in scena, la prima volta nel ’47, al Teatro Eliseo di Roma.  Nel ‘48 fonda insieme a Antonioni, Blasetti, Camerini, De Sica, Germi, Lattuada, Pietrangeli, Rossellini, Trombadori, Visconti, Zavattini, il Circolo Romano del Cinema, associazione che raggruppa tutti i circoli dei cinema italiani.

L’anno successivo vince il Nastro d’argento per Ladri di biciclette, migliore sceneggiatura insieme a Cesare Zavattini, Vittorio De Sica, Suso Cecchi D’Amico, Oreste Biancoli, Adolfo Franci.

Negli anni ’50 è ancora la versatilità del regista lucano a caratterizzare il suo lavoro. Si dedica alla regia dell’Opera dirigendo, tra gli altri, un’esordiente Maria Callas in un “Turco in Italia” di Gioacchino Rossini. La “prima” va in scena nel 1950 al Teatro Eliseo di Roma.

Sempre nel ‘50 entra a far parte del comitato di redazione della rivista bimestrale Cultura e realtà. Con lui ci sono alcuni dei maggiori intellettuali italiani: Cesare Pavese, Augusto Del Noce, Fedele D’Amico e Nino Novaccio, mentre tra i collaboratori esterni, Italo Calvino e Natalia Ginzburg.

Contemporaneamente collabora al Terzo Programma radiofonico e televisivo della RAI come autore di radiodrammi e trasmissioni sul teatro, la storia del teatro, la letteratura. Il suo primo programma s’intitola “Novantaquattro anni fra i selvaggi”, biografia di George Bernard Shaw, scrittore e drammaturgo irlandese, Premio Nobel per la letteratura nel 1925. Dopo questo primo esperimento, ne scriverà una settantina.

Ancora negli anni Cinquanta, Guerrieri coltiva l’amicizia e la collaborazione con Rocco Scotellaro e Carlo Levi, con i quali, assieme alla pittrice ed intellettuale Linuccia Saba, firma la sceneggiatura de I fuochi di San Pancrazio, film che, però, non viene realizzato. E poiché Rocco Scotellaro è stimato da Luchino Visconti, è Guerrieri che glielo presenta, suggerendo, per il nome del protagonista del suo film Rocco e i suoi fratelli, proprio Rocco, in onore del poeta lucano, nel frattempo, prematuramente scomparso. L’opera, anch’essa un capolavoro, è nelle sale nel 1960. Testimone della forte amicizia fra i due intellettuali lucani è Carlo Levi. Nel ‘61 ritrae Guerrieri tra le figure che attorniano Scotellaro nel telero “Lucania 61”, conservato a Matera nel Palazzo Lanfranchi. La grande tela, che il medico torinese dipinge per descrivere la regione Basilicata e per onorare l’amico tricaricese, viene commissionata dal Comitato per le Celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia. L’opera rappresenta la Lucania alla mostra “Italia 61” inaugurata a Torino.

Nel ‘51, dal 1° settembre al 14 ottobre, cura la mostra e il catalogo de Il secolo dell’invenzione teatrale: mostra di scenografie e costumi del Seicento italiano in esposizione al Palazzo ai Giardini di Venezia.

Ed ancora, si dedica intensamente alle traduzioni ed adattamenti per la scena di rinomati scrittori e drammaturghi, in particolare: Anton Čechov, Arthur Miller, Tennessee Williams, August Strindberg, Eugene Gladstone  O’Neill, William Saroyan e William Shakespeare. Di quest’ultimo va segnalato l’Amleto di cui Guerrieri realizza due versioni nel ‘63, entrambe con protagonista Giorgio Albertazzi. Una prima versione del testo viene messa in scena dal regista Frank Hauser al Teatro Romano di Verona, la seconda, con la regia di Franco Zeffirelli, e con Anna Proclemer, debutta a Roma al Teatro Eliseo. Lo spettacolo va in tournée in Europa e, nel ‘64, è in scena al Teatro Old Vic di Londra, in italiano nella versione di Guerrieri.

Collabora, inoltre, con l’Enciclopedia dello Spettacolo, primo e originale catalogo, a livello europeo, sulle conoscenze in ambito di teatro, musica, cinema e danza. Nel ‘52 fonda e dirige, insieme a Paolo Grassi, la Collezione di teatro, collana editoriale della Einaudi Editore, dove accanto a proposte di novità e di classici, vi sono traduzioni di gran parte della drammaturgia straniera. Resta direttore della collana fino al 1965.

Nel ’53 sposa Anne d’Arbeloff figlia di un principe russo della Georgia. Insieme a lei fonda nel ‘57 a Roma l’Associazione Teatro Club, centro internazionale di cultura teatrale, con cui contribuisce a far conoscere al pubblico italiano autori, interpreti e realtà teatrali estere, altrimenti sconosciute. Grazie all’Associazione in Italia giungono Charles Aznavour, Charles Brassens, Serge Gainsbourg, Juliette Gréco, la compagnia Moisseiev, il Living Theatre, l’Actor Studio’s di New York, Joan Baez, Pete Seeger, Roland Petit, Paul Taylor, Jean Babilée, solo per citarne alcuni,  Fra i soci fondatori e promotori del Teatro Club vi sono Michelangelo Antonioni, Carlo Levi, Alberto Moravia, Federico Fellini, Ennio Flaiano, Cesare Zavattini, Vittorio Gassman, divenuto suo grande amico. Il Teatro Club nel ’69 cambia nome in Premio Roma. Resta attivo fino al 1984.

Oltre ai film, collabora alla realizzazione di documentari.

Nel ‘58 organizza una serata per omaggiare l’attrice Eleonora Duse in occasione del centenario della nascita. A “la divina”, come venne definita, Guerrieri dedica tre importanti mostre (nel ‘69, ‘74, ‘85) e il libro Eleonora Duse. Nove saggi, (Ed. Bulzoni) del 1993, frutto di ricerche documentarie in tutto il mondo durate oltre trent’anni.

Nel ’62 scrive Il buon soldato Svejk. Opera in tre atti (dal romanzo omonimo di J. Hasek), (Ed. Casa Ricordi), musica di G. Turchi.

Tra il 1980- 82, il regista lucano è consulente per la drammaturgia al Teatro di Genova, chiamato dallo storico direttore Ivo Chiesa.

Gerardo Guerrieri muore a Roma il 24 aprile del 1986. Riposa a Grottole insieme ai suoi genitori. Importanti Archivi e Centri di documentazione sono nati per far conoscere e studiare i suoi lavori pubblicati o ancora inediti. C’è l’Archivio Guerrieri presso La Sapienza di Roma, l’Archivio e il Fondo del Teatro Club alla Biblioteca Baldini di Roma, il Fondo Gerardo Guerrieri presso la Biblioteca Teatrale della SIAE a Roma, Grottole poi gli ha intitolato un centro culturale e il Comune di Matera il cineteatro. “Omaggio a Gerardo Guerrieri. Riscoperta di un grande intellettuale del teatro del Novecento” e “Gerardo Guerrieri: un palcoscenico pieno di sogni” sono le pubblicazioni biografiche che Selene Guerrieri ha dedicato al padre. Entrambe sono uscite nel 2016 per le Edizioni Magister. “Guerrieri”, invece, è il titolo del docufilm del regista Fabio Segatori trasmesso da Rai 3.

Il regista materano appartiene a quella schiera di intellettuali illuminati della seconda metà del Novecento che, sulla spinta di un’innata passione e di un perspicace intuito, provarono riuscendoci, a ricalcare con passi diversi i solchi culturali già segnati e, nel contempo, a tracciarne di nuovi. Egli, infatti, non solo ha seguito la trasformazione ma, per certi versi, la precorse in virtù della vena di innovazione che ha contraddistinto il suo agire professionale. Una logica che lo ha spinto a divulgare in Italia il metodo Stanislavskij e il metodo Mejerchol’d, registi russi, ideatori di nuovi metodi della recitazione. Di indole riservata, poco propensa a mettersi in mostra, Guerrieri ha rappresentato la sintesi di più culture credendo nel valore delle differenze in quanto elemento che arricchisce, non divide. Ha alimentato quel clima cosmopolita che ha caratterizzato anche la sua vita privata e in cui sono cresciute le figlie, Selene e Indira. La sua casa è stata frequentata, infatti, da grandi artisti internazionali.

Matera è sempre rimasta nel suo cuore benché non vi abbia vissuto stabilmente. Un legame con la terra d’origine mai spezzato e che può annoverare con orgoglio un altro suo talento, impossibile da dimenticare.

Anna Mollica

 

 

BIBLIOGRAFIA

Gerardo Guerrieri Meyerhold e il teatro russo, F.lli Bocca Editore, Roma, 1944

Gerardo Guerrieri Il buon soldato Svejk. Opera in tre atti (dal romanzo omonimo di J. Hasek), Editore Casa Ricordi, 1962

Gerardo Guerrieri Eleonora Duse. Nove saggi, Bulzoni Editore, 1993

 

Link

https://it.wikipedia.org/wiki/Gerardo_Guerrieri

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