RIVIELLO VITO

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RIVIELLO VITO

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Potenza, 1° settembre 1933 – Roma, il 18 giugno 2009

Poeta, scrittore ed editore; singolare e geniale autore, insofferente a regole ed orientamenti, che ha sfidato la monumentalità della cultura ufficiale con la comicità, l’ironia, le “uscite” spiazzanti; ha raggiunto la notorietà internazionale con le sue opere tradotte in tante lingue, tra cui francese, inglese, ceco, tedesco ed islandese.

Vito Riviello, poeta, nasce a Potenza, il 1° settembre 1933. Intraprende gli studi classici al liceo “Quinto Orazio Flacco” della sua città per proseguirli da autodidatta leggendo libri di argomenti vari, soprattutto quelli relativi alla “questione meridionale”. Si avvicina, poi, alla scrittura iniziando a comporre versi che sono il preludio della sua prima raccolta poetica, pubblicata nel 1955. «Un’unica e sola poesia, in tanti piccoli quadri da lanterna magica», definisce così le ventidue poesie di Città fra i paesi, (Ed. Schwarz), un vero e proprio atto d’amore per la sua città che dipinge in chiave neorealistica. Il più grande ed importante centro lucano è raccontato nelle contraddizioni tipiche del periodo storico di passaggio, tra la tradizione contadina che si cerca di lasciare alle spalle e la modernità che incalza. La raccolta viene ospitata nella rivista “Civiltà delle Macchine”; il suo direttore, Leonardo Sinisgalli, dichiara che è: “il primo ritratto letterario di Potenza”.

La consacrazione da parte di uno dei più autorevoli esponenti della cultura del momento, per giunta poeta, rappresenta, per il giovane Vito, il nulla osta verso quel percorso letterario che attraverserà in un modo tutto suo.

A ventiquattro anni apre a Potenza una libreria, in via del Popolo. L’intento è quello di promuovere la cultura nella città a cui mancano poli culturali di rilievo e che la libreria prova a sopperire. Qui esponenti del mondo umanistico e scientifico della città o di fuori, si confrontano all’interno di un perimetro che è solo fisico, non ideologico, ed inclusivo delle diversità. Orientato a sinistra, Vito si pone in antagonismo contro le convenzioni e le convinzioni che descrivono una Lucania statica in un conservatorismo spento e in un perpetuo lamento, dimostrando, al contrario, la presenza di energie nuove che la libreria prova a liberare.

L’esperimento funziona. Pur iniziando a trascorrere lunghi soggiorni a Roma, nel ‘61 trasferisce l’attività nella “Nuova Libreria Riviello” nella centralissima via Pretoria sempre di Potenza, che diviene luogo d’incontro di scrittori, intellettuali ed artisti anche stranieri. Da qui transitano nomi del calibro di Giuseppe Ungaretti, Carlo Levi, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto, Mario Alicata, Michele Prisco, Eugenio Miccini, Achille Bonito Oliva, Domenico Rea, Henri Bosco. La libreria si rivela essere la fucina per le raffinate menti del secondo Novecento e Riviello è l’anima di questa creatura, aggiornatissimo sulle nuove opere letterarie italiane, europee, russe e americane. Acquisisce dimestichezza con il mondo editoriale e, nel giro di poco tempo, fonda anche lui una casa editrice che si identifica, proprio, nella Nuova Libreria.

Nel ‘62 sperimenta una seconda pubblicazione. Si intitola 53, (Ed. Capoluongo), ed è un dialogo in versi con la conterranea poetessa Beatrice Viggiani, tra due spiriti liberi. Il libro ha grande eco fuori la Basilicata.

In queste prime opere Vito Riviello non è ancora un poeta comico e satirico come lo conoscono i lettori. Solo in seguito, mettendo in pratica nuovi stili di scrittura, manifesta la sua natura spassosa e pungente, tipica di chi è attento ad osservare le cose del mondo e a coglierne il lato buffo.

Questo è il decennio in cui il poeta potentino acquisisce fama e notorietà. È tra le persone lucane culturalmente più influenti. La sua collaborazione è richiesta da quelle realtà che, sul territorio, organizzano convegni, mostre, concorsi, tavole rotonde e a cui partecipano illustri personalità del mondo della cultura. Tra l’altro, è cofondatore a Potenza del circolo culturale “Nuova Pretoria” il cui fine è quello di promuovere la didattica, la pedagogia, la letteratura, una diversa linea poetica con cui provare ad avviare il nuovo corso per la cultura lucana, lontana dalla tradizionale immagine rurale. Fuori, inoltre, ha modo di collaborare con case editrici e gallerie d’arte dedicandosi alla critica con cui scrive le introduzioni dei cataloghi di artisti italiani e stranieri. Collabora con numerose riviste, tra cui «Letteratura», «Rendiconti», «Nuovi Argomenti» e frequenta le nuove avanguardie italiane, in particolare il “Gruppo 63” di cui fanno parte poeti, scrittori, critici e studiosi, animati dal desiderio di sperimentare altri contenuti e modi di espressione, rompendo con gli schemi tradizionali.

Nel ‘68 esce temporaneamente dalla poesia per pubblicare il libro di prosa Premaman, (Ed. Nuova Libreria), e per progettare un documentario che confeziona con la regia di Mario Carbone. Il titolo è “Intellettuali a Potenza”. L’occhio critico dell’autore stavolta indugia proprio sugli intellettuali, sul loro status e sul ruolo che hanno nel Meridione. Realizza, in seguito, altri documentari cinematografici premiati per l’originalità dei testi in varie rassegne internazionali: “Festival dei popoli”, “Biennale di Venezia”, “Porretta Terme”, “Bergamo”.

Nonostante sia forte l’attaccamento alla sua terra, Riviello spesso se ne allontana e per periodi anche lunghi. Risiede a Roma dove poi si trasferisce. La Capitale offre altre possibilità che gli consentono di essere più presente nella scena culturale e politico-sociale del momento. Partecipa ad assemblee, scrive su riviste. Dedica attenzione alle neoavanguardie letterarie ed artistiche, ai dibattiti politici e ai movimenti che nascono in tutta Italia. E, poi, viaggia molto. Nel ‘68 è a Praga, presso il Sindacato degli scrittori europei. È particolarmente attento alle questioni politiche e culturali dell’Europa dell’Est, molte sono le riviste che ospitano i suoi versi tradotti.

Negli anni ‘70 i viaggi si fanno più intensi sia per l’Italia che per l’Europa. Visita, in particolare, la Spagna, la Romania, torna nell’ex Cecoslovacchia. Diventa famoso anche nell’Europa del Nord dove le sue poesie sono tradotte dallo scrittore islandese Thor Vilhjámsson con cui stringe una sincera amicizia.

Nel ‘72 conosce a Roma Daniela Rampa che sposa l’anno successivo e con la quale ha la figlia Lidia. Riviello ama questa città, cuore della cultura italiana. Qui si lega infatti a poeti, intellettuali ed artisti. In giro per l’Italia e all’estero ha modo di incontrare e frequentare Amelia Rosselli, Elio Pagliarani, Giovanni Russo, Libero De Libero, Carmelo Bene, Alberto Moravia, Paolo Volponi, Roberto Roversi, Piero Santi, Vanni e Alina Scheiwiller, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Maurice Henry, Pablo Neruda, Iosif Brodskij, Sergio Zavattini, Lidia Olivetti e Bruno Caruso, Marc Chagall, Vincenzo Mollica, Paolo Conte, Renzo Vespignani, Giuseppe Cesetti, Antonio Corpora, Mario Mafai.

Si interessa alla pop art italiana. Nel ‘73 scrive dieci poesie per una cartella d’artista messa a punto con Lucio Bulgarelli. È una delle tante collaborazioni che, durante l’arco della vita, stringe con diversi artisti.

Nel ’75 dà alle stampe il secondo libro di versi, L’astuzia della realtà, (Ed. Vallecchi). Venti sono gli anni trascorsi dalla prima raccolta poetica e il Vito che si mostra in questi scritti non è più lo stesso. Ha cambiato città, ha viaggiato tanto, ha conosciuto molte persone di cultura e si è avvicinato all’arte. La sua scrittura è più raffinata e riflette la disillusione del poeta comparsa al posto dell’entusiasmo di un tempo. La realtà ora si mostra per quella che è, con i falsi miti, le astuzie, le comode omologazioni. Contro tutto questo Riviello oppone il sorriso amaro di pensieri ironici con cui prova ad evidenziare l’appiattimento sociale e linguistico, proponendo una poesia dall’essenza “antipoetica”, capace di portare a galla i paradossi esistenziali e di confutare, persino, i suoi stessi stili.

Tale linea è tenuta in piedi anche tre anni dopo con la raccolta poetica Dagherrotipo, (Ed. All’Insegna del Pesce d’Oro). Lo sguardo di Riviello oramai è calato in questo surrealismo con cui analizza la quotidianità, munito della saggezza di chi riesce a leggere tra le righe.

Nel ‘78 si trasferisce con la famiglia a Frascati e qui vive fino al ’95. La sua casa è frequentata costantemente dagli amici scrittori e artisti.

Nel 1980 alterna prosa e poesia in due pubblicazioni dal titolo, rispettivamente, Tre favole potentine (Ed. L’Upupa) e Sindrome dei ritratti austeri, (Ed. Il Bagatto). «Mi pare – spiega nella nota introduttiva di quest’ultimo – che dal dopoguerra ad oggi l’uomo non ha fatto che demitizzare idoli e schemi autoritari. Un’operazione teoricamente giusta ma che nella prassi non ha ottenuto risultato se non di tipo illusorio. L’Utopia è una carica non un’ideologia. Credere di dominare il vento è credere di possederlo o, per parafrasare Vassalli, di abitarlo. Ma una cosa è la “fatica” esistenziale dell’individuo, il suo sogno, la sua fantasiosa privatezza, un’altra cosa è un sogno di massa, non più sorretto da una fede rivoluzionaria. Già Antonio Machado avvertiva che il concetto di “massa” era un concetto reazionario perché indistinto, mentre la massa si conta per individuo, per uomo. Ora situiamoci in una società come la nostra gremita di violente contraddizioni e nella quale la cosiddetta “massa” ha in sostanza elevato il proprio tenore di vita ma non ha risolto i problemi del proprio “ruolo” storico. Vedremo il sogno di massa che si trascina (viene trascinato) dall’utopia rivoluzionaria alla prassi neocapitalistica. Ne deriva quello ch’io definisco con una parola neosociologica: “protagonismo”. Questa mia raccolta in versi accenna ripetutamente a questo folle “sogno collettivo” che ci spinge a vederci in primo piano e nei ruoli più diversi, plurimi simultanei. In una situazione come questa anche i vecchi “miti” chiedono una specie di gratificazione sotto forma di restauro e perfino di restaurazione. La mia ironia vuole avere una funzione esorcistica nei confronti del mito auspicando, per il bene della storia (società), una pronta disponibilità di “miti nuovi”, non a livello di mass-media ma almeno su di un percorso di più facile riconoscibilità e contemporaneità che nel passato».

Nell’82 è tra i fondatori del gruppo «Avanpoesia», avanspettacolo poetico che gioca con la poesia in termini dissacratori. Nell’85 ritroviamo la consueta ironia irriverente contro le certezze individuali nelle poesie di Tabarin, (Ed. Rossi & Spera), dove l’autore fornisce pure un’interpretazione originale della lingua francese. Nello stesso anno è promotore, con Enzo Anania, Dacia Maraini, Giorgio Weiss, del primo Premio di poesia per le Carceri che viene inaugurato a Rebibbia.

Nell’86 è la volta delle poesie di Assurdo e familiare, (Ed. Empiria), titolo che recupera undici anni più tardi per pubblicare, con le Edizioni Manni, la raccolta di quasi tutta la sua produzione poetica, dal ’75 fino alla metà degli anni ’90.

Sempre nell’86 torna alla prosa con la raccolta La neve all’occhiello, (Ed. Antonio Capuano), dedicate a Potenza, per riprendere il filo poetico tre anni dopo con Apparizioni, (Ed. Rossi & Spera). A proposito di quest’ultima raccolta chiarisce: «Noi non viviamo, appariamo costretti da una folle ubiquità tecno-ecologica ad essere in immagine ora qua ora là, nel “privato” in “pubblico” nell’effimero della televisione. Non v’è più neppure quel “protagonismo di massa” a cui facevano riferimento i versi di Sindrome dei ritratti austeri. Non v’è più né meraviglia o sorpresa né stupore, perciò cerchiamo di apparire prima di sparire. C’è tanto “silenzio” intorno da invocare la forte musica del sacro e perfino della “retorica”».

Gli anni Ottanta sono quelli con cui avvia collaborazioni importanti. Per la Rai firma testi di radiodrammi, scrive canzoni per il cantante e compositore Matteo Salvatore. Più avanti la cantautrice Momo musicherà due sue poesie che sono contenute nel CD Stelle ai piedi.

Grazie alla notorietà maturata, Vito Riviello partecipa a numerose manifestazioni di poesia, a festival ed incontri tra scrittori. Il suo comporre poesie è continuo, per tutta la vita ne pubblica e non solo sui libri, ma anche su riviste e antologie, trattando svariati temi e sempre con il piglio anticonformista.

«Dedico a Beniamino Placido, Paolo Volponi, Roberto Roversi, Mario Lunetta, Walter Pedullà, Giovanni Raboni, Giulio Ferroni, elencati in ordine di conoscenza temporale, questi “Kùkù” di scuola campagnola e mediterranea, con devozione e gratitudine. Questi amici hanno avuto e hanno fiducia nella mia creatività, qualunque fosse e sia il mormorio del tempo». L’omaggio introduce la raccolta poetica Kukulatrìa, (Ed. Il Bagatto), uscita nel 1991 a cui seguono, l’anno successivo, le poesie di Monumentànee, (E. Mancosu).

Del ‘92 è anche il libro di prosa Manualetto del calcio sognato, (Ed. Tracce), mentre il libro di poesia Il passaggio della televisione (Ed. Elytra), e quello di prosa Qui abitava Pitagora, (Ed. Carlo Mancosu), sono del ‘93.

A metà degli anni Novanta ritorna con la famiglia a Roma.

La fine del ‘900 è motivo di ulteriori riflessioni che confluiscono nella silloge del 1996 Fotofinish del millennio, dodici poesie, edite in un’antologia collettiva, con cui Riviello traccia il bilancio, cinico e deludente, della contemporaneità.

La prosa torna protagonista nel ‘98 con il libro Notegen tra Sussurri e Grida, (Ed. Sottotraccia), e l’anno dopo, con La luna nei portoni, (Ed. Calice), E arrivò il giorno della prassi, (Ed. Empiria).

Sempre nel ‘99 avvia una lunga ed amichevole collaborazione con Alberto Casiraghy che pubblica numerose poesie di Riviello nelle sue pregiate edizioni Pulcinoelefante a tiratura limitata.

Nel 2001, il poeta potentino pubblica, come lui stesso lo definisce: «un libretto di revisione civile dell’io». Si tratta di Plurime scissioni, raccolta poetica (Ed. Pagine) al pari di Acatì, (Ed. Onyx) e Fumoir (Ed. Il Filo) del 2003. Nello stesso anno, insieme all’artista Cosimo Budetta, esce con due libretti d’arte, Se non dicessimo niente e Dante & Beatrice (Ed. Ogopogo), riuscite combinazioni tra parola e disegno.

Nel 2005 dà alle stampe due plaquette Coule, con fotografie di Mario Albergati, e Invasione obliata, con disegni di Viviana Fiore, pittrice con la quale realizza, due anni dopo, l’opera Rimozioni.

Nel 2006 licenzia Livelli di coincidenza, (Ed. Campanotto), libro di poesia che l’anno successivo riceve il “Premio Feronia – città di Fiano”.

Nel 2008 pubblica un’opera in collaborazione con la fotografa Giuliana Laportella, Paesaggi di Passaggio, (Ed. Onyx), traduzione poetica di diciotto fotografie, detti Fotofonemi, e la plaquette Doppio scatto. In parallelo esce anche l’ultimo libro di poesia, Scala condominiale, (Ed. LietoColle).

Nel 2009 partecipa alla Biennale del Libro d’Arte di Cassino e a maggio dello stesso anno riceve nella sua Potenza il premio “Lucano insigne”.

Il 18 giugno 2009, a settantasei anni, Vito Riviello muore a Roma. La sua scomparsa suscita vivo cordoglio tra gli intellettuali italiani e tra i tanti che l’hanno conosciuto ed imparato ad apprezzare convintamente.

Presto prendono avvio iniziative per ricordare la sua opera: dal concorso nazionale promosso da Filiano (PZ) «Una matita per Vito Riviello», a tavole rotonde e convegni tra Genova, Firenze, Milano, Potenza e Roma. Qui, nel 2012 la Società Dante Alighieri, in collaborazione con “La Sapienza” e la John Cabot University of Rome, organizza una giornata speciale con allestimento di una mostra documentaria per l’istituzione del Fondo Vito Riviello presso l’Archivio del Novecento dell’Università “La Sapienza”. Tra i riconoscimenti postumi c’è da segnalare anche la ben curata scheda su Riviello nel volume Riprendiamoci la Storia, Mondadori-Electa 2012.

Nel 2013 al convegno a lui dedicato a Firenze 2013 fa seguito la pubblicazione di un volume di Atti curati da Luigi Fontanella e Paolo Ragni nel 2015.

Nel 2019 un suo ritratto della pittrice Loretta Surico viene acquisito per la Galleria “Spazi 900” della Biblioteca Nazionale di Roma e, nello stesso anno, la “La Sapienza” Editrice pubblica il volume Tutte le poesie, a cura di Cecilia Bello Minciacchi. Per la prima volta l’opera cinquantennale di Riviello, tra testi editi ed inediti, è raccolta in forma integrale. Vi sono i testi in volume, poesie sparse pubblicate su riviste, cataloghi, manifesti, una traduzione da Orazio e una ricca appendice di documenti utili all’interpretazione come interviste, dichiarazioni d’autore, antologia della critica. L’intento è quello di avviare una rilettura critica e doverosa dell’attività letteraria di questo singolare e geniale autore, insofferente a regole ed orientamenti, che ha sfidato la monumentalità della cultura ufficiale con la comicità, l’ironia, le “uscite” spiazzanti. Che ha raggiunto la notorietà internazionale con le sue opere tradotte in tante lingue, tra cui francese, inglese, ceco, tedesco ed islandese. Dai primi scritti potentini degli anni ’50 “Tuccino”, com’era qui noto, non si è più fermato, nemmeno lui ha saputo dire se per mania o per vocazione. Insigni esponenti della cultura italiana hanno redatto le prefazioni delle sue brillanti raccolte dove il presente viene mostrato con l’instabilità del disorientamento ma anche con la robustezza della memoria, la quale si attualizza, qualora richiamata.

“Chi è Vito Riviello?” è la domanda a lui posta dal giornalista Rocco Brancati (vedi Scheda) in un’intervista riportata nel suo libro “Visti da vicino”. Il poeta risponde: “Tu poni una domanda millenaria: quello che sono non lo so e non lo saprò mai, quello che rappresento è la maschera di me, non un gioco pirandelliano soltanto, ma la verità: rappresento qualcosa come una parte dolente di chi ha visto, ha sofferto e si è anche divertito, ha colto gli aspetti più irrazionali della storia, dove è vissuto e dove vive; quindi, cerca di rappresentarla attraverso le contraddizioni stesse degli accadimenti”.

Anna Mollica

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Vito Riviello Città fra paesi, Edizioni Schwarz, Milano, 1955
  • Vito Riviello e Beatrice Viggiani 53, Gerardo Capoluongo Editore, Potenza, 1962
  • Vito Riviello  Premaman, Edizioni La Nuova Libreria, Potenza, 1968
  • Vito Riviello L’astuzia della realtà, Vallecchi Editore, Firenze, 1975
  • Vito Riviello Dagherrotipo, Edizioni All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1978
  • Vito Riviello Sindrome dei ritratti austeri, il Bagatto Edizioni, Bergamo, 1980
  • Vito Riviello Tre favole potentine, L’Upupa Edizioni, Firenze, 1980
  • Vito Riviello Tabarin, Rossi & Spera Edizioni, Roma, 1985
  • Vito Riviello Assurdo e familiare, Empiria Edizioni, Roma, 1986
  • Vito Riviello La neve all’occhiello, Antonio Capuano Editore, Francavilla, 1986
  • Vito Riviello Apparizioni, Rossi & Spera Editori, Roma, 1989
  • Vito Riviello Kukulatrìa, Il Bagatto Edizioni, Bergamo, 1991
  • Vito Riviello Monumentanee, Mancosu Edizioni, Roma, 1992
  • Vito Riviello Manualetto del calcio sognato, Edizioni Tracce Pescara, 1992
  • Vito Riviello Qui abitava Pitagora, Carlo Mancosu Editore, Roma, 1993
  • Vito Riviello Il passaggio della televisione, Elytra Edizioni, Reggio Emilia, 1993
  • Vito Riviello Assurdo e familiare, Manni Editore, Lecce, 1997
  • Vito Riviello Notegen tra Sussurri e Grida, Edizioni Sottotraccia, Salerno, 1998
  • Vito Riviello La luna nei portoni, Calice Editori, Rionero in Vulture, 1999
  • Vito Riviello E arrivò il giorno della prassi, Empiria Edizioni, Roma, 1999
  • Vito Riviello Plurime scissioni, Editore Pagine, Roma, 2001
  • Vito Riviello Acatì, Onyx Edizioni, Roma, 2003
  • Vito Riviello Fumoir, Edizioni Il Filo, Roma, 2003
  • Vito Riviello e Cosimo Budetta, Se non dicessimo niente, Ed. Ogopogo, Agromonte, 2003
  • Vito Riviello Livelli di coincidenza, Campanotto Editore, Pasian di Prato, Udine, 2006
  • Vito Riviello Paesaggi di Passaggio, Onyx Edizioni, Roma, 2008
  • Vito Riviello Scala condominiale, LietoColle Edizioni, Faloppio, 2008
  • Vito Riviello Tutte le poesie, a cura di Cecilia Bello Minciacchi, Università Editrice La Sapienza, Roma

 

Link

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Riviello

http://www.editricesapienza.it/sites/default/files/5761_Vito_Riviello_Tutte_le_poesie_OA_0.pdf

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