AVERNOSO ANITONIO

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AVENOSO ANTONIO

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Melfi novembre 1954

Poeta prolifico come risulta dalle sue numerose pubblicazioni e si muove nell’ambito della poesia con disinvoltura e padronanza dei mezzi espressivi, concedendo molto alla mente e alla rarefazione della parola.

Antonio Avenoso è nato a Melfi nel 1954. Ha esordito nel 1977 con la raccolta di versi

“Metamorfosi”, Fensore, Melfi, Rapolla, prefazione di Rodolfo di Chio, cui hanno fatto seguito, nel 1981, “L’acqua è uno specchio” (Seledizioni, Bologna).

Con la casa editrice bolognese si affida ai suggerimenti del poeta Massimo Scrignoli.

Nel 1985 ha pubblicato “Una notte attraversando un sogno”, edizioni di Ubù Roi, Rionero in Vulture, con presentazione dello scrittore e saggista Raffaele Nigro.

“Poema disperato” (1986), edizioni di Ubù, litostampa Ottaviano, Rionero in Vulture, è il suo quarto libro con prefazione del poeta Mario Maranci e disegni del pittore Pasquale Ciliento.

“Da nessun luogo e dal mondo”, esce per i tipi di Tarsia nel 1988, la presentazione è dello scrittore e poeta Leonardo Mancino.

All’interno dalla raccolta disegni dei pittori Giovanni Cafarelli, Nicola Filazzola, Felice Lovisco.

La raccolta di versi “Il viaggio a Gerusalemme” viene pubblicata nel 1990.

“Comunione del vero sentire”, entusiasma la Poetessa Maria Luisa Spaziani che lo candida al Premio Montale, uscirà per Tarsia Edizioni nel 1991.

A Torino si consolida la conoscenza con Maria Luisa Spaziani, la poeta, già incontrata a Roma per il Premio Montale lo invita a Torino. Incontra e conosce: Maurizio Cucchi e Giovanna Giordano. Si rafforza l’amicizia artistica con il critico Antonio Donadio.

Seguiranno nel 1993 “L’azzurro del cielo”, edizioni ARCI insieme alla Unione Italiana Sport per tutti.

Invia dei versi al poeta Philippe Jaccottet incontrato a Torino in occasione del premio Internazionale Eugenio Montale e nel 1996 viene data alle stampe la raccolta: “Nessuno può sbagliare il calcio di rigore”, proprio con una testimonianza del poeta Jaccottet, e un’antologia critica con scritti dello scrittore Raffaele Nigro, del poeta Mario Maranci, del poeta Leonardo Mancino, della poetessa Anna Ventura, dello scrittore Luigi Amendola, del poeta Luigi Manzi, del poeta Plinio Perilli.

Nel 1998 per Libria edizioni, Melfi, nella collana Babele, “Ascolta il canto”, il libro è impreziosito da cinque disegni originali di Pasquale Ciliento.

È nel 1998 che lo scrittore Supercampiello Raffaele Nigro, suggerisce all’editore Piero Manni, la pubblicazione della raccolta “Imperatore del vento”, Manni editore, Lecce, nota di Plinio Perilli e Raffaele Nigro.

Seguono nel 1999: “Breve tempo di guerra”, edizioni Libria, collana Babele.

Nel 2002, viene ristampato “Da nessun luogo e dal mondo”, Melfi, Arti Grafiche Vultur, in copertina opera di Nicola Filazzola.

Nel 2004, “Pensando al tempo nel richiamo del giorno”, Libria edizioni d’Arte, Melfi, copertina di Dorina Finardi.

“Atlante di luoghi e viaggi”, ancora nel 2004, Manni editore, San Cesario di Lecce, collana Pretesti, in copertina opera del pittore Felice Lovisco.

“La donna della lontananza”, 2004, in copertina opera di Michele Ascoli.

Nel 2005 insieme a Nicole Millo e Michele Ascoli inizia una collaborazione che avrà il suo epilogo con una lettura di suoi racconti e versi dal titolo “Sulle ali della Poesia”.

Nel 2007, “Dio sulla strada”, Laruffa editore, Reggio Calabria, collana Mimose, introduzione di

Maria Festa.

“Imperatore del vento”, Manni editore, San Cesario di Lecce, 2008, viene ristampato con note del poeta Plinio Perilli e dello scrittore Raffaele Nigro, la copertina viene realizzata con un’opera del pittore Luca Alinari.

Nel 2009 il Premio Penisola Sorrentina con Presidente di giuria Edoardo Sanguineti. L’editore Spring di Caserta pubblica “Penisola e sogni”.

Per Thauma edizioni, Pesaro, esce nel 2011, “Un poeta ricomincia daccapo ”. Avenoso viene in contatto con il poeta e filosofo Serse Cardellini che ha realizzato una collana di poesia itinerante in modo atipico.

Infatti si avvale di più curatori, uno o più per regione italiana, il cui compito è quello di individuare poeti emergenti nel proprio territorio.

Partecipa invitato da Andrea Garbin e Valeria Raimondi con Serse Cardellini, Alessandro Assiri, Chiara Catapano, Fabio Barcellandi al reading di poesie organizzato presso il Caffè Galetér  di Montichiari, Brescia.

Seguiranno altri reading ospite di Chiara Riondino e con Massimiliano Bardotti, Cristina Battaglini, Luca Pizzolitto.

Nel 2012 è presente nell’antologia Via Francigena, un itinerario di poesia, a cura di Rina Gambini per conto de Le edizioni del Porticciolo, La Spezia.

Edita dall’Associazione Culturale Lucani Art, nel 2012: “Graffiare le ore del cuore”. Collana scritture in metamorfosi, San Severino Lucano.

“Versi dell’uva al vino”, (Panda edizioni, Padova), è del 2013, presentazione di Angioletta Masiero.

“Prima del paesaggio”, è stato pubblicato dall’editore Fermenti di Roma nel 2014.  In copertina un’opera del pittore Luca Alinari.

L’incontro ad Aliano con Franco Arminio e nel 2014 a Trevico come socio della Casa della Paesologia e Comunità Provvisorie, rafforzano la Sua indole a scrivere di luoghi, paesi, paesaggi, incontri intellettuali.

Per l’editore Ilfilorosso, Cosenza, con la prefazione di Luigina Guarasci, esce nel 2015 “La felicità del gioco”. In copertina un’opera dell’artista Maria Cristina Ballestracci e lo scatto fotografico di Raffaella Evangelisti.

Il 26 aprile nella bellissima sala di Palazzo Donadoni a Melfi, propone la raccolta, edita da Il filorosso editore, attenta casa editrice di Cosenza, ideata da Luigina Guarasci che ne ha curato la prefazione.

Presente l’editore con un suo intervento critico. Il gioco del calcio come metafora dell’esistenza, come cartina di tornasole che fa riaffiorare rimpianti e giovinezza, amici e persone care.

Ospiti importanti e speciali della serata di presentazione artisti e amici del poeta: Silvana Kuhtz, che leggerà alcuni componimenti, l’artista Maria Cristina Ballestracci, l’artista lucana Caterina Pontrandolfo e il fisarmonicista irpino Carmine Ioanna.

Nel 2015 è presente con suoi versi nell’Antologia Poetica: “Già il mare rimbomba e abbandona messaggi in bottiglie”, il filorosso editore, Cosenza.

Nel 2016, la voce teatrale e profonda di Caterina Pontrandolfo, accompagnata dai suoni del chitarrista Paolo Del Vecchio e dal percussionista Francesco Paolo Manna, interpreta alcune sue poesie nell’ambito del concerto “Lucania in canto”.

Per le edizioni Ferula Ferita e edizioni maingauche, Altamura, nel 2016 è stata pubblicata la raccolta “Danzante la terra”, con la prefazione di Donato Emar Laborante, illustrazioni e realizzazione grafica di Agnese Fatou Giordano, copertina del pittore Pasquale Ciliento.

Sempre in questi anni, alcune sue poesie sono state interpretate dalle attrici: Nicole Millo, Tonia Bruno, Valeria Vaiano, Caterina Pontrandolfo. Con l’attrice il poeta inizia una collaborazione artistica che vede impegnata l’attrice in performance su testi del poeta tratti dall’opera “ La felicità del gioco”.

Nel 2016 è presente nell’antologia “Rifaccio il cammino dei sogni ad uno ad uno”, edita dalla casa editrice. Il filorosso di Cosenza e sempre nello stesso anno e per la stessa casa editrice è presente con suoi versi nell’antologia “Trenta autori per trent’anni”.

Sempre nel 2016 alcune sue poesie corredate da note critiche letterarie compaiono nel libro di Antonio Donadio: “Calcio d’autore” da Umberto Saba a Gianni Brera: il football degli scrittori, Editrice La Scuola, Milano.

Per l’editore Giannini di Napoli, la raccolta di poesie “Aliano” collana i Calanchi, foto interne di Franco Lancio è del 2017.

Nel dicembre del 2017, al Cinema Teatro Ruggiero II di Melfi recital di versi di e con Silvana Kuhtz di poesia in azione, Antonio Avenoso scrive Un Appennino dentro di noi e insieme a Silvana Kuhtz vengono letti testi da Carlo Levi a Giorgio Caproni.

Sue poesie sono nell’antologia “Canti e … Incanti”, reading di poesia – Rivello per conto della editrice Universosud, 2018.

Insieme ad altri autori lucani nel 2018 sue poesie fanno parte del volume “Anime dispari” edito dalla casa editrice Universosud.

Nel 2018, è stata pubblicata la raccolta “Il cuore della bellezza” per l’editore anconetano Italic.

Nel 2019 realizza con Dolores Nicastro, Alberto Barra, Graziano Accinni, una lettura spettacolo del suo “Versi dell’uva al vino”. Legge le sue poesie accompagnato alla chitarra da Accinni, storico chitarrista del cantante Mango. I suoi versi vengono musicati e interpretati dalla voce di Dolores Nicastro mentre il pittore Barra ripercorre sulla tela poetiche suggestioni.

Nel 2019 è presente nell’antologia “Questo fruscio di canneti”, casa editrice Universosud.

Cerca un collegamento tra la poesia e la canzone. Collabora con il chitarrista Graziano Accinni e si avvale dei versi tratti dalla raccolta “Versi dell’uva al vino”. La voce di Dolores Nicastro modula e esalta le parole.

Sempre per Italic pequod editore esce nel 2019 la raccolta di versi “L’inerte estraneità alle cose”.

Nel gennaio del 2020 a Satriano di Lucania il poeta presenta “L’inerte estraneità alle cose”. Legge le sue poesie insieme a Dolores Nicastro, Teresa Potenza, Michele Ascoli, Alberto Barra.

Novella Capoluongo Pinto, offre una personale interpretazione dell’opera e legge il testo critico di Yvette Marie Marchand che avvicina l’opera di Avenoso alla produzione poetica di William Wordworth, un poeta inglese che, insieme a Samuel Coleridge è considerato come il fondatore del Primo Romanticismo inglese.

Scorrono sul video le immagini fotografiche dell’artista contemporanea Dolores Nicastro, anch’esse esprimono bellezza, morte, dolore, solitudine, paesaggi. Temi cari alla produzione poetica di Antonio Avenoso.

Nel febbraio del 2020 al Palazzo De Luca di Sasso di Castalda, viene presentata la Sua ultima raccolta “L’inerte estraneità alle cose”. L’evento, affidato alle parole critiche di Rocco Stella e Patrizia Minardi è poi interpretato dalla lettura dei testi da parte di Patrizia Minardi, Novella Capoluongo, Teresa Potenza, Alberto Barra. Durante la serata la scenografia dell’evento è impreziosita dalle opere dei pittori Barra e Ascoli e dalle opere fotografiche di Dolores Nicastro e Camillo D’Angelo.

Viene dato alle stampe nel 2020 “Diario dalla quarantena”, prefazione di Mariangela Chiarello.

Il 13 agosto 2020, “Diario dalla quarantena”, viene presentato a Pietracupa in Molise all’interno del festival letterario Rocciamorgia con la direzione artistica di Antonio Seibusi. Moderata da Fridanna Maricchiolo è la conversazione letteraria sui temi della pandemia, della quarantena, della resilienza tra Antonio Avenoso, Elvira Del Monaco Roll, Marilena Ferrante.

Il 17 agosto “Diario dalla quarantena” è nella cittadina oraziana di Venosa con la cura artistica di Maria Antonietta di Corato e con la testimonianza di persone che leggendo dal libro rivivono quei giorni così difficili e sospesi.

Proseguono gli incontri con l’introduzione di Giuseppe Schettini e la conversazione letteraria di Francesco Armenti e Avenoso il “Diario” viene presentato in Piazza Madre Teresa di Calcutta a Trecchina a cura del Comune e della Biblioteca Ottomarzo.

Il 20 agosto l’assessorato alla Cultura del Comune di Tramutola con Annamaria Grieco, Dolores Nicastro, Rocco Stella presentano il Diario dalla quarantena nell’ambito della manifestazione “La lettura, un viaggio tra sogno e realtà”.

Nel 2020 partecipa con la poesia. Chi ha una donna ferito, chi ha una donna ucciso, all’antologia Resilienze poesia dedicata ad Isabella Morra nel cinquecentesimo anniversario della sua nascita per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, AAVV, editore Universosud.

A novembre del 2020, per i tipi dell’editore Macabor nel volume Sud i poeti dedicato a Giuseppe Rosato, alcune poesie di Avenoso, a cura di Bonifacio Vincenzi fanno parte di Antologia dei poeti del Sud, sono presenti Vittorino Curci, Giovanni Ibello, Silvia Tessitore, Antonio Avenoso, Annarita Rendina.

A dicembre del 2020, alcune sue poesie sul Natale: è Natale nelle strade del cuore e Natale, sono pubblicate in Seguendo la Stella, ilfilorosso editore.   

Antonio Avenoso è membro di giuria del Premio Internazionale di narrativa e saggistica Carlo Levi e del Premio Nazionale di Poesia Le Cantine di Pasolini.

Avenoso Antonio

Antonio Avenoso è nato a Melfi nel novembre del 1954.

Ha pubblicato:

  • “Metamorfosi” nel 1977;
  • “L’acqua è uno specchio” nel 1981;
  • “Una notte attraversando un sogno” nel 1985;
  • “Poema disperato” nel 1986
  • “Da nessun luogo e dal mondo” nel 1988;
  • “Il viaggio a Gerusalemme” nel 1990;
  • “Comunione del vero sentire” nel 1991;
  • “L’azzurro del cielo” nel 1993;
  • “Nessuno può sbagliare il calcio di rigore” nel 19996;
  • “Ascolta il canto” nel 1998;
  • “Imperatore del vento” nel 1998;
  • “Breve tempo di guerra” nel 1999;
  • “Da nessun luogo e dal mondo” nel 2002.

Ha scritto per la RAI il radiodramma “Antiche storie e leggende lucane Federico II di Svevia” e il radiodramma “Orazio in Lucania”.

 


 

Il percorso poetico: da “Metamorfosi” a “Da nessun luogo e dal mondo”

Percorso culturale di Mario Santoro 

Antonio Avenoso è poeta prolifico come risulta dalle sue numerose pubblicazioni e si muove nell’ambito della poesia con disinvoltura e padronanza dei mezzi espressivi, concedendo molto alla mente e alla rarefazione della parola, con le sue inferenze multiple e le soprasegmentalità implicite, che testimonia la complessità esistenziale, dentro e oltre in quotidiano, sempre in termini di problematicità con situazioni complesse e aspetti pluralistici anche se solamente accennati, senza indulgenze e compiacimenti di maniera.

Ne scaturisce un quadro poetico senza troppi tasselli o agganci eppure tale da consentire spostamenti spazio-temporali e collocazioni spirituali.

Le emozioni che la poesia sa generare sono, a volte, solo accennate o minime se non addirittura impercettibili al lettore sprovveduto o appena distaccato e questo caratterizza la poesia come non propriamente di tutti e per tutti.

E questo forse anche perché Avenoso si pone sulla linea di un modo nuovo di fare poesia, come sottolinea Raffaele Nigro in una sua scheda critica, ossia quello che non si richiama neppure vagamente al filone scotellariano e sinisgalliano, ma si apre a momenti ed elementi che tendono a superare limiti angusti del regionalismo per aprirsi a un respiro più ampio.

Scrive Nigro: “In lui sono scomparse non soltanto le obsolete figurazioni dell’oleografismo, gli epigoni del levismo circoscritti nell’area delle civiltà della terra avara, delle rughe, degli scialli, ma gli stessi percorsi iconografici delle lotte contadine, delle ironie sul padronato e sulle scelte ideologiche del mezzogiorno e della Lucania borghese degli anni cinquanta e sessanta”

E ciò ci pare sia vero anche perché siamo sempre convinti che la poesia è figlia del suo tempo al quale paga sempre un tributo e quello cui allude lo scrittore lucano è da un pezzo consegnato alla storia, con i suoi valori e i disvalori.

E se Luigi Manzi sostiene che “il richiamo della poesia di Antonio Avenoso ti prende e avviluppa fino a diventare un modo di conoscenza quasi definitivo della realtà”, va tuttavia sottolineato che l’autore nel giuoco di incastro della parola non si preoccupa di levigarla del tutto, non perviene a modulazioni addolcite, carezzevoli, gradevoli e ipnotiche ma, per scelta consapevole e per aderenza tematico-contenutistica, fa mancare alla parola l’ultimo colpo di lima perché al lettore non siano consentiti adagiamenti di sorta e la poesia resti problematica quasi a far il paio con l’esistenza umana.

Ma procediamo con ordine.

Dopo la prima raccolta di poesie dal titolo “Metamorfosi”, l’autore si consegna al pubblico con una plaquette di 26 brevi poesia dal titolo “L’acqua è uno specchio. Di questa silloge di versi Franco Tralli, in quarta di copertina, scrive: “Come spesso accade ad un autore che giunga alla sua prima vera raccolta organica, le intenzioni superano gli esiti, anche se in questo caso specifico si tratta di un lavoro già sufficientemente autonomo e con un certo graffio che qualifica una personalità letteraria pregevole.

Non immune da toni penitenziali, come è del resto gran parte della poesia che sale dal Sud, ‘L’acqua è uno specchio” si impone per il taglio dell’espressione e lo straripamento delle immagini. Quasi certamente è una delle voci più sorprendenti della Lucania di questi ultimi anni. E anche smaliziata quel tanto che serve ad una voce nuova: per farsi citare e confrontare”

La poesia presenta riferimenti oggettuali, tasselli, o semplicemente cose della quotidianità, che assumono il carattere del movimento e della leggerezza, nella funzione di segni simboli che assommano e che connotano le caratteristiche consentendo agli stessi la staticità di cui parla il poeta:

“Gli oggetti hanno forma di oggetti.
Non sono denominabili in altro modo.
Oggetti fermi, statici,
ombrelli inutili accantonati
in un angolo,
come vecchi in pensione,
che hanno già finito di vivere…” 

Come si vede si tratta di oggetti che, dall’indeterminato e indefinito riferimento, assumono, via via, le denominazioni più varie e si animano, malgrado la negazione, fino a compararsi all’uomo, sia pure quello in pensione, con il richiamo implicito ad una vita attiva e lavorativa precedente.

E così la poesia va letta sempre più tra le righe, o almeno così può essere letta perché offre davvero diverse chiavi di lettura. E così anche altrove.

Ora i “vecchi mobili” fanno il paio con i “vecchi chiusi in case di riposo”, ora “La gioventù sembra finita” sia pure nel tentativo di “Riscoprire quello che di notte va perduto”, ossia il sogno, ora ancora è “La bocca intrisa di fumo”, o il “tran tran della vita”, o infine – sorpresa e meraviglia! – è “Un raggio di sole” che però non riscalda, e così via.

Il percorso tematico si snoda così e consente di comprendere immediatamente il senso sulla linea di una visione certamente non ottimistica ma neppure votata a cupo pessimismo, piuttosto legato a considerazioni e riflessioni di spessore.

Pure, a tratti, filtra e aleggia un velo non ben definibile di qualcosa che può avvicinarsi alla speranza-illusione:

“E certo qualcosa aleggia.
Non chiedermi cosa.
Credo però che aleggi la partenza,
e il ritorno non raffiguralo incoerente,
ti prego.
Nell’aria c’è un nuovo battito d’ali,
mi rende smisuratamente distante,
non da te,
dagli sguardi di gente che ritrovo,
ma solo nel dimenticatoio”. 

Quanto a “Il viaggio a Gerusalemme” ci avvaliamo di un giudizio di Anna Ventura: ” E’ un libro elegante, misurato, che riconferma le doti di essenzialità e di equilibrio delle precedenti prove poetiche. Ci sono immagini ed espressioni particolarmente felici, come ‘il tuo vento giallo’ e i versi che chiudono il poemetto ‘facendo sera, era alle porte il profumo; la betulla’, Questo tema della sera, metafora oltre che realtà, mi sembra correre per tutto il libro, conferendogli una cifra crepuscolare molto suggestiva”.

Pure di Anna Ventura ci avvaliamo per ricordare il “Poema disperato” che è “un lungo, disperato dialogo con l’Essere Supremo, che il poeta non colloca in un mondo metafisico, ma sente accanto a sé in quell’angolo di Mediterraneo in cui si consuma la sua vita di uomo… Il rapporto tra il poeta e l’Altissimo è inquieto, come ogni rapporto d’amore, è fatto di abbandoni e di ritorni, di negazioni e di promesse…Un’intera notte dura il dialogo tra il poeta e l’Altissimo. All’alba è nato un poema”.

E passiamo al volume di poesia “Da nessun luogo e dal mondo” che è l’ultimo in ordine di tempo e si divide in sezioni: “In labirintiche strade”, “Notturne tracce”, “Il sole al risveglio”, “Da nessun luogo e dal mondo”, “Versi galanti”.

E si può concordare con il critico e poeta Bernardo Panella che pone l’accento sull’entrare “nelle stanze del tempo” di cui parla Avenoso come di un momento nodale che consiste poi nel porre al centro di tutto la dimensione umana collocata com’è tra passato, coi ricordi ed i superamenti e propensione futura con il richiamo implicito all’oltre terreno affidato a quel “Dio che attende che spiova”. E val la pena riportare i versi per intero:

“Lasciammo l’ieri
fuori la porta,
come si fa con gli ombrelli
quando c’è pioggia
e proseguimmo
nelle stanze del tempo.
In un angolo della casa,
nelle strade della vita,
Dio attende che spiova”. 

Il volume si apre con il senso indefinibile dell’esistenza, con la constatazione quasi sgomenta della problematicità della vita, affidata all’immagine di città-labirinto, di elementi di causalità, di possibilità ipotetiche, di percorsi obbligati e ineluttabili, soprattutto nella conclusione, di un velo di pessimismo non dichiarato ma sempre presente e consegnato a lontananze, a gioventù smarrita e vagante, ad incertezze presenti, a mancanza di prospettive e di mete, a frammenti, ad elementi e segni che travalicano e dicono ben oltre il significato primo.

Al percorso tematico, del resto, si affianca e si appoggia, il linguaggio che non concede niente o quasi all’orecchio e alla magia dell’incanto per farsi servitore del contenuto in un rapporto simbiotico e particolare. Per questo è facile ritrovare il verbo usato in maniera impersonale, indefinìta, e spesso all’infinito, o la ripetizione monotona ed insistita di una gestualità uguale, per coltivare l’illusione, sostanzialmente e sistematicamente disillusa, o per tentare di scrollarsi di dosso il senso della stanchezza:
“Scrollarsi di dosso
la stanchezza bisogna.
Alzarsi,
pettinarsi,
lavarsi.
Invaligiare gli abiti,
riporli…” 

Ripetizione monotona di una gestualità quotidiana, ma per fortuna c’è, come sottolinea Panella l’altro universo, quello decisamente interiore.

E con le parole del critico ci piace chiudere: “Chi pratica la passione di Avenoso rischia di essere isolato, perché non è da tutti circoscrivere, spesso esclusivamente, il campo delle predilizioni esistenziali, la gioia della pagina animata dalle parole. La fluidità della parola, anche in campo scritto, è soggetta alla rarefazione più spinta, fino alla volatilizzazione”

Ed è quanto accade ad Antonio Avenoso.

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