DEL ZIO FLORIANO

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DEL ZIO FLORIANO

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Melfi, 2 aprile 1831 – Roma, 1 febbraio 1914

Patriota e politico, fu eletto Deputato del Regno per diverse legislature e Senatore del Regno d’Italia nella XVII legislatura, impegnandosi in diversi campi con specifico riferimento alla sua terra di origine, quale quello del completamento della ferrovia ofantina.

Nato a Melfi da Tolomeo, notaio, e Anna Maria Mandile, nobildonna, i suoi familiari furono personalità di rilievo politico e culturale. Uno zio paterno, Antenodoro, fu un soldato dell’esercito murattiano, ricoprì incarichi importanti nella Carboneria e fu uno dei sostenitori della costituzione borbonica nel 1848. I suoi fratelli, Ireneo e Basilide (vedi scheda) furono, rispettivamente, letterato e medico nonché autore di opere sul brigantaggio postunitario e il suo più noto esponente, Carmine Crocco; entrambi ebbero un grande peso nella vita culturale lucana.

Floriano Del Zio intraprese i primi studi nel seminario di Melfi sotto la guida di Luca Araneo, iniziando a nutrire simpatie per le idee liberali dopo l’insurrezione del 1848. Nel 1850 si stabilì a Napoli, intraprendendo gli studi universitari e laureandosi in giurisprudenza. Tuttavia non esercitò la professione di avvocato ed insegnò filosofia. studi).

Per le sue idee liberali, Del Zio fu tenuto sotto controllo dalla polizia borbonica e non gli fu concessa la licenza d’insegnamento e solo clandestinamente dette lezioni a pochi studenti. Con altri intellettuali (Giacomo Racioppi e Giovanni Battista Ajello) creò nel 1854 un circolo antiborbonico, che fu soppresso nel 1858.

Nel 1860, quando già la dinastia borbonica era decaduta, Del Zio ritornò a Napoli, dove riaprì la sua scuola privata e fu nominato professore da Francesco De Sanctis, ministro dell’Istruzione pubblica. Fu inoltre docente di filosofia presso i licei di Cagliari e Ferrara ed insegnò tale materia anche all’Università di Pisa.

Masson fu eletto nel 1869 Maestro venerabile della Loggia Vulture riacceso di Melfi e nello stesso anno prese parte all’Assemblea costituente massonica di Firenze.

Con l’elezione a deputato, lasciò l’insegnamento, per impegnarsi politicamente, essendo stato rieletto alla Camera per cinque legislature fino al 1880 dal collegio di Melfi ed in seguito eletto come candidato per il collegio di Tricarico, in sostituzione di Francesco Crispi, che aveva optato per Palermo.

Durante la sua vita politica affrontò diversi temi come la questione romana e il completamento della ferrovia ofantina. Nel 1876 fu nominato membro della giunta per le nuove costruzioni ferroviarie, della quale fu anche segretario.

Come riportato nel biografia di Maria Rascaglia – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 38 (1990) (https://www.treccani.it/enciclopedia/floriano-del-zio_%28Dizionario-Biografico%29/) del Zio “si dedicò con grande impegno all’attività parlamentare, battendosi nel primo decennio dalle fila dell’opposizione sui grandi temi della questione romana e del completamento della rete ferroviaria nella valle dell’Aufido. Dopo la presa di Roma, partecipò attivamente al complesso dibattito parlamentare sulla legge delle guarentigie e intervenne nella discussione sui tempi del trasferimento della capitale. Nel discorso (Per il trasferimento della capitale a Roma, Roma 1914) tenuto nella seduta del 23 dic. 1870, si pronunciava a favore della proposta della minoranza, che chiedeva il trasferimento entro tre mesi (non sei come sosteneva il governo), e la convocazione del Parlamento entro quattro mesi. Nel 1874 raccolse nel volume La ferrovia dell’Aufido (Roma 1872-74) una serie di documenti relativi alla costruzione dei tronchi ferroviari nel Melfese (benché prevista da un’apposita legge e dotata della necessaria copertura finanziaria, la costruzione non veniva completata provocando enormi disagi alle popolazioni lucane). Nell’introduzione l’autore, dopo un lungo excursus dedicato alla storia della nazione italiana, concludeva che il progresso dei popoli era fondato su una corretta gestione dell’istruzione pubblica e su un’accorta politica dei lavori pubblici, entrambe volte a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni meridionali.

Nel 1874 il D. partecipò alla discussione dei progetti di legge sui provvedimenti finanziari; prese la parola nélla tornata del 18 aprile (Discorso sui provvedimenti finanziari, Roma 1874) e si pronunciò contro il bilancio criticando le proposte di tassazione avanzate da Minghetti per ottenere il pareggio. Nel 1876 fu nominato membro della giunta per le nuove costruzioni ferroviarie, della quale fu anche segretario. Nel dicembre 1878, come risulta da alcune lettere inedite al presidente della Camera, D. Farini (Roma, Bibl. d. Ist. per la storia d. Risorgimento, 308/661 -8), rassegnò le dimissioni dalla giunta, in linea con quelle del ministro dei Lavori pubblici A. Baccarini dovute alla caduta del governo Cairoli.

Battuto nel maggio 1886 da G. Imperatrice, si ritirò a Melfi per dedicarsi agli studi. Il 20 nov. 1891, nonostante le sue forti reticenze, fu nominato senatore.

Nel 1891 fu eletto senatore del regno. Del Zio morì a Roma nel 1914.

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