AMBRICO GAETANO

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AMBRICO GAETANO

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Grassano, 12 ottobre 1917 – Grassano (MT), 14 ottobre 2007

Politico ed insegnante, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria del 1951; consigliere nazionale delle Acli – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani: eletto deputato alle politiche della I° legislatura repubblicana; con l’attenzione rivolta alla sua terra, collabora alla fondazione della Coldiretti lucana, ne diviene presidente regionale ed anche consigliere nazionale; Tra il 1958 e il 1960 diventa, infatti, sindaco di Grassano.

Gaetano Ambrico, politico ed insegnante, nasce a Grassano, in provincia di Matera, il 12 ottobre 1917. Di umili origini, cresce in una famiglia profondamente cattolica, dimostrando presto di avere buona predisposizione allo studio. Frequenta il liceo Classico e consegue l’abilitazione magistrale. Si laurea brillantemente in Lettere e Filosofia all’Università “La Sapienza” di Roma con la tesi sul filosofo pugliese Pantaleo Carabellese.

Il periodo universitario, tra il 1936 e il 1942, è ricco di incontri. Si interessa agli studi pedagogici di Giuseppe Lombardo Radice, segue corsi presso il Pontificio ateneo lateranense, è membro attivo della F.U.C.I. (Federazione universitaria cattolica italiana) insieme a Giulio Andreotti e Aldo Moro. Frequenta, inoltre, la Biblioteca vaticana dove conosce Alcide De Gasperi e Igino Giordani, direttore della rivista “Fides” (mensile della Pontificia opera per la preservazione della fede) con il quale salderà un’amicizia, resa solida dalla comune idea sulla Dc che vogliono rinnovata rispetto al passato, popolare e riformatrice.

L’interesse per la politica matura adesso, con il Fascismo al tramonto, e grazie alle letture di alcuni filosofi cattolici quali Rosmini, S. Tommaso, Maritain. Da questi scritti trae lo sprone per la militanza attiva, che si fa sempre più convinta dopo l’uscita del libro “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, il cui riferimento esplicito ai luoghi natii, lo spinge ad impegnarsi, soprattutto, per lo sviluppo del Sud.

Nel 1938, sempre a Roma, insegna al Liceo Ginnasio parificato del “Collegio Nazareno” fino al 1943, mentre organizza, insieme ad altri insegnanti, una scuola dedicata ai ragazzi a cui la guerra ha reso inaccessibile la frequenza nelle sedi scolastiche.

Nel 1944, rientrato in Lucania, assume la direzione della scuola media dell’istituto magistrale Sant’Anna di Matera, dove peraltro insegna. Si impegna, poi, nell’Azione cattolica e fonda quello che definirà il suo operato più bello, le Acli – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – divenendone presidente provinciale, regionale, quindi consigliere nazionale. In provincia di Matera, inoltre, dà vita alla prima sezione della Democrazia Cristiana di impronta popolare, in linea con la sua indole, naturalmente più vicina alla gente comune. Ne assume la carica di segretario e i primi soci sono, infatti, braccianti, contadini ed artigiani.

Nel 1948 collabora come vice direttore a “Democrazia Lucana”, organo regionale della Dc con cui viene eletto deputato alle politiche della Ia legislatura repubblicana. Negli ambienti parlamentari trova personalità politiche a lui consone. Come quelle facenti parte della rivista di sociologia e politica “Cronache Sociali” a cui afferiscono gli esponenti più progressisti e riformisti del cattolicesimo politico italiano, fra tutti Giuseppe Dossetti che molto influirà sul corso della sua esperienza parlamentare. Con l’occhio sempre rivolto alla sua terra, collabora alla fondazione della Coldiretti lucana, ne diviene presidente regionale ed anche consigliere nazionale.

Nello stesso anno contribuisce alla nascita della Libera CIGL in provincia di Matera, dopo la scissione dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro, nata quattro anni prima.

Il parlamentare lucano è particolarmente sensibile alle tematiche sociali. Ed è proprio per questo che mostra viva perplessità alla versione ufficiale fornita alla Camera dal Ministero dell’Interno in occasione dei fatti di Montescaglioso (MT) del ‘49 quando, durante le proteste dei contadini che avevano occupato le terre, perde la vita uno dei manifestanti, Giuseppe Novello. Ambrico è il solo deputato democristiano a dichiarare con forza di non condividere i metodi repressivi messi in atto dalle forze dell’ordine, appellandosi al dovere delle Istituzioni pubbliche di attuare la legge secondo i principi della Costituzione.

Critico della presidenza De Gasperi, la sua è una voce fuori dal coro, spesso lontana dalle posizioni ufficiali di un partito che, proprio per questo, inizia a guardarlo con circospezione. È emblematica la sua astensione al voto per l’ingresso dell’Italia nella Nato motivato dalla convinzione sua, e di alcuni esponenti dell’ala sinistra della DC, che la pace non si costruisce con “una politica che organizzava la violenza in patti militari” – afferma – ma con una politica estera favorevole alla distensione e al disarmo in tutti gli Stati.

I suoi convincimenti, dettati sempre dai radicati principi cristiani, appaiono sempre più inaccettabili per la parte più moderata del partito che, frequentemente, rivolge a lui richiami formali fino ad isolarlo del tutto.

Ma il deputato lucano va comunque avanti, seguendo un tragitto che vede quasi come una missione da attuare per la tutela e il beneficio di ogni cittadino. Ed è per seguire questo pensiero che aderisce al progetto proposto dalle sinistre parlamentari di indagare ufficialmente sulle condizioni socio-economiche della nazione.

Siamo agli inizi degli anni ’50 e la neonata Repubblica italiana ha appena intrapreso il percorso di ricostruzione e rinnovamento teso a farla uscire dalla profonda crisi istituzionale, economica, lavorativa e sociale causata dalla dittatura e dalla Seconda Guerra Mondiale.

Nel settembre del 1951 viene depositato il disegno di legge per una “Inchiesta parlamentare sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla”, approvato in sede legislativa il mese dopo. Nel ‘52 ne è istituita la Commissione presieduta dal socialdemocratico on. Ezio Vigorelli, composta da ventuno componenti appartenenti a quasi tutti gli schieramenti politici. Tra loro vi è l’on. Gaetano Ambrico.

Il piano è ambizioso e innovativo. Oltre a condurre un’indagine sullo stato attuale della miseria, la commissione è chiamata ad accertare se, quanto stabilito dalla Costituzione sul piano dell’assistenza pubblica ai cittadini, sia effettivamente garantito. Quindi, avanzare le necessarie contromisure.

Selezionate le zone che sembrano da questo punto di vista più critiche, la Commissione si sposta da Nord a Sud del Paese, coadiuvata dalle prefetture a livello locale, dagli uffici centrali dello Stato per gli enti sottoposti a controllo e vigilanza, e dall’Amministrazione per gli aiuti internazionali. Osserva e raccoglie dati attraverso indagini di carattere statistico avvalendosi di organi tecnici, quali l’Ufficio esperti della Commissione, l’Istituto centrale di statistica (ISTAT) e l’Alto commissariato per l’igiene e la sanità (ACIS). Inoltre, porta avanti studi a carattere monografico su particolari aspetti della miseria, dal punto di vista giuridico ed economico, svolti da docenti, studiosi ed esperti di problematiche legate a questioni sociali. Infine, su proposta di Ambrico, la Commissione approfondisce le condizioni demografiche, economiche e sociali del borgo bracciantile di Grassano, scelto come esempio eloquente dell’estrema difficoltà di vita nelle aree più disagiate del Sud. L’obiettivo, qui, è quello di individuare le cause della diffusa povertà, i possibili rimedi, per poi estenderne i risultati a comuni analoghi.

Il paese del deputato lucano conta circa 8.000 abitanti, ha un’estensione di media grandezza, una posizione geografica di semi-isolamento, un’economia prevalentemente agricola, tutte condizioni che giustificano la scelta per il lavoro di indagine su questa comunità, che inizia nel settembre del 1952. Ambrico e i suoi collaboratori la analizzano in ogni suo aspetto: dalle origini storiche alla struttura urbanistica, dall’evoluzione demografica alle implicazioni sociologiche, dai problemi economici, sociali e lavorativi a quelli sanitari. In pratica, cinquanta osservatori raccolgono dati sulle condizioni generali di vita degli abitanti, fra tutti, quelli riguardanti il precario stato delle loro abitazioni, problema che si rivelerà comune a molte zone d’Italia. L’inchiesta, lungi dall’essere politicamente circoscritta, alimenta un grande movimento intellettuale che porta in Lucania studiosi, antropologi, scrittori e fotografi sulla spinta, peraltro, del libro di Carlo Levi. Il fenomeno, per la sua portata, non è privo di conseguenze. È da qui, infatti, che inizia a muovere i suoi primi passi la Sociologia italiana, esattamente dal lavoro della Commissione impostato su un piano strutturale più che teoretico.

Il gruppo di studio sosta a Grassano un anno e mezzo, interagendo, come auspicato da Ambrico, con la gente del posto in maniera collaborativa. Gli abitanti, dal canto loro, considerano positivamente l’indagine, vista come un modo per affrontare, finalmente, il problema della povertà ed evitare l’emigrazione per motivi di lavoro.

L’inchiesta parlamentare è seguita dall’Istituto LUCE (l’Istituto cinematografico italiano) che realizza, con la regia di Giorgio Ferroni, il film-documentario in cui vengono riprese le diverse fasi dell’attività svolta dalla Commissione, i sistemi di rilevazione e di indagine adottati, i risultati conseguiti. La produzione del documentario, nella duplice versione di cortometraggio e lungometraggio, è affidata a due uffici istituiti presso la Presidenza della Commissione: il Centro di documentazione cinematografica e l’Ufficio propaganda e distribuzione.

Ma, terminato il lavoro ed elencato le cause della povertà ascritte all’assenza di profonde trasformazioni del tessuto economico, sociale e demografico locale, il parlamentare lucano deve fare i conti con le resistenze e le perplessità della parte maggioritaria della Commissione, che non accetta i metodi ricognitivi adottati e il ruolo cardine che dovrebbe assumere tale esperienza nelle conseguenti decisioni. Il metodo, innovativo e sociologico, utilizzato dalla minoranza capeggiata da Ambrico, non convince. Seguono mediazioni e compromessi che finiscono per snaturare la portata rivoluzionaria dell’inchiesta. Sicché la Commissione conclude i lavori con un’unica proposta operativa: “razionalizzare il sistema assistenziale attraverso il coordinamento dell’attività dei vari ministeri e degli enti pubblici da essi dipendenti operanti in campo assistenziale e previdenziale”. La relazione finale viene votata all’unanimità, ed è un evento raro che ricalca, dopotutto, la volontà comune degli Italiani e della politica di creare un’Italia più ricca e più giusta.

Il 20 luglio 1953 il presidente Vigorelli, in una conferenza stampa tenuta a Montecitorio, illustra le finalità e i risultati dell’inchiesta raccolti in oltre duemila pagine. Ne emerge la drammatica situazione di un paese in cui, su 47 milioni di abitanti, i poveri sono oltre 6 milioni e 900 mila famiglie vivono in abitazioni non degne di questo nome. I dati in percentuale sono diversi man mano che dal nord più ricco si scende verso un sud scarsamente coinvolto nel processo di modernizzazione. Quanto rilevato dall’inchiesta solleva subito un acceso dibattito istituzionale, fondato sulla necessità di riformare l’assistenza pubblica e di varare programmi di sviluppo atti a mitigare squilibri sociali e territoriali. Vigorelli stesso, divenuto l’anno dopo Ministro del Lavoro, presenta un piano nazionale contro la disoccupazione e, contestualmente, un esperimento di piena occupazione in quattordici comuni d’Italia in cui applicare i metodi per superare la miseria. Per un anno tutti i disoccupati sarebbero stati impiegati in opere di pubblica utilità. Tra i comuni vi è nuovamente Grassano.

Sempre nel 1954 viene istituito l’Ufficio pubblicazioni e stralcio con il compito di raccolta, distribuzione e vendita degli Atti della Commissione, pubblicati in 14 volumi edito a cura dell’Ufficio studi e pubblicazioni della Camera dei Deputati. L’onorevole lucano li cura tutti. L’ultimo è dedicato interamente a Grassano. Nei dieci capitoli che lo compongono si illustrano, tramite monografie, gli aspetti storici, demografici, lavorativi, sanitari, abitativi, sociali del paese, oltre all’economia familiare, agricola e non. Vi sono anche suggestive fotografie del borgo.

Ma nonostante il poderoso impegno dei partecipanti, l’inchiesta, pur ponendo all’attenzione nazionale i problemi di arretratezza e di miseria di molte zone del Paese, non conduce a sviluppi legislativi di rilievo. Ambrico stesso ne dove prendere atto constatando, amaramente, la scarsa attenzione e sensibilità verso quanto era stato fatto e messo in risalto.

Siamo alla fine della legislatura e gli effetti del suo antagonismo sono evidenti. L’isolamento verso la sua persona si manifesta anche negli ambienti ecclesiastici, perfino tra quelli che ne avevano sostenuto l’elezione parlamentare. L’onorevole lucano non viene ricandidato. Non entrerà più in Parlamento ma resterà nella DC fino all’inizio del nuovo millennio.

Non termina però il suo impegno politico-istituzionale. Tra il 1958 e il 1960 diventa, infatti, sindaco di Grassano. Abituato per formazione e temperamento a guardare geograficamente e metaforicamente lontano, si interessa di importanti questioni internazionali ed approfondisce i risvolti economici e sociologici dello sviluppo dei Paesi mediterranei. Temi che riprende nel 1960 su “Incontri Mediterranei” con un interessante saggio sul piano di sviluppo della Fao per il bacino mediterraneo. Sulla stessa rivista, tre anni dopo, affronta il problema dell’emigrazione ai fini dell’integrazione politica internazionale, precisando che si tratta, anche qui, di un fenomeno sociale.

Nel 1963, una rinnovata impostazione della Dc, ad opera di Moro e Fanfani, lo portano a ripensare a un suo possibile ritorno all’impegno politico attivo, ma desiste non riconoscendosi più in un partito diviso in mille rivoli e assoggettato a vecchie dinamiche autoreferenziali.

In compenso resta una presenza viva e critica del cattolicesimo democratico e, nel corso degli anni ’70, si candida alle regionali di Basilicata raccogliendo ampi consensi.

Continua, poi, a dedicarsi al mondo della scuola. Nel 1981 è eletto presidente del Distretto scolastico di Matera e, nel frattempo, ricopre l’incarico di preside della scuola media di Grassano fino al 1987. Insegna, inoltre, Sociologia al Centro studi della Cisl a Firenze.

Gaetano Ambrico ha sempre coltivato lo studio per la storia moderna e contemporanea. Nel 1964 pubblica “Struttura di una comunità contadina Meridionale a metà del sec. XVIII” (Ed. Giuffré) mentre, nel 1968, Origini e sviluppo di una comunità contadina in Basilicata, in “Archivio Storico per la Calabria e la Basilicata”, anno XXXVI.

Nel 1984 esce Contadini in Basilicata fra cultura e storia negli anni Cinquanta, in “Cultura, meridionalismo e lotte contadine in Basilicata nel secondo dopoguerra”, Atti del VI Convegno Nazionale di storiografia lucana, ottobre 1980 (Ed. Ars Grafica). In quell’occasione ha modo di esprimere tutto il suo disappunto sulla Riforma agraria che, non solo non aveva aiutato i contadini, ma addirittura dissolto il loro mondo e la secolare tradizione su cui si reggeva.

Nonostante da tempo non sia più alla ribalta nazionale, il suo nome ha sempre richiamato l’idea di una persona dall’alta levatura umana e professionale. Il 26 maggio 1994 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro riceve il professore lucano ed alcuni suoi familiari al Quirinale.

Nel 2005 esce la ristampa del XIV volume degli “Atti della Commissione parlamentare di inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla” (Ed. Sacco). La pubblicazione intende dare nuovamente risalto ad uno spaccato di storia locale e nazionale, e ad uno dei suoi maggiori protagonisti, Gaetano Ambrico, autore dell’opera e animatore principale dello studio che avrebbe potuto, se considerato appieno, cambiare nel profondo le sorti delle tante comunità disagiate italiane.

Il 14 ottobre 2007 Gaetano Ambrico muore. Si spegne, proprio nella sua Grassano, terra madre del suo credo e ragione di ogni sua azione. Scompare un protagonista indiscusso della vita politica meridionale dei primi anni ’50, il riformatore capace di innovare senza distruggere, cambiare senza rinnegare. Con questa impostazione ha contribuito, al pari di Carlo Levi e del conterraneo Rocco Scotellaro, a dare centralità e dignità alla civiltà contadina, proponendo, come aveva fatto Adriano Olivetti, nuovi modelli di sviluppo con i quali far crescere il territorio valorizzando l’esistente. La modernità nella tradizione è l’assunto con cui ha tentato concretamente di risolvere il problema della povertà e della miseria, molto diffusa nel dopoguerra, rimarcando la differenza fra condizioni che necessitavano di approcci strutturalmente più complessi per il loro superamento. Coadiuvati, in questo, da azioni collettive in cui ognuno è soggetto ed oggetto del cambiamento, come era successo a Grassano ai tempi dell’Inchiesta. In questo mondo povero eppure estremamente dignitoso, vive un’etica collettiva e comunitaria nota all’onorevole lucano, che è cresciuto con l’amore per la libertà e la giustizia trasmessogli dal padre. Cosa che lo ha portato ad auspicare una maggiore vicinanza dei cittadini ai palazzi della politica romana, allora inesistente. La dirigenza politica del tempo, purtroppo, non ha colto la portata innovativa di un pensiero che immaginava strade di sviluppo economico-sociale alternative a quelle dell’industrializzazione caldeggiate dalle maggioranze. Qui le voci di autorevoli esponenti del suo stesso partito, anche lucani, prevalsero su quella critica di Ambrico che si levava contro la politica, da lui vista, senz’anima.

Anna Mollica

BIBLIOGRAFIA

  • GAETANO AMBRICO   Struttura di una comunità contadina Meridionale a metà del sec. XVIII, Edizioni Giuffré, Milano, 1964
  • GAETANO AMBRICO   Contadini in Basilicata fra cultura e storia negli anni Cinquanta, in “Cultura, meridionalismo e lotte contadine in Basilicata nel secondo dopoguerra”, Atti del VI Convegno Nazionale di storiografia lucana, ottobre 1980, Ars Grafica, Villa d’Agri, 1984
  • GAETANO AMBRICO    Atti della commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla, Sacco Editore, Bella (PZ), 2005

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