RUSSO GIOVANNI

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RUSSO GIOVANNI

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Salerno, 15 marzo 1925 – Roma, 25 settembre 2017

Giornalista, scrittore, commediografo, lucano d’adozione, si formò a Potenza e fu tra i fondatori del Partito d’Azione lucana.

Nato a Salerno, si formò a Potenza, dove visse nello storico Palazzo Biscotti. Fu tra i fondatori del Partito d’Azione lucano nel 1943 e strinse amicizia con Carlo Levi.  Nel 1947, trasferitosi Roma, scrisse prima su Il Mondo di Mario Pannunzio, dove ebbe modo di stringere amicizia con Ennio Flaiano, e su Il Messaggero, per diventare poi, a partire dal 1955, inviato speciale del Corriere della Sera, dove era approdato dopo il successo di Baroni e contadini che vinse il premio Viareggio. Per il quotidiano milanese si occupò di inchieste in particolare sui problemi sociali e civili della società meridionale e dei suoi emigranti. Ritenuto tra i maggiori protagonisti della vita culturale italiana, attraverso i suoi interventi sulle principali riviste del settore (a partire dalla Nuova Antologia) ebbe come impegno costante la documentazione della situazione sociale del Paese: dalle vicende dei partiti ai problemi del Mezzogiorno, fino alla condizione dei giovani nella scuola e nell’università.

Nel solco di illustri meridionalisti come Giustino Fortunato, Guido Dorso e Gaetano Salvemini, l’ispirazione della sua scrittura risale sia alla grande tradizione narrativa di Corrado Alvaro e Giovanni Verga sia alla prosa letteraria di autori del suo tempo come Ennio Flaiano o Leonardo Sciascia.

Ebbe in vita numerosi riconoscimenti anche se i suoi numerosi libri ebbero poco successo a parte “Baroni e contadini“,

Deceduto nel 2017 all’età di 92 anni in Roma

 

 

Opere

  • Baroni e contadini, Bari, Laterza, 1955, che lo ha rivelato al grande pubblico e con cui ha vinto il Premio Viareggio nel 1955 quale opera prima. Ed. successive: 1979. Milano, Baldini & Castoldi, 1996,
  • L’Italia dei poveri, Milano, Longanesi, 1958. 2ª ed.: Venezia, Marsilio, 1982. 3ª ed.: prefazione di Giuseppe Lupo, Matelica, Hacca, 2011
  • L’atomo e la Bibbia, Milano, Bompiani, 1963. 2ª ed.:  L’atomo e la Bibbia, Milano, Bompiani, 1967.
  • Chi ha più santi in paradiso, Bari, Laterza, 1964. Trad. francese di Roger Hardy: Quinze millions d’Italiens déracinés, Parigi, Les Éditions Ouvrières, 1966.
  • Università anno zero, Roma, Armando, 1966.
  • Il fantasma tecnologico, Milano, Rizzoli, 1968.
  • I bambini dell’obbligo. Inchiesta sulla scuola, Milano, Bompiani, 1971.
  • I figli del Sud. Racconti e personaggi del Mezzogiorno d’Italia dal taccuino di un giornalista(note e commento di Pierluigi Ronchetti), Milano, Fabbri, 1973 (1974, 1979 e 1980).
  • Le due Italie sulle macerie del Sud: volontari e vittime, camorristi e disoccupati, notabili e razzisti, borghesi e contadini, emigranti e senzatetto(con Corrado Stajano), Milano, Garzanti, 1981.
  • Flaianite, Milano, Libri Scheiwiller, 1990 (mille esemplari numerati). 2ª ed.: 1991. .
  • I nipotini di Lombroso. Lettera aperta ai settentrionali, Milano, Sperling & Kupfer, 1992.
  • Sud specchio d’Italia(introduzione di Francesco Erbani), Napoli, Liguori, 1993.
  • Perché la sinistra ha eletto Berlusconi, Milano, Sperling & Kupfer, 1994.
  • I re di carta, Milano, Sperling & Kupfer, 1996.
  • Il futuro è a Catania, Milano, Sperling & Kupfer, 1997.
  • È tornato Garibaldi, Cava de’ Tirreni, Avagliano, 2000. 4ª ed.: 2007.
  • Lettera a Carlo Levi, Roma, Editori riuniti, 2001.
  • Le olive verdi. Racconti dal Sud, Milano, Libri Scheiwiller, 2001 (Premio Stregaspeciale del 2002). 2ª ed.: 2002.
  • Oh, Flaiano!(con il testo inedito di Ennio Flaiano Cristo torna sulla Terra), Cava de’ Tirreni, Avagliano, 2001. 2ª ed.: 2002.
  • I cugini di New York. Da Brooklyn a Ground Zero, Milano, Libri Scheiwiller, 2003. .
  • La terra inquieta. Memoria del Sud(a cura di Goffredo Fofi), Cava de’ Tirreni, Avagliano, 2003.
  • Con Flaiano e Fellini a Via Veneto. Dalla ‘Dolce vita’ alla Roma di oggi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006. Finalista al Premio estense 2006.
  • Israele in bianco e nero(conversazione di Arrigo Levi e intervista a Vittorio Dan Segre), Roma, Avagliano, 2006.
  • I lacci bianchi, San Cesario di Lecce, Manni, 2010. ISBN 978-88-6266-230-7.
  • Carlo Levi segreto, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2011.
  • Nella terra estrema: reportage sulla Calabria, Soveria Mannelli , Rubbettino, 2013,

 

Premi e riconoscimenti

  • Premio Saint-Vincent per il giornalismo nel 1964
  • Premio Marzotto per il giornalismo 1965
  • Premio Carlo Casalegno 1981
  • Premio Pannunzio 1991
  • Premio Mezzogiorno 1993
  • Premio Positano 1998 per il giornalismo civile

 

Onorificenze

Grande Ufficiale da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 10 aprile 2006.

VITO BUBBICO, 8 DICEMBRE 2021

Giornalemio.it > Cronaca > Giovanni Russo nel ricordo di Nicola Pavese

CRONACA

GIOVANNI RUSSO NEL RICORDO DI NICOLA PAVESE

 

VITO BUBBICO — 7 OTTOBRE 2017

https://giornalemio.it/cronaca/giovanni-russo-nel-ricordo-di-nicola-pavese/

 

 

 

 

 

 

Giovanni Russo, giornalista e scrittore, è deceduto nel 2017 all’età di 92 anni nella sua abitazione di piazza Grazioli a Roma. Nato a Salerno, si formò a Potenza prima del suo definitivo trasferimento a Roma del 1947. Fu tra i fondatori del Partito d’Azione lucano (1943) e collaborò a Il Mondo di Mario Pannunzio e al Messaggero. Dal 1954 fu inviato speciale del Corriere della Sera per il quale svolse inchieste tese a raccontare i problemi sociali e civili della società meridionale e dei suoi emigrati. Fu essenziale il suo impegno costante a documentare la situazione sociale del Paese: vicende dei partiti, problemi del Sud, condizione giovanile.

Vinse il Premio Saint-Vincent per il giornalismo nel 1964, il Premio Marzotto per il giornalismo 1965, il Premio Carlo Casalegno 1981, il Premio Pannunzio 1991, il Premio Mezzogiorno 1993 e il Premio Positano 1998 per il giornalismo civile. Fu insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 10 aprile 2006.

Giovanni Russo rimase sempre legato alla Basilicata come ci ricorda Nicola Pavese in questo intervento che pubblichiamo di seguito in ricordo del giornalista scomparso.

La stampa nazionale e quella locale hanno dato particolare rilievo alla figura di Giovanni Russo, prestigioso giornalista del “Corriere della Sera”, meridionalista e tra le maggiori espressioni della vita culturale contemporanea, scomparso a Roma all’età di 92 anni.

Personalmente l’ho conosciuto verso la fine degli Anni ’80, del secolo scorso, attraverso il poeta Michele Parrella (suo fraterno amico) e da quel momento è nata una bella e profonda amicizia, arricchita da una frequentazione sempre stimolante sia a Roma che in Basilicata.

Sicché quando da Paride Leporace ho appreso la notizia della sua scomparsa ho provato una sincera commozione.

Era stato Russo a presentare (con Raffaele Garramone e Parrella) una mia mostra romana di dipinti e di disegni ispirati alla Basilicata e al Sud a Palazzo Marchesi Theodoli all’Arenula.

Così come fece a Matera e a Ferrandina, nel 2011, con il libro “A Kiede Tiembe”, curato da me e da Filippo Radogna, su iniziativa dell’associazione “La Cupola verde” del centro aragonese.

Proprio a Ferrandina organizzammo nella metà degli Anni 2000 un concorso nazionale per assegnare annualmente ai giornalisti Rai e agli studenti delle università e delle scuole del Sud il “Premio G.D.Giagni” e il “Premio I giovani e il Mezzogiorno”. Russo era il presidente della giuria, della quale (nelle diverse edizioni) fecero parte Angelo Larotonda, Rocco Brancati, Franco Rina, Luigi Scaglione, Margherita Agata, Donato Mastrangelo, Filippo Radogna e altri.

Furono manifestazioni molto seguite e apprezzate per la qualità dei servizi televisivi in gara che facevano scoprire una Italia a volte dimenticata e nascosta, a volte sorprendente e degna di ammirazione. E non meno interessanti erano i testi giornalistici degli studenti che rivelavano con sincerità e freschezza il proprio rapporto con il Meridione e la speranza di rinascita e sviluppo dei nostri territori.

Giovanni veniva volentieri a Ferrandina a fine estate, dopo aver preso parte alla Mostra del Cinema di Venezia e presieduto i Premi di giornalismo di Positano e di Capri. Era sempre motivato e brillante, perché ogni volta colpito dalla monumentalità delle chiese, dei conventi e dei palazzi antichi. Pur nativo di Salerno, era molto legato alla nostra regione dove riscopriva la Lucania della gioventù trascorsa a Potenza, ricordava l’amicizia con Scotellaro, Sinisgalli, Levi, Olivetti, Rossi Doria, Parrella, Masi…

Amava, inoltre, ritornare nei luoghi visitati un tempo, dove voleva registrare eventuali cambiamenti, conoscere le difficoltà e riflettere sulle trasformazioni sociali e culturali causati dallo spopolamento dei paesi. Durante quei viaggi Russo (nell’ultimo decennio insieme alla compagna Giulietta Rovera) ci raccontava spesso aneddoti pieni di passione civile che rievocavano gli anni difficili del dopoguerra o quelli del passaggio dalla civiltà contadina ai giorni nostri. Che poi sono i temi che animano diversi suoi libri. E lo faceva con la sua narrazione che spesso diventava addirittura ironica e vivace, a volte graffiante. In giro per la regione conservava, comunque, lo spirito e l’atteggiamento del giornalista “inviato speciale” che aveva girato il mondo. Quindi, sempre curioso, che voleva scoprire ogni cosa dei luoghi e delle persone che incontrava, alle quali offriva spontaneamente la sua immensa umanità e benevolenza.

A Ferrandina era accolto sempre con affetto dagli amici de “La Cupola Verde” e dalle persone che l’avevano conosciuto. E con semplicità e modi cordiali «Giovannino» si rivolgeva ai giovani che partecipavano al concorso giornalistico, provenienti dalle più disparate località del Sud perché richiamati dal suo prestigio di Maestro del giornalismo d’inchiesta e, quindi, dalla sua notorietà.

Giovanni Russo ci onorava con la sua amicizia e aveva preso a cuore l’evento de “La Cupola Verde”, tanto che non si era mai rassegnato difronte alla sospensione del concorso per difficoltà economiche. Si mostrava, inoltre, incredulo difronte alla insensibilità delle istituzioni lucane e dell’imprenditoria locale, visto che la manifestazione attraverso la Rai e i giornali (non solo regionali) dava risonanza nazionale alla nostra città, ma anche all’intera Basilicata. Cosa che, nonostante la passione di Blasco Giurato, si è ripetuta a Ferrandina in tempi più recenti con il cinema e con le premiazioni delle pellicole girate in Basilicata. Tuttavia, durante le tante conversazioni telefoniche, Russo mi spronava continuamente perché non accettava un’amara realtà: nella nostra regione se non si hanno Santi in Paradiso non si va da nessuna parte!

Nei mesi scorsi gli avevo fatto visita nella sua casa nel centro di Roma, e ancora una volta aveva voluto sapere degli amici lucani e della grande opportunità di Matera 2019 per la nostra regione e soprattutto per le nuove generazioni. Nel salutarci, non mancò di chiedermi «…ma venire in Basilicata é ancora una tragedia?».

Nicola Pavese

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