DE FINA GABRIELLA

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DE FINA GABRIELLA

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Potenza, 1958 – Torino 18 aprile 2020

Attrice, laureata in giurisprudenza, tra le sue diverse opere L’indicibile la colloca per la qualità scrittura a pieno diritto tra i maggiori narratori lucani del nuovo millennio.

Nata a Potenza nel 1958, Gabriella De Fina si è spenta a Torino nel 2020, dopo una vita spesa tra il Piemonte, la Sicilia e il Messico. Attrice, laureata in giurisprudenza, curatrice del Parco letterario Tomasi di Lampedusa, nel 2006 aveva vinto con l’atto unico Frontera il premio “La scrittura della differenza”, dopo aver tradotto vari autori ispanoamericani per Donzelli, Einaudi e Mondadori aveva pubblicato nel 2008, il saggio No al pizzo, imprenditori siciliani in trincea. Una scrittura di impegno civile che tornava nel suo romanzo più importante L’indicibile, e che la colloca per la qualità della scrittura a pieno diritto tra i maggiori narratori lucani del nuovo millennio.

A fine 2017, Gabriella De Fina si era iscritta alla Bottega di narrazione curata da Giulio Mozzi e un anno dopo consegnava a Bompiani il romanzo, che avrebbe avuto ulteriori limature. Telefonando a Mozzi gli aveva spiegato che aveva detto ciò che nessuno ha la forza di dire: Sfatare il mito della malattia che nella sofferenza vede qualcosa di redentivo, di salvifico e nobilitante”. La malattia fa male e spaventa precisava, perché ti costringe a concentrarti solo su te stessa, su quelle parti del corpo che ne sono affette. Ed è questa attenzione per se stessi che si trasforma in progressiva cattiveria e disinteresse per gli altri e per il mondo creato.  La malattia ti incattivisce e ti rende spesso incapace di dialogo.

Né vale la pena di preoccuparsi, come suggerisce Mozzi nella nota conclusiva, che non siamo di fronte a un diario, bensì a un romanzo d’invenzione.

Il romanzo di Gabriella De Fina, L’indicibile, edito da Bompiani (giugno 2021, pp. 235, Euro 17) con nota introduttiva di Giulio Mozzi mi riporta alla mente più che un libro, la vicenda drammatica di Maria Teresa Di Lascia, narratrice di Rocchetta Sant’Antonio, nel foggiano. Aggredita dal cancro, non riuscì a vedere in libreria il suo Passaggio in ombra, un libro del quale si disse che nasceva dall’esperienza narrativa della Morante. Ancora una volta è stato il tumore ad aggredire la povera Gabriella, non lasciandole scampo. Con la sola differenza che la De Fina ha combattuto, con continui alti e bassi, spesso credendo persino di aver sconfitto la belva, mentre Maria Teresa si affidò a cure omeopatiche che non l’aiutarono minimamente.

L’io narrante che suppongo sia la stessa Gabriella decide di allontanarsi dalla città per rifugiarsi insieme a due compagne afflitte dallo stesso male in una villa immersa tra boschi e campagne. Con un linguaggio intriso di sentimento ma asciutto e privo di retorica, Gabriella racconta la vita di Bianca e Micaela, due donne che si sono conosciute in ospedale e che in sette giorni, quanti sono quelli della creazione, vivono sprazzi di gioia, di dolore, di rabbia, di infelicità. Su di loro incombe una voce, sconosciuta e misteriosa, una presenza fatta di suono e di minaccia. Ma ognuno dei sette giorni, si chiude con un mantra continuo: e fu sera e fu mattina, come un costante richiamo di ciò che nella Genesi è l’inizio e la fine di un giorno creativo. La malattia incombe come la crudeltà del destino. Ma la luce dell’alba e l’invito quotidiano a una passeggiata o a una narrazione di momenti del passato, oppure a scontri improvvisi, sono come l’inizio di un nuovo atto creativo. Ogni giorno è un nuovo giorno. M anche un celato rimprovero a chi ha creato le sue creature e poi le ha abbandonate all’infelicità. Quale peccato originale ha condannato queste donne che si sono trovate all’improvviso a dover combattere con una forza immane?

Eppure ci sono alcuni sentimenti che aiutano a superare anche l’aggressività del male, l’amicizia in primis, qui cementificata dal male comune e la natura, in grado di coinvolgere l’anima di tutti.

“Un’altra giornata è trascorsa, ma gli occhi di Bianca e Micaela sono rimasti chiusi. Il mattino ha visto come sempre gli alberi nutrirsi di aria pura e di sole, il grano secco accarezzare l’aria e i fiori viola apparire e scomparire secondo i dettami del vento”.

Ecco, nella forza infinita della natura che si rinnova ad ogni apparire del giorno c’è il destino di tutti e del mondo intero. Fatto di bene e male e vissuto con sofferenza, con apprensione, con coraggio e con gioia, nei mille attimi che lo compongono. Un racconto che è una lunga riflessione sulla psicologia al tempo del tumore, sul senso della vita nel malanno, aggredita dal buio della malattia e stranamente intenerito dalla consapevolezza che in fondo, per gli umani c’è un destino comune di morte.

                                                                                                                      Raffaele Nigro

GABRIELLA DE FINA

Nata a Potenza nel 1958 e si è spenta a Torino nel 2020.

Ha vissuto a Palermo, a Città del Messico e a Torino. Laureata in Giurisprudenza, per vent’anni ha fatto l’attrice, lavorando tra gli altri con Bob Wilson, Marco Baliani, Vincenzo Pirrotta, Roberto Guicciardini.

Nel 2002 ha curato la drammaturgia dei Viaggi Sentimentali del Parco Letterario Tomasi di Lampedusa. Nel 2006, con l’atto unico Frontera, ha vinto la sezione Italia del premio “La scrittura della differenza – testi di drammaturghe dal Sud”, pubblicato da Manifestolibri, 2006.

Negli ultimi quindici anni si è dedicata alla traduzione di letteratura spagnola e ispanoamericana (ha tradotto per Mondadori, E/O, Donzelli, Raffaelli e ha fatto la revisora di traduzione per Einaudi); ha scritto testi di volumi fotografici e pubblicato reportage di viaggio su “Latitudes Travel Magazine”.  È autrice di No al pizzo, imprenditori siciliani in trincea (Thor editrice, 2008), ripreso a puntate sulla rivista “Il Primo Amore”.

L’INDICIBILE, il romanzo di Gabriella De Fina in presentazione a Palermo


4 Settembre 2021 Teresa Molinaro

L’indicibile- di Gabriella De Fina

(Bompiani)

“Le farfalle sono libere, nessuno può dire quanto a lungo devono battere le ali.

A lei basta chiudere gli occhi e immaginare.

Immaginare che le sue braccia siano ali di morbida schiuma”.

Solo chi ha vissuto la malattia in prima persona o ha visto ammalarsi e poi perdere qualcuno di caro, sa quanto dolore riesce a causare il cancro.

Gabriella De Fina lo sapeva bene, e purtroppo ha perso la sua battaglia contro un mostro che non perdona.

L’Indicibile è un romanzo che si sviluppa in sette giorni durante i quali due amiche, Bianca e Micaela, entrambe con il peso della malattia addosso, vivono una piccola fuga in una casa immersa nella natura, nel bosco.

Sette giorni per rifugiarsi nel tepore dell’amicizia, giornate scandite dal dolore fisico, dall’assunzione dei farmaci, da una natura intermittente; sette giorni per scambiarsi confidenze dal sapore spesso amaro, attraverso dialoghi serrati da cui emergono i fantasmi del passato delle due amiche, la frustrazione di aver commesso degli errori, i loro amori, l’amore.

Già, ma poi che cos’è l’amore?

Le due amiche si interrogano spesso su questo sentimento, l’unico che può salvarti o distruggerti, con addosso mille maschere.

L’amore, l’amicizia, i rapporti con le persone care, la malattia: sono temi che si condensano in riflessioni forti, prive di qualsiasi ipocrisia, che si mescolano ad atmosfere quasi oniriche e a tratti evanescenti.

“Due amiche accomunate dal cancro, con accanto a loro uomini che le amano, si preoccupano, le supportano; e la loro amicizia nata nei freddi giorni delle terapie ospedaliere fa sì che Bianca e Micaela si raccontino “l’indicibile” senza timori, perché entrambe sanno quanto dolore fisico si può arrivare a provare, entrambe conoscono la sofferenza di guardarsi allo specchio e stentare a riconoscersi in quei corpi trasformati, devastati, mutilati.

Dalla narrazione trasuda spesso un’amara rassegnazione da parte delle due protagoniste per la consapevolezza di una diagnosi infausta che aleggia su di loro.

Ma ciò che il lettore può apprezzare è di certo la pura bellezza del rapporto tra due donne coraggiose, donne forti, amiche, creature tenaci nonostante gli interventi chirurgici, i capelli persi, gli sguardi di pietà della gente.

Donne che brillano e continuano a farlo nonostante il mostro abbia spento l’interruttore della loro vita, donne belle e intelligenti, talentuose che, come Gabriella De Fina, hanno lasciato impronte del loro passaggio, spunti di riflessione sull’importanza della vita.

Questo romanzo non ha lo scopo di indorare la pillola su un argomento tanto forte come il cancro, sullo stravolgimento dal punto di vista fisico e anche umano in cui si ritrova chi ha a che fare con esso.

Questo romanzo va semplicemente letto tra le righe e anche fuori da esse, per conoscere e riflettere; per immedesimarsi, immaginare.

“L’unica vera compagna della nostra vita, nel bene e nel male, è l’immaginazione”.

A Palermo il libro di Gabriella De Fina sarà presentato il 10 settembre, nella suggestiva cornice di Villa Malfitano, alla presenza del compagno dell’autrice, il grande fotografo Walter Leonardi e del Vice Presidente della Regione Gaetano Armao.

Author: Teresa Molinaro

Teresa Molinaro, Fotografa e appassionata di Astronomia, amo leggere e scrivere e perdermi in lunghe passeggiate tra la natura. Amo il cielo in tutte le sue declinazioni notturne e diurne. Redattrice di Centro Meteorologico Siciliano, Sicilia Live, Meteo Bagheria, SicilmedTv, CSU Sicilia, collaboratrice con siti di informazione come Madonie Live e Settimanale di Bagheria.

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