FALKENHAUSER VON VERA

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FALKENHAUSER VON VERA

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1938

Professore emerita bizantinista che ha insegnato, tra le diverse sedi, nell’Università della Basilicata e vive in Italia.

Vera von Falkenhausen ha approfondito gli studi bizantini presso l’Università di Monaco, con la sua tesi di laurea nel 1966 sotto Hans-Georg Beck. Ha poi trascorso gli anni 1968-70 al Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies di Washington, D.C. con una borsa di studio. Dal 1970 è membro dell’Istituto Storico Germanico di Roma. Dal 1974 è stata docente di storia e letteratura bizantina presso le università di Pisa, Basilicata (Potenza), Chieti, e infine a Roma Tor Vergata.

Dal 2007 è professore emerita.

Il suo campo di ricerca sono i vari aspetti del dominio bizantino nell’Italia meridionale e in Sicilia. Gran parte del suo lavoro è stato dedicato all’analisi e all’edizione critica delle fonti primarie greche.

Dal 2006 è redattrice dell’Archivio storico per la Calabria e la Lucania, fondato nel 1931 da Paolo Orsi e Umberto Zanotti Bianco, per conto dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia. Inoltre, è membro del consiglio consultivo scientifico della rivista Nea Rhome, fondata nel 2004.

Dal 2010 al 2012 è stata presidente dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini. Attualmente presidente onoraria della predetta Associazione.

 

Pubblicazioni

  • Untersuchungen über die byzantinische Herrschaft in Süditalien vom 9. bis ins 11. Jahrhundert.Wiesbaden 1967 (tesi pubblicata).
    • Edizione italiana ampliata: La dominazione bizantina nell’Italia meridionale dal IX all’XI secolo. Bari 1978.
  • I ceti dirigenti prenormanni al tempo della costituzione degli stati normanni nell’Italia meridionale e in Sicilia.in: Forme di potere e struttura sociale in Italia nel Medioevo. Bologna 1977, pp. 321-377.
  • Zur Sprache der mittelalterlichen griechischen Urkunden aus Süditalien und Sizilien.in: La cultura in Italia fra Tardo Antico e Alto Medioevo. Atti del Convegno tenuto a Roma (Consiglio Nazionale delle Ricerche, 12-16 novembre 1979). II, Roma 1981, pp. 611-618.

Le fonti del Sud Italia. in: Bizantini e crociati in fonti non greche, 1025-1204. Oxford 2007 (Proceedings of the British Academy, 132), pp. 95-121.

von Falkenhausen, Vera Charlotte – Associazione Italiana di Studi Bizantini

Vera von Falkenhausen, dopo aver conseguito il dottorato di ricerca nel 1966 all’Università di München, è stata Visiting fellow (1968-1970) presso il Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies (Washington, D.C.). Dal 1970 è membro dell’Istituto Storico Germanico di Roma. Nelle Università italiane ha insegnato Storia bizantina e Filologia bizantina a partire dal 1974: prima a Pisa (come professore incaricato), poi a Potenza (professore ordinario), Chieti, Roma «Tor Vergata».

Dal 2007 è in pensione. Collabora a periodici italiani d’interesse bizantinistico: dirige l’Archivio Storico per la Calabria e la Lucania; è membro del consiglio di direzione della Rivista di studi bizantini e neoellenici e di Nea Rhome e e Sefer Yuhasin.

Progetti di Ricerca

Edizione dei documenti greci di S. Maria della Grotta di Palermo, e dei documenti pubblici greci del Fondo Messina dell’Archivo Ducal Medinaceli a Toledo.

Bibliografia

La biografia comprende numerose pubblicazioni riportate nel sito della Associazione Italiana di Studi Bizantini

Vera von Falkenhausen

Una grande amica del Mezzogiorno e della sua cultura ho trovato in Vera von Falkenhausen, una donna minuta e dai lineamenti molto raffinati, di poche parole, essenziale nel vestiario, come sono i tedeschi.  Arriva da Roma alla guida di una Passat nera, lei che ormai sfiora gli ottant’anni, sicura di sé, ma di facile sorriso. La incontro in albergo, al Due Pini, ha già sistemato la valigia in stanza e mi viene incontro tra Cosimo Damiano Fonseca e Pietro Dalena.

È un bel gruppo di medievisti, uno si è occupato della civiltà rupestre della Puglia meridionale, di Federico II di Svevia, di Gioacchino da Fiore ed è stato fondatore e Rettore dell’Università di Basilicata, lucido come avesse vent’anni, l’altro sta sviscerando le vicende del Mezzogiorno dal più profondo medioevo, dirige una folta collana presso Adda, è prorettore dell’università della Calabria e si occupa prevalentemente del sistema viario al tempo dei Romani e nel Tardo Antico.

“Il pranzo sta per essere servito – annuncia cerimonioso Felice Mallano, il direttore dell’Hotel- vi ho fatto preparare un menù della tradizione con dell’aglianico”, mentre ci indica l’ingresso della sala da pranzo.

“Era mai stata da queste parti? – chiedo alla Falkenhausen- da sola p con un autista?

“Sono venuta sola – sorride, come contenta dell’impresa che si è concessa – avevo da visitare un altro posto, poi ho preso la Caianello – Benevento e sono arrivata qui”.

Agita appena la messinpiega bianca, ha un rossetto color sangue, una giacca nera e i pantaloni a quadroni grigi e neri. Così minuta e gentile. Le riserviamo il posto a capotavola e io che sono alla sua sinistra approfitto per mescere aglianico da un boccale con stelle e galletto.

“Mi ha chiesto se sono mai venuta qui? – approfitta per dirmi mentre assaggia il vino a digiuno e con la testa ne approva la qualità – durante i miei quattro anni di insegnamento a Potenza non ho mai approfittato per conoscere meglio la Basilicata. Ma mi accorgo di aver sbagliato, perché qui c’è molto verde e i monumenti meritano di essere visti. Peccato!”.

Ci viene servita da Gerardo una ciambotta di pane cotto sormontato da un uovo sodo e poi un piatto di paccheri e funghi. Ma si sta parlando di Bizantini e di Longobardi. Fonseca ci ricorda che questo vino viene da un vitigno greco, forse portato dai Magnogreci e forse dai Bizantini.

È squisito – chiosa la professoressa, che ha già dato fondo al calice – molto buono”. Ed è come un invito a rabboccare il bicchiere.

La osservo con deferenza e allegria. Sono alla sinistra della più grande bizantinista del mondo. Dalena mi ha detto giorni fa a telefono che ormai esistono pochi specialisti di questo settore, perché il greco è studiato sempre meno. Ci aspettiamo molto dalla lezione magistrale che domani terrà su Basilio Bojoannes, il catapano che sconfiggendo Melo da Bari ha dato vita alla fortificazione del subappennino da uno, della Capitanata e della Lucania nordorientale.

Solo un bizantinista come Giulio Gay può essere stato importante e profondo come lei. Scorro con la memoria i dati della sua biografia che mi si sono maggiormente impressi.

Ricordo che si è addottorata a Monaco di Baviera con Hans-Georg Beck e che è nata nel ’38. Che è membro dell’Istituto Storico Germanico di Roma. Ha insegnato storia e filologia bizantina dal 1974 nelle università di Pisa; quindi, chiamata da don Fonseca è venuta a Potenza dove è rimasta per almeno quattro anni e poi è stata chiamata a Roma Tor Vergata. So che è stata nominata Presidente dell’Associazione Italiana di studi bizantini per aver pubblicato una serie nutrita di studi sulla presenza greca in Italia. Nel 1978 un volume su La dominazione bizantina nell’Italia meridionale dal IX al XIX secolo ha allargato l’area degli studi condotti dal Gay. L’attenzione alla storia del Mezzogiorno ha fatto sì che venisse nominata direttrice della rivista “Archivio storico per la Calabria e la Lucania”. Ma ricordo anche che la vidi la prima volta proprio a Potenza alla presentazione di un volume miscellaneo di Studi in suo onore dedicatigli da amici e colleghi. Era il 2004 e c’erano Hubert Houben, Fonseca, Dalena e molti altri.

Ho paura a versarle ancora del vino, ma lei mi dice di non preoccuparmi. Fonseca ci invita intanto a sbrigarci, gli preme far visitare alla collega le cripte di Santa Margherita e di Santa Lucia.

Anche Felice ci fa sapere che le auto sono pronte.  E quando ci muoviamo, il sole è ancora alto e caldo. Le cripte sono avvolte dalle criniere dei sambuchi fioriti e dai castagni, c’è nell’aria una festosità chiassosa di uccelli.

È bellissima quest’allegria – dice la Falkenhausen, che sbucata dalla mia Punto affronta i viottoli del Vulture con la vigoria di un’adolescente. Da non credere. Intanto affronta la bocca della grotta – e queste cripte non le avevo mai viste. Molto ricche, molto molto ricche”.

È tutta presa dai volti dei santi, la bella Margherita di Antiochia, san Basilio e san Benedetto imponenti e dal tragico dialogo di un presunto Federico II con due scheletri.

“Tutto finisce – dice col solito sorriso – proprio tutto. Per questo penso che sia opportuno sbrigarsi a vivere”.

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