CAMARDESE VITTORIO

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CAMARDESE VITTORIO

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Potenza 6 luglio 1929 – 2 luglio 2010

Medico, chitarrista che ha sviluppato da autodidatta negli anni ’60 una tecnica chitarristica poi diventata comunissima, quella del tapping, è ancora sconosciuta ai più, anche se pian piano la sua personalità sta divenendo nota in tutto il mondo.

Vittorio Camardese (Potenza, 6 luglio 1929 – Potenza, 2 luglio 2010) è stato un chitarrista lucano. Dopo aver frequentato il liceo classico di Potenza, si trasferì a Roma per intraprendere gli studi universitari. Laureatosi in medicina con una specializzazione in radiologia, esercitò la professione medica presso l’ospedale San Filippo Neri e poi al policlinico Umberto I.

Si formò musicalmente da autodidatta e in ambito non professionale. Fece la sua prima apparizione in tv a Primo applauso (Rai) nel 1956 dove vinse il primo premio. Nel 1965 partecipò al programma Chitarra, amore mio (Rai) condotto da Arnoldo Foà e nel 1973 a Speciale per voi, programma condotto da Renzo Arbore.

Frequentò i due principali locali romani di orientamento jazz: il Music inn e il Folkstudio. In quegli anni frequenta e suona con molti personaggi: Chet Baker, Tony Scott, Joe Venuti, Lelio Luttazzi, Romano Mussolini e Irio De Paula. Nel 1978 incontrò la compagna alla quale rimarrà legato per 18 anni. Lei aveva un figlio di 3 anni (Roberto Angelini, oggi cantautore). Lo stesso anno partecipò ad un altro programma di Arbore: fu la sua ultima apparizione televisiva.

Il carattere schivo e modesto e la troppa pressione legata all’andare in onda lo convinsero a rifiutare successivi inviti. L’attività artistica di Camardese è poco documentata e ci è nota principalmente attraverso la partecipazione alla trasmissione Chitarra amore mio, trasmessa dalla Rai nel 1965. Il documento video pervenutoci è però significativo per la tecnica chitarristica molto innovativa da lui sviluppata autonomamente. In particolare è notevole l’impiego delle dita della mano destra che percuotono le corde sul manico per generare note e suoni.

Tale tecnica, nota oggi come tapping, era già stata impiegata precedentemente da altri strumentisti, come l’americano Roy Smeck negli anni trenta. Tuttavia l’utilizzo originale di Camardese si caratterizza già per alcuni elementi che un decennio più tardi ne avrebbero decretato la fortuna in ambito pop, rock e fusion. Tra questi il maggior virtuosismo, non solo in fase di velocità esecutiva, ma anche nella capacità di ricreare a livello uditivo la sensazione di un ensemble strumentale (contrabbasso, chitarra di accompagnamento, percussioni), il tutto su un impianto armonico di tipo prevalentemente jazzistico.

La storia di Vittorio Camardese, il chitarrista-radiologo che ha inventato il tapping (rockit.it)

La storia di Vittorio Camardese, il chitarrista-radiologo che ha inventato il tapping

Vita, musica e opere di uno dei più grandi chitarristi italiani, presto raccontate in un nuovo documentario

Vittorio Camardese, Dr. Tapping

24/07/2014 – 15:08 Scritto da Nur Al Habash

Con molta probabilità la storia del Dott. Tapping, ovvero del radiologo di Potenza che ha sviluppato da autodidatta negli anni ’60 una tecnica chitarristica poi diventata comunissima, quella del tapping, è ancora sconosciuta ai più, anche se pian piano la sua personalità sta divenendo nota in tutto il mondo.

Facciamo subito un passo indietro: perché ultimamente se ne sta parlando in giro? In questa storia c’entra Roberto Angelini, chitarrista romano cresciuto fin dall’età di tre anni con Camardese.

Roberto trova un video di Vittorio del 1965 che lo ritrae in tv durante un programma della Rai chiamato “Chitarra, amore mio” nel quale mostra la sua incredibile e personalissima tecnica chitarristica.

Angelini lo carica su YouTube e nel giro di pochi giorni il video viene visto e condiviso da migliaia e migliaia di musicisti e semplici appassionati, compresi due mostri sacri della musica e della chitarra, Joe Satriani e Brian May, folgorati dalla tecnica di Vittorio.

Questo è il video della trasmissione “Chitarra, Amore Mio” nel quale Camardese mostra ad Arnoldo Foà, con grande umiltà, la sua tecnica inventata da bambino-autodidatta nell’angolo della bottega di un barbiere, a Potenza. Come ha scritto il chitarrista dei Queen qui sopra, la magia inizia più o meno al minuto 1:30

All’epoca Camardese lavorava all’ospedale San Filippo Neri di Roma, ma non smetteva mai di suonare nel suo tempo libero, condividendo la sua arte solo tra parenti e amici. Amici alcune volte molto molto famosi, come ad esempio Chet Baker, ospite di Vittorio in tutti i suoi soggiorni romani, o ancora Irio De Paula, eccezionale virtuoso della chitarra, e tanti altri uomini e donne che hanno avuto la fortuna di assistere ad uno spettacolo musicale unico nel vero senso della parola, perché Camardese non ha mai trascritto e registrato la sua musica.


Vittorio Camardese suona a Roma con Chet Baker

Roberto Angelini però qualcosa ha trovato: materiale audio e video fortuitamente registrato, e rarissime apparizioni in TV (di cui una risalente addirittura al 1956). È per questo, e per non lasciare nell’oblio la figura di questo meraviglioso chitarrista italiano, che è stata lanciata una campagna di fundraising su Indiegogo finalizzata alla creazione di un documentario ufficiale che possa diffondere in tutto il mondo la vita, la storia e la musica di Vittorio Camardese.

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