SANTORO INNOCENZO

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SANTORO INNOCENZO

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Grassano (MT) 13 dicembre 1936 -Bari 30 novembre 2019

Laureato in Giurisprudenza e relativa abilitazione all’esercizio professionale; coordinatore di Settore presso il Ministero dell’Istruzione: Direzione Generale Istruzione Universitaria; Direttore Amministrativo in varie Università Italiane; Presidente del CODAU “Convegno dei Direttori delle Amministrazioni Universitarie; Direttore Generale del Centro Internazionale Alti Studi Universitari (CIASU); docente in diversi corsi di formazione ed autore di numerosi articoli in ambito amministrativo e coautore de “L’Ordinamento Universitario” Cacucci Editore, Bari, 2019.

Ha frequentato il Liceo Classico Tarquato Tasso di Salerno e si è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Bari, ha conseguito l’abilitazione per l’esercizio della professione di procuratore legale ed è stato vincitore del concorso pubblico per titoli ed esami a Direttore Amministrativo dell’Università degli Studi della Basilicata e poi vincitore del concorso pubblico per titoli ed esami a Direttore Amministrativo dell’Università deli Studi di Bari.

Coniugato il 20 febbraio 1965 con Maria Giovanna Albore ha avuto due figlie Francesca e Roberta.

Incarichi

Dall’1.11.1978 è stato chiamato, per la particolare competenza acquisita nell’espletamento delle sue funzioni, al Ministero della Pubblica Istruzione – Direzione Generale Istruzione Universitaria, ove si è occupato, in particolare, del settore contenzioso del personale non docente, ricoprendo l’incarico di coordinatore;

Dal 29.9.1981 è stato incaricato dal Ministero della Pubblica Istruzione di recarsi in missione a Potenza con funzioni di dirigente amministrativo; in detta Università ha espletato il suo incarico in due momenti di significativa importanza e di grande delicatezza: il primo connesso alla impostazione delle complesse attività di competenza di una Università di nuova istituzione (L. 219/81); il secondo relativo al passaggio dalla fase progettuale a quella della normalizzazione

Nell’anno 1985 ha ricoperto la carica di Direttore Amministrativo presso l’Università di Lecce;

Dal luglio 1986 al luglio 1993 è stato Direttore Amministrativo dell’Università degli Studi della Basilicata;

Dal luglio 1993 al 31/12/2003 ha ricoperto la carica di Direttore Amministrativo dell’Università degli Studi di Bari;

È stato Direttore Generale del Centro Internazionale Alti Studi Universitari e Direttore Amministrativo dell’Università Telematica “Giustino Fortunato” di Benevento.

Il consenso unanime alle sue idee e ai progetti che curava nei dettagli gli valsero la nomina a Presidente del CODAU (Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie) per il periodo dicembre1996 – giugno 1999, che ha le seguenti finalità:

  • svolgere attività di coordinamento e di indirizzo nella gestione delle Istituzioni universitarie, nel rispetto dell’autonomia delle stesse;
  • instaurare rapporti sistematici con: Ministeri, CRUI, ANVUR, CNSU, OO.SS., ARAN, Comitati di settore e altri Organismi istituzionali per la promozione di studi congiunti, ricerche e proposte di soluzioni su problematiche attinenti la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa delle Istituzioni universitarie, anche al fine di favorire una omogenea applicazione delle norme di specifico riferimento e la diffusione di buone pratiche;
  • attivare relazioni con organismi e rappresentanze parlamentari, di governo, sindacali, in ordine alle problematiche di interesse delle Istituzioni Universitarie, della dirigenza e del personale universitario in genere;
  • instaurare rapporti di collaborazione con analoghe Organizzazioni nazionali e sovranazionali, per scambi di esperienze e conoscenza di esigenze e orientamenti, al fine di formulare valutazioni e proposte anche di provvedimenti normativi, per il miglioramento ed il consolidamento dell’integrazione a livello europeo ed extraeuropeo;
  • promuovere e valorizzare i dirigenti delle Istituzioni universitarie, anche attraverso iniziative volte a favorirne la formazione, la crescita e lo sviluppo professionale.

 

Innocenzo Santoro svolse tale ruolo con dignità offrendo il meglio di sè stesso con innegabile passione ed entusiasmo, meritando nel dicembre 2000 il premio del Presidente della Repubblica Italiana con la consegna della Medaglia d’oro quale “benemerito della scienza e della cultura”.

 

Docenze

Ha tenuto numerose docenze nell’ambito dei Corsi di formazione per il conferimento della qualifica dirigenziale ai capi di Istituto, organizzati in diverse sedi tra le quali ‘Università Cattolica S. Cuore di Milano su diverse tematiche quali “La figura del dirigente” “Il budget e il bilancio dell’Università” come Coautore della monografia (terza edizione) intitolata “Stato giuridico dei Professori Universitari” – Cacucci Editore, Coautore di “Ordinamento universitario – annotato e coordinato” – edito il 1998 da Cacucci con successivi aggiornamenti fino al 2008; Coautore di “L’autonomia statutaria delle università” – edito nel maggio 2005 da Associazione Rui. – Universitas Quaderni Coautore di “Raccolta leggi XII – XIII Legislatura di interesse del M.I.U.R.” edito da Associazione Rui Universitas

 

Riconoscimenti

Nell’anno 2000 è stato insignito del titolo di Ufficiale della Repubblica Italiana;

Il 17 aprile 3004 ha ricevuto il Sigillo d’Oro dell’Università di Bari;

Nell’anno 2004 è stato insignito del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana;

Nel gennaio 2005 gli è stata consegnata medaglia d’oro dal COINFO (Consorzio Interuniversitario della Formazione”;

Nel marzo 2005 è stato insignito di riconoscimento per l’impegno profuso in qualità di Direttore Amministrativo dell’Università degli Studi di Bari per lo sviluppo del Centro Universitario Sportivo.

 

Altre informazioni sulle diverse attività di studio e sulle proposte di particolare valenza presentate da Innocenzo Santoro sono riportate nella pubblicazione “Innocenzo Santoro e l’Università della Basilicata nel 40° anniversario della costituzione (1982-2022)” a cura di Aldo Luisi, Università degli Studi della Basilicata, 2022.

Di questa pubblicazione vengono qui riportati alcuni brani significativi curati dal Prof. Aldo Luisi

Innocenzo Santoro e l’Università della Basilicata di Aldo Luisi

Fu costituita con l’approvazione della legge 219 del 1981, che di fatto mise in piedi il progetto dell’Ateneo, a seguito del terribile terremoto del 1980. Il 23 novembre una scossa di magnitudo 6,9 devastò la Campania e la Basilicata provocando 2.914 morti e migliaia di feriti. L’intervento dello Stato mirava oltre alla ricostruzione delle aree colpite dal sisma, anche all’istituzione di un polo accademico che fosse per le genti lucane segno di rinascita e di risurrezione, di glorioso ritorno alla vita, di consapevole speranza verso un avvenire migliore.

L’embrione dell’Università, infatti, è racchiuso negli articoli dal 39 al 45 della legge 219/1981. In particolare, è il 39 a posare la prima virtuale pietra: “Con effetto dall’anno accademico 1982-1983 è istituita l’Università statale degli studi della Basilicata con sede in Potenza”. Immediatamente dopo partirono anche tutte le procedure per metter in piedi la struttura accademica, da un punto di vista normativo, organizzativo e logistico.

Innocenzo Santoro in quel periodo era ancora operatore infaticabile e “allievo privilegiato” della prestigiosa scuola di Domenico Fazio, Direttore Generale, illuminato e senza confini, del   Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Il processo di “costituzione” dell’Università passa quindi per il 27 aprile 1982, con l’insediamento del comitato tecnico-amministrativo (composto dai rappresentanti della Regione, del Ministero della Pubblica istruzione e del mondo politico lucano). Santoro, su proposta del Direttore Fazio, entrò nel Comitato tecnico-amministrativo per i faticosi lavori preliminari per arrivare al 21 luglio 1982, giorno dell’insediamento del Senato accademico a Roma, nella sede della Direzione generale per l’istruzione universitaria.

Dal primo novembre 1982, le presidenze del comitato e del Senato accademico furono assunte da Cosimo Damiano Fonseca, primo rettore dell’Università della Basilicata (carica che ricoprì fino all’anno accademico 1993-1994). Il 30 agosto 1983, lo Statuto del nuovo Ateneo lucano fu approvato con decreto del Presidente della Repubblica; del comitato tecnico-scientifico che lo ha redatto facevano parte Sabino Cassese, Giovanni Marongiu, Giunio Luzzato, Sergio Zoppi e Innocenzo Santoro.

Vengono così istituite quattro facoltà (Agraria, Ingegneria, Scienze, Lettere) con nove corsi di laurea. Ingegneria idraulica rappresentò una novità nello scenario dell’offerta formativa, a cui si aggiunse un’altra innovazione didattica per quell’ambito scientifico: la difesa del suolo e la pianificazione territoriale. Il 23 novembre 1983 fu il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, a inaugurare l’anno accademico 1983-1984, avviando di fatto le attività dei nove corsi di laurea.

Nel primo anno accademico gli iscritti saranno poi complessivamente 904.  Enzo Santoro si rimboccò subito le maniche della camicia e iniziò un duro lavoro, innanzitutto per trovare una sede più ampia rispetto alla sede di partenza in Via Nazario Sauro, circoscritta in soli 142 metri quadrati e locali idonei per svolgere la didattica con presenze assidue e numerose di studenti decisi a non lasciare la propria terra per studiare in altre località accademiche. Bisogna riconoscere in questa circostanza la caparbia volontà dei Lucani, tenaci, duri, attaccati alle proprie tradizioni.

Enzo Santoro da Lucano giocava in casa e svolse il suo ruolo di primo Direttore Amministrativo con encomiabile impegno e dignità professionale di altissimo livello. La sua preoccupazione era di avviare un’Istituzione nel migliore modo possibile, vincendo tutte le difficoltà locali e politiche senza mai lamentarsi, ottenendo con dolcezza e fermezza strutture, attrezzature e arredamenti, parte dalle Istituzioni regionali, parti dal ministero, parti anche dall’Amministrazione del Comune di Potenza.

Tutto ciò significa che Enzo Santoro era in grado di intrecciare rapporti amichevoli con tutti e chiedere con saggio equilibrio le cose necessarie e utili a rendere prestigiosa una Istituzione Accademica che dava lustro a un territorio quasi sempre bistrattato, mortificato, affondato nella sua povertà e nella sua scarsezza economica, mai esaltata nella ricchezza culturale, ovattata da silenzio inspiegabile, pur avendo uomini di alto profilo culturale e scientifico a disposizione.

E fu ancora opera di Innocenzo Santoro, nel 1990, ad arricchire di un altro momento storico l’Università: fu infatti firmata la pergamena per la posa della prima pietra del polo di Macchia Romana, progettato per dare all’Università un secondo polo nel capoluogo lucano, dopo quello originario del Francioso in Potenza.

Ancora sotto l’impulso di Santoro nel 1989 fu istituito l’Irsub (Istituto regionale per il diritto allo studio) che diventerà nel 1997 (Santoro era già dal 1993 a Bari) Ardsu, l’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario, per la cura dei servizi agli studenti (ristorazione, alloggio, borse di studio, progetti Socrates, Erasmus).

La sede di Matera, invece, fu ufficialmente inaugurata nel 1992: il 7 febbraio fu la città dei Sassi ad ospitare la cerimonia di apertura dell’anno accademico 1992-1993 nell’edificio che ospita la scuola di specializzazione in Archeologia (rispetto alle cerimonie di novembre nella sede potentina), proprio per dare maggior risalto all’evento.

Sempre nel 1992, ma il 14 maggio, si posa la prima pietra per la costruzione del polo scientifico-Tecnologico di Macchia Romana, a Potenza: la struttura (il cui progetto preliminare fu approvato nel 1987, curato da Santoro) sarà inaugurata l’11 febbraio 2000, e completerà per l’Università della Basilicata la “mappa” delle sedi così com’è oggi.

Nel 1991 Papa Giovanni Paolo II venne in visita a Potenza e incontrò i giovani studenti, il personale amministrativo e il corpo accademico dell’Università. Così si espresse: “L’università si dedica com’è ovvio alla cultura nella forma più consapevole e impegnata. Ha, quindi, un nativo ed essenziale rapporto con l’uomo. La ricerca culturale, quale articolato processo di umanizzazione, coinvolge tutte le realtà, dalla persona alla comunità, dalla natura alla tecnica, dalle strutture sociali alle istituzioni, e si propone di renderle costantemente più umane, più consone, cioè alla dignità e alla libertà dell’uomo”. (Giovanni Paolo II, discorso nell’aula magna dell’Unibas, 1991).

Innocenzo Santoro ha vissuto la protagonista l’intera vicenda della costituzione dell’Ateneo lucano. Fu assieme al Rettore Fonseca l’artefice della organizzazione amministrativa e didattica. Furono uomini della Provvidenza, votati al sacrificio ed è giusto e doveroso riservare ad entrambi il ricordo riconoscente dell’intera comunità lucana e lasciare memoria della loro operosità alle future generazioni.

Santoro non si limitò a svolgere con entusiasmo il ruolo di Direttore Amministrativo, cioè responsabile del funzionamento e dell’organizzazione degli uffici, dei servizi e delle risorse strumentali dell’Università; non si fermò a coordinare le attività dei dirigenti e funzioni equiparate e del personale tecnico-amministrativo, conformando la sua attività agli indirizzi, agli obiettivi e ai programmi degli organi di governo e curando l’osservanza delle relative direttive, ma andò ben altre allacciando rapporti con gli enti locali e con ferma dolcezza, li obbligò a collaborare unificando gli sforzi a favore dei giovani studenti.

Conferì alla comunità lucana un nuovo volto non più solcato da lacrime per lo stato pietoso di arretratezza, ma un volto radioso e pieno di speranza in un futuro socialmente e culturalmente avanzato.

 

La lungimiranza di Innocenzo Santoro uomo della Istituzione

È un dovere ricordare quanti abbiano contribuito allo sviluppo socioculturale della Basilicata e del Mezzogiorno. È un dovere della memoria che va ricordata attraverso i suoi figli in modo da rendere fruibile alle generazioni future il patrimonio di inestimabile valore, fatto di esempi, di attaccamento al lavoro, di onestà intellettuale, lasciato in eredità a tutti.

Santoro fu un uomo di cultura giuridica che viveva frettolosamente all’inseguimento del dettato legislativo che studiava con avidità per carpire le parti più idonee e coerenti con l’Istituzione che rappresentava. Leggeva e meditava in silenzio e nel massimo raccoglimento, assorbito da un unico impegno dominante: offrire ai giovani un’istituzione convincente, confortevole e trattenerli in loco impedendo il trasferimento in altre sedi accademiche più rinomate.

Era uomo versatile e aperto alle innovazioni e considerava fondamentale il ruolo degli enti locali, come ho già sottolineato, e riteneva di straordinaria importanza ed efficacia il coinvolgimento di tutte le realtà per il bene della comunità. Guai a camminare da soli, era solito ripetere. Chi riesce ad avere queste idee che favoriscono il bene sociale deve essere ricordato. Questo suo messaggio va divulgato a voce alta e gridato dai tetti, come dice il vangelo di Matteo, in modo che tutti possano ascoltarlo.

Da buon lucano Enzo Santoro sapeva come agire avendo una cosciente conoscenza della realtà della Basilicata che si dibatteva nel ricordo tra felicità dei tempi antichi e infelicità dei tempi moderni. Conosceva perfettamente il fragile e precario equilibrio esistente tra la rassegnazione alla miseria e alla povertà e il desiderio di incamminarsi verso una strada di progresso e di cambiamento.

Durante i suoi anni di permanenza a Potenza come Direttore e con la complicità del brillante primo Rettore Fonseca l’Università divenne sede di importanti convegni internazionali e la stessa Università acquisì in breve tempo una ottima reputazione, tanto che il quotidiano “La Repubblica”, nello stilare la graduatoria delle facoltà eccellenti italiane, incluse il biennio di ingegneria di Potenza tra le facoltà virtuose. Fu il più bel premio che meritarono entrambi.

Un’ultima nota. Santoro non amava la notorietà; era schivo di protagonismo. Era solito dire che solo i politici sono capaci di stare sul palco per gli applausi, come le prime donne che amano stare in vetrina. Lavorava in silenzio e lontano dalle scene.

Un uomo d’altri tempi! Merita il rispetto e il giusto premio per quello che ha fatto e ha lasciato in eredità alle generazioni future. Vale la pena ricordare l’epigrafe che racchiude perfettamente la sua operosità: si quaeris monumenta quae de eo loquantur circumspice (Se cerchi opere che parlino di lui, non perdere tempo a cercarle, è sufficiente che tu guardi attorno), come dire: troverai la risposta.

Premessa

 

Quando si perde un valore rimane solo il vuoto, un vuoto incolmabile. È questo l’effetto prodotto in tanti amici dalla perdita di Innocenzo Santoro, un uomo, un genitore, un professionista, una figura nobile inserita nella comunità universitaria in punta di piedi sin dalla giovane età, quando era ancora studente universitario, quando il suo nome era ancora coperto da ovattato silenzio, pur svolgendo mansioni di alta responsabilità nell’Opera Universitaria.

 

Nell’austero corridoio del rettorato di Bari, nei saloni addobbati con gusto classicheggiante e adibiti a riunioni, tutti docenti dirigenti studenti ricorderanno sempre il suo aspetto dolce e severo nelle ore di lavoro, gradevole nelle brevi pause distensive, garbato, attento e dignitoso negli incontri istituzionali. Sempre disponibile e solerte nel consigliare coloro che a lui si rivolgevano intessendo con tutti dialoghi interessanti.

 

Entrava in argomento quasi in silenzio seguendo il suo istinto naturale che poggiava le basi su due virtù straordinarie in suo possesso: l’umiltà e la saggezza. Non amava esternare la profondità del suo pensiero, pur avendo un bagaglio culturale molto ricco e una profonda conoscenza della disciplina amministrativa e della gestione del personale che lo rendevano sicuro e autorevole.

 

La morte ci ha tolto la gioia della presenza fisica dell’amico Enzo, ma non può privarci del ricordo delle sue virtù che sono presenti in tutta la loro efficacia. Il 30 Novembre 2019 è il giorno della sua morte che svolge una duplice e contrastante funzione: una positiva, giacché consente all’interessato il congiungimento col Signore, nobile aspirazione dei credenti; l’altra negativa per chi resta, giacché priva amici, parenti e discepoli del defunto della sua presenza fisica e del senso autentico del suo passaggio su questa terra. (…)

 

Consegno questa memoria dello scomparso Innocenzo Santoro a tutti gli amici, ai parenti, e a quanti lo hanno stimato. A tutti dico: siate sempre orgogliosi di coloro che in vita vi hanno regalato un sorriso, che vi hanno dato gratuitamente un ricordo, che hanno lasciato un esempio da tenere come modello, specie se con questi avete condiviso gioie, timori, sofferenze.

Immagino il colloquio che ha avuto con sorella morte e il modo come ha affrontato gli ultimi istanti. Un professionista forte come lui, sempre sicuro, certamente non avrà tremato di fronte a sorella morte, certo non avrà applaudito alla sua prima apparizione, ma avrà riservato a lei un’accoglienza in linea col suo carattere forte, deciso, sicuro, sempre ironico, distaccato e controllato.

 

Il ricordo di un amico

L’affabile Enzo è uscito di scena il 30 Novembre 2019 in modo silenzioso e discreto, così come era nel suo costume: vivere rettamente, operare onestamente, svolgere le funzioni di marito e di papà premuroso, di professionista attento e scrupoloso, di uomo preciso, corretto all’insegna della discrezionalità, della semplicità, dell’amabilità.

Una silente ma violenta e crudele malattia, che lasciava poche speranze a una favorevole soluzione ha colpito duramente Enzo, amico di tutti, uomo esemplare, papà amabile, Direttore amministrativo acuto e straordinario. Dopo mesi di ansia, di speranza, poi l’epilogo inatteso: la più triste delle notizie. La famiglia, gli amici e l’intera comunità universitaria hanno perso d’un colpo un caro amico, un consigliere impeccabile, un maestro esemplare, un punto di riferimento costante.

 

Un male severo, non controllabile che ha un impatto significativo sulla qualità della vita, lo ha sfiancato, debilitato nel corpo, non nello spirito. Una roccia si è frantumata lentamente e abbiamo assistito impotenti alla lenta demolizione d’un fisico integro, di un vulcano sempre in attività ricco di iniziative.

Nelle ultime settimane, il male che aveva colpito il suo fisico ormai debilitato, dimagrito, provato, sembrava che avesse inciso anche sul suo umore; difatti, Enzo aveva perso la voglia della curiosità, e il desiderio di sorridere. Chi non ride e non ne ha voglia è come se chiudesse la porta in faccia alla vita.

La sua lucida intelligenza aveva percepito sin dall’inizio la gravità del male con ammirevole rassegnazione e, ciononostante, ha saputo sopportarne le conseguenze con rassegnata umiltà. Enzo sapeva, era pienamente cosciente dell’esito finale del male che aveva aggredito il suo dignitoso aspetto.

Gli ultimi giorni la sua poderosa tempra ha ceduto di fronte al male impietoso, tanto da renderlo un motore immobile solo fisicamente, ma moralmente ancora utile essendo ricco di doni e sorprese, che ha lasciato come ricordo a tutti: una invidiabile eredità di affetti, abbinata a una carica di simpatia, accoppiata a un entusiasmo straordinario e a una travolgente voglia di vivere davvero singolare.

Degli uomini forti e sicuri Enzo Santoro possedeva la saggezza e l’equilibrio, che trasparivano da ogni sua azione e tutti li percepivano sin dal primo contatto, anche se occasionale.

Proprio in queste circostanze l’interlocutore s’accorgeva di avere di fronte una   personalità dallo spessore morale di altissima fattura, un cristiano di solidissima fede, un alto dirigente saggio ed equilibrato, che non creava distanze, anzi dopo poche battute ti sentivi a proprio agio, fino a entrare facilmente in confidenza, sempre nel rispetto reciproco.

In ogni circostanza appariva sereno nei giudizi, fermo nelle decisioni, umano nei consigli. Le cariche delicate ricoperte nelle varie Università italiane, in circostanze anche particolarmente difficili, danno ragione sufficiente a queste riflessioni.

Nei momenti, invece, di piacevole e amichevole conversazione, peraltro mai banale e fine a sé stessa, la sua presenza discreta non era mai dominante, nonostante il forte carisma che esercitava la sua persona, il ruolo di comando che interpretava con cristallina esemplarità.

Il suo eloquio caldo e pacato, accompagnato dal timbro di voce mai forte, ma sempre suadente e carezzevole, ti coinvolgeva per la ricchezza dei contenuti, per la varietà degli esempi, che attingeva di continuo dal suo ricco mondo esperienziale.

Al primo incontro rimanevi subito affascinato perché eri soggiogato dalla sicurezza e padronanza dell’argomento, sia quando esercitava il ruolo di Direttore sia quando ti affiancava come amico, come genitore e da quel momento, dal primo contatto, partiva un rapporto di collaborazione e d’amicizia davvero straordinaria.

Ho discusso più volte con lui su problemi di diversa natura e ho potuto godere immensi benefici. Ogni attività deve produrre del bene, era solito ripetermi; perciò, tutte le iniziative erano concertate per conseguire questo obiettivo. Era solito accompagnare queste parole con un sorriso appena abbozzato a cui ricorreva quando intendeva chiudere un discorso che aveva condiviso con l’interlocutore.

Mi piace anche ricordare il tratto della sua genuina spontaneità che lo rendeva particolarmente schietto di indole, aperto d’ingegno, generoso di sentimenti, al punto che, a volte, si rattristava d’improvviso di fronte al dolore, alle miserie umane. Ma come per incanto, dall’immenso patrimonio culturale della sua dottrina, tirava una frase lapidaria che ti riempiva il cuore di speranza, facendoti superare lo sconcerto momentaneo.

Comunque sia, la fine delle nostre attività umane è sempre un trauma per i familiari, per i parenti, per gli amici che restano: la crudele morte, infatti, colpisce proprio questi, non certamente il defunto che se ne va dopo la visita delle tre funeste sorelle della mitologia greca, che Esiodo nella sua Teogonia definisce eufemisticamente “sorelle della notte”. (…)

Quanti ricordi, Enzo! Resterai sempre vivo in mezzo a noi. Sei passato facendo del bene. Noi ricambiamo la tua generosità parlando ancora di te, ricordando la tua forza cristiana, la tua saggezza, la tua grande umanità, ma soprattutto il tuo equilibrio.

Ora non sei più tra noi e siamo tristi, enormemente soli e lo sconcerto provoca in noi grande dolore. Io ho perso un punto di riferimento, un grande amico, una persona squisita a cui potevo rivolgermi per chiedere e ottenere subito senza mai ricambiare se non con un sorriso per esprimere il grazie dal profondo del cuore.

Questa forma di altruismo coltivata in modo egregio non è facilmente riscontrabile in altri. Puoi chiamare in causa tutte le virtù vi troveresti sempre presente Enzo Santoro, perché le viveva intensamente, le praticava con garbo sorprendente e le attuava con decisione immediata.

In tutti è ancora vivo il ricordo della sua lunga presenza nella Comunità universitaria, del confidente, dell’amico che nei momenti difficili ti stava accanto con quella bonomia e saggezza che ti sconcertava, non perché ti confondeva con la dottrina o con difficili discorsi, ma perché ti riempiva di gioia e di coraggio con un linguaggio semplice e suadente.

Alcuni beni sono insostituibili, perché formano la certezza del nostro stesso vivere e sono la ragione delle nostre azioni. Enzo era l’orgoglio della comunità universitaria. Enzo ha scelto un posto migliore dove andare, privo di affanni, di incertezze, ma pieno di luce e di gioia; di là ci guarda, ci sorveglia, ci consiglia. (…)

Ciao Enzo! Nel tuo ricordo difenderemo l’eredità che hai lasciato nelle opere compiute.

Casalis Grassani mihi patria est

 

“Sono nato a Grassano”. Chissà quante volte nel corso della sua vita Enzo avrà ripetuta questa frase! L’orgoglio di appartenenza a una comunità nella quale era cresciuto e si era formato lo spingeva a ripetere sovente la frase: sono nato a Grassano, come si evince dal ricordo dei numerosi amici con i quali ho discusso sull’argomento. (…)

Le precarie condizioni economiche e sociali della Basilicata, che si dibatteva in sempre più misere ristrettezze, fiaccavano sempre più le giovani generazioni che, desiderose di emancipazione da un sistema di oppressione e sollecitati dalla forte voglia di affermazione, col consenso dei genitori, preferirono rompere gli indugi, lasciare le proprie tradizioni secolari e inseguire sogni di gloria percorrendo nuove strade in città più grandi, dove era possibile formarsi una cultura attraverso studi impegnativi liceali e universitari.

È la strada che ha seguito Enzo Santoro, il quale aveva capito subito che non avrebbe potuto crescere culturalmente nella sua Grassano, non avrebbe potuto realizzare i suoi sogni di affermazione con azioni di promozione e di riscatto di una società languente. Lascia quindi Grassano, sempre più depauperata dal punto di vista demografico e parte con una valigia carica di sogni verso Salerno per gli studi liceali e inizia nel convitto, gestito dalla comunità dei Salesiani che lo ospitava, un’avventura che lo porterà sempre più in alto, superando difficoltà d’ogni genere, sorretto solo dalla forte e caparbia voglia di cambiare.

Riuscì nell’intento perché sapeva combattere: era duro con sé stesso, forte con gli altri, mai spigoloso sempre vigile e attento. La durezza della vita in Basilicata l’aveva forgiato alla perfezione, per cui poteva ben adattarsi a lui il detto latino: frangar non flectar (“mi spezzerò, ma non mi piegherò”).

 

L’uomo, il professionista

In questa sede intendo parlare dell’uomo, richiamare alcuni aspetti del suo carattere, della sua gioviale cordialità e ricordarlo a quanti lo hanno conosciuto, stimato, amato. (…)

 

In quarant’anni di vita spesa al servizio delle Amministrazioni Universitarie e di colloqui con dirigenti e collaboratori, di amichevoli conversazioni, mai una volta è andato fuori misura, sempre corretto e controllato interagiva con tutti elargendo a piene mani i frutti della sua ragionata saggezza.

Nel ricordare Enzo Santoro, col quale ho avuto modo di operare a stretto contatto, mi diceva un suo stretto collaboratore, posso affermare di aver appreso da lui tanti insegnamenti, in particolare “sono rimasto affascinato dal suo decisionismo, dalla sua sicurezza”, un agire gagliardo e

disciplinato da vero militare. “Mi fermavo ad ammirarlo con discrezione, mentre organizzava le attività e suggeriva strategie con sorprendente mitezza”, virtù straordinaria in un uomo abituato a comandare. (…)

 

Noi abbiamo perso un amico, ma la comunità universitaria un Dirigente di altissimo livello premuroso, attento, pronto a risolvere tutti i problemi quotidiani. Le difficoltà non lo preoccupavano per niente, perché era in grado di risolvere ogni situazione e superare le avversità con una dose di saggezza e di equilibrio, rari da trovare perché presenti solo in pochi uomini.

Enzo ha dato a tutti qualcosa di meraviglioso, senza mai chiedere nulla in cambio: del resto, un altruista nulla chiede come ricompensa, quando dona con cuore sincero, con amore vero, con spontanea generosità.

Quando esercitava le funzioni di Direttore si trasformava e si muoveva all’interno delle relazioni amministrative con sicurezza e fermezza. (…)

 

La sua biografia, che sto ricostruendo da notizie sparse disordinatamente qua e là, attende un compilatore scelto tra i tanti amici, più idoneo e capace di raccogliere materiale soprattutto intervistando i collaboratori con i quali ha condiviso ansie, timori, speranze. Le mie riflessioni sono partite dal ricordo dei tantissimi colloqui che con lui ho condiviso, durante i quali spesso abbiamo parlato di lavoro, delle difficoltà incontrate, dei sacrifici affrontati, dei risultati raggiunti a fatica e mai gratificati.

Ritengo, a buon diritto, che egli fosse la persona più idonea a svolgere il ruolo di Direttore Amministrativo delle Università. Questa mia convinzione la traggo dai suoi discorsi. Egli era una presenza assidua e costante nell’Ateneo, dove trascorreva tutte le ore di lavoro a sistemare pratiche, a indirizzare i dirigenti, a formare i collaboratori, a perfezionare progetti innovativi, a curare il bilancio, l’edilizia, i contratti con ditte esterne, lavorando sempre in silenzio, con l’umiltà e la semplicità dell’autentico uomo d’ordine, preciso, metodico e corretto, pienamente inserito a difesa dell’Istituzione.

 

I meriti del professionista

 

Ha vissuto l’ampia curva dell’esistenza professionale da vero protagonista della singolare e originale conduzione amministrativa delle Università italiane. È stato un interprete finissimo delle leggi nel rispetto scrupoloso del diritto. Su questi due pilastri della giurisprudenza Innocenzo Santoro ha costruito la sua cultura classica che emergeva prepotentemente dall’affascinante racconto della sua vita, intrisa di profondo sapere classico, discreto, non appariscente, in linea col suo modus vivendi armonioso, corretto, sostenuto dall’osservanza scrupolosa delle leggi. Un lucido atteggiamento di totale adesione al dettato giurisprudenziale, dove incontrava i valori supremi e attingeva forza e coraggio che rinforzavano il suo modus operandi, espresso con formula piena fino all’ultimo momento della sua vita attiva, conclusa a Bari il 30 Novembre 2019.

Il rapporto dirigenziale con l’ente università è durato moltissimi anni, nel corso dei quali ha profuso ogni sforzo per il suo rilancio, sia a livello regionale che nazionale, sollecitando tutta la comunità universitaria alla conoscenza capillare delle problematiche amministrative.

Mise subito in moto un meccanismo innovativo nella sede della sua direzione basato sull’esperienza acquisita in anni di lavoro svolto al Ministero dell’Istruzione, nella sede della Direzione Generale del Ministero, alla scuola del Direttore Domenico Fazio, scomparso il 20 Maggio 1999.

Spesso amava ricordare la figura e l’attività professionale di Fazio, per lunghi anni Direttore Generale del Ministero della Pubblica istruzione e poi del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica. Questa esperienza ministeriale gli consentì di esprimere il meglio delle proprie capacità, soprattutto di indirizzo, fiducioso come sempre nel più vasto compito di propulsione, di coordinamento, di valorizzazione degli elementi che aveva a disposizione.

Essendo uomo di legge studia radicitus (in profondità) le norme giuridiche che regolano la vita di un Ateneo, seleziona capillarmente le leggi dell’Amministrazione universitaria che compendia in una poderosa silloge dal titolo “Ordinamento Universitario”, Cacucci Editore. La conoscenza capillare dell’ordinamento universitario lo portò a essere parte attiva in numerosi convegni nazionali, dove presentò proposte di particolare valenza, non disgiunte da osservazioni critiche costruttive alle norme vigenti, come suggerimenti preziosi al legislatore.

Fu prodigo di contributi non solo attraverso gli interventi nei convegni, ma anche in numerose pubblicazioni, come suggerimenti singolari al lavoro degli esperti nelle commissioni ministeriali.

 

In occasioni di dibattiti pubblici non mancò di esprimere liberamente il suo autorevole pensiero su fatti attinenti all’Amministrazione universitaria in modo fermo e convincente. In queste occasioni era un vero protagonista che tutti apprezzavano per la fermezza delle sue posizioni e per la chiarezza espositiva, essenziale, diretta, efficace, priva di orpelli inutili.

Il consenso unanime alle sue idee e ai progetti che curava nei dettagli gli valsero la nomina a Presidente del CODAU (Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie) per il periodo 1996-1999, ruolo che esplicò con dignità offrendo il meglio di sé stesso con innegabile passione ed entusiasmo. Il grande impegno profuso anche attraverso proposte innovative di altissima valenza, gli valsero nell’anno 2000 il premio del Presidente della Repubblica Italiana con la consegna della Medaglia d’oro quale “benemerito della scienza e della cultura”.

 

L’eredità del Direttore Amministrativo

 

Primo obiettivo della riforma universitaria alla fine degli anni 90 è stata la realizzazione dell’autonomia didattica degli Atenei (legge 15 maggio 1997, n. 127). L’art. 17, comma 95, com’è noto, tratta della riforma dei corsi di studio universitari. Ciò significa che le Università potevano disciplinare in autonomia gli ordinamenti didattici dei propri corsi di studio nel loro regolamento didattico di Ateneo. Una vera rivoluzione didattica che introdusse nei curricula degli studenti un nuovo quadro generale delle attività formative con nuovi criteri circa i crediti assegnati a ciascuna attività formativa e le modalità della prova finale per il conseguimento del titolo.

Questa rivoluzione comportò un’attenzione particolare sulle risorse umane, definite da Enzo il vero patrimonio dell’Università. Ovviamente l’introduzione della riformulazione dell’organizzazione interna della struttura universitaria fu uno dei capolavori organizzativi della direzione amministrativa, cioè di Innocenzo Santoro, il quale provvide ad adeguare persone e struttura alle nuove esigenze didattiche. Capì immediatamente che la funzionalità perfetta si poteva ottenere solo se i vari settori si fossero mossi all’unisono, con tempistica sincronizzata.

Per rendere fluida l’organizzazione introdusse la figura dirigenziale per i vari comparti degli uffici amministrativi.

Enzo Santoro viveva il ruolo di Direttore Generale dell’Amministrazione dell’Ateno con sguardo sempre vigile su tutti i mutamenti legislativi; li studiava attentamente e subito percepiva le modalità di applicazione alla sua Amministrazione d’Ateneo. Per esempio, la manovra finanziaria 2000, presentata dal Governo, prevedeva maggiori risorse per l’università e la ricerca. Sulla base del “Documento di programmazione economico- finanziaria 2000-2003”, furono predisposti i disegni di legge relativi alle “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2000)”. Si trattò di una riforma del bilancio. Enzo studiò a fondo questa riforma e in considerazione della nuova organizzazione interna e dell’assetto importante dell’amministrazione degli uffici del suo Ateneo, in virtù anche della visione organica delle strutture e del pieno controllo delle risorse a esse affidate, avvalendosi soprattutto dell’apporto delle nuovissime figure dirigenziali di settori, propose, come prima volta in assoluto, con piena convinzione, un bilancio unico di Ateneo: si trattò di una visione antesignana che indicava una nuova strada da percorrere. Ancora oggi risulta valida l’impostazione data dal Direttore Santoro.

La sua presenza costante e sempre attiva all’interno del CODAU servì molto per lo scambio osmotico di esperienze con gli altri Atenei nazionali. Molte idee e progetti portarono nella sua sede di appartenenza, ma anche molti contributi egli diede alle altre istituzioni universitarie, specie durante il triennio della sua presidenza.

 

Ancora un’altra perla lasciata all’Amministrazione da Enzo riguarda la programmazione e la ripartizione delle risorse finanziarie d’Ateneo.

Quando fu pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale” n. 253 del 27 Ottobre 1999 il decreto ministeriale relativo al provvedimento che ripartiva le risorse per la programmazione del sistema universitario valida per gli anni 1998-2000 (110 miliardi per il 1998, 150 miliardi per il 1999 e altrettanti per il 2000, Enzo non perse tempo per approfondire l’utilizzo delle risorse finanziarie e la capacità dell’Ateneo barese di essere a pieno diritto, per strutture, personale e numero di studenti, meritevole di accedere ai fondi di finanziamento.

Le risorse erano destinate a: progetti di ricerca; centri di eccellenza nella ricerca; informatizzazione e attività statistica; sistemi tecnologici, informatici e di telecomunicazione; internazionalizzazione; scuole di specializzazione. programmi oggetto di cofinanziamento sui fondi dell’Unione europea; decongestionamento degli atenei sovraffollati; formazione degli insegnanti; autonomia didattica e integrazione dell’offerta formativa; orientamento e tutorato; adeguamento delle strutture e dei servizi per gli studenti; insegnamento universitario a distanza; scuole di specializzazione e dottorati di ricerca.

Enzo in questa circostanza fu davvero geniale e acuto osservatore delle norme che regolavano coloro che chiedevano di accedere al beneficio della legge.  Studiò le dinamiche di approvvigionamento delle risorse nazionali ed europee e riuscì ad acquisire per l’Ateneo barese risorse che contribuirono allo sviluppo e all’affermazione ad altissimi livelli dell’Ateneo barese, soprattutto con l’aggiornamento costante delle attrezzature scientifiche già in uso e l’acquisto di nuove adatte a sistemi tecnologici sofisticati.

Ancora un aspetto da non tacere è quello relativo all’imponente   potenziamento dell’edilizia allo scopo di incrementare il patrimonio d’Ateneo. Lo scopo dell’acquisto dell’ex Palazzo delle Poste di Bari fu innanzitutto per decongestionare l’afflusso degli studenti in numero sempre maggiore. Oggi la sede del Palazzo delle Poste è una struttura centrale destinata agli studenti e funge da centro polifunzionale.

Anche l’acquisto dell’ex Palazzo delle Ferrovie dello Stato della sede di Bari fu ideo di Enzo per sopperire alla forte richiesta della Facoltà di Scienze Politiche, sprovvista di sede autonoma.

 

Enzo ha amato l’Università di Bari più delle altre Università, dove è stato lasciando un’impronta indelebile. Ci sono ancora oggi segnali della sua presenza sia nell’Università della Basilicata sia in quella di Lecce e, infine, anche in quella telematica di Benevento.

 

Come segno di riconoscimento per l’opera svolta con amore e dedizione il Senato Accademico di Bari, presieduto dal Magnifico Rettore Stefano Bronzini, ha voluto dedicare a Innocenzo Santoro la Sala Riunioni adibita a servizio delle Direzioni Amministrative centrali e per le Riunioni del Collegio dei Revisori dei Conti e del Nucleo di Valutazione, posta al primo piano dell’Ateneo.

L’ordinamento universitario. Annotato e coordinato

di Vingiani Francesco S. Innocenzo Santoro edito da Cacucci, 2019

L’ordinamento universitario. Annotato e coordinato: Le profonde modifiche alla normativa universitaria intervenute dal lontano 2008, data della quarta edizione de “L’ordinamento universitario”, hanno indotto gli autori a predisporre una nuova edizione del testo. È ben noto che i moderni mezzi di comunicazione rendono possibile l’accesso a leggi, regolamenti e atti delle pubbliche amministrazioni, ma ciò non vale a sminuire l’utilità del volume.

La trattazione è infatti sviluppata per materia; in essa convergono tutte le disposizioni contenute nelle più svariate normative, integrate da ampie note, contenenti richiami giurisprudenziali e dottrinali.

Viene così offerto uno strumento di immediata e rapida consultazione, che consente di districarsi agevolmente all’interno della normativa che riguarda le università o la cui applicazione è estesa agli atenei, in modo da individuare le norme necessarie alla risoluzione delle problematiche che investono chi è chiamato a gestire a vario titolo le università.

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