GUERRICCHIO LUIGI

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GUERRICCHIO LUIGI

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Matera 12 ottobre 1932 – 26 giugno 1996

Frequentò a Milano l’Accademia di Brera, entrando in contatto con Rocco Scotellaro, Carlo Levi, Renato Guttuso. con il movimento artistico Corrente e con quello della Giovane pittura milanese. Partecipò a numerose mostre di rilievo nazionale ed internazionale, tra cui l’VIII, IX e X Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, la biennale dell’incisione di Venezia, Intergrafik ’65 a Berlino. Ha ricevuto diversi riconoscimenti in Italia ed all’estero.

Nato a Matera il 12 ottobre 1932, Luigi Guerricchio, Ginetto per gli amici, divise la propria esistenza in due modi contrapposti, una gioventù dinamica e avventurosa e una maturità rintanata in casa. Gli studi in Scienze Politiche a Firenze abbandonati per il colore e il disegno, la fuga a Napoli, per approfondire la conoscenza della scuola realistica e l’incontro con Rocco Scotellaro, il poeta    sindaco di Tricarico, la scoperta del neorealismo e del mondo contadino, un mondo sconfitto, cacciato dalla storia, travolto dalle ingiustizie sociali, la conoscenza di Carlo Levi e dell’espressionismo leviano.

Quindi le proiezioni oltre confini, con la permanenza a Salisburgo presso gli atelier di Manzù e Kokoschka. Una fuga inquieta alla ricerca di un segno proprio, riconoscibile, un principio di individuazione della propria pittura. E poi l’Accademia di Brera, negli anni d’oro per i meridionali che approdavano a Milano e si ritrovavano sotto l’ala di Raffaele Carrieri, di Quasimodo, di De Grada, insieme a Cantatore, Guttuso, Treccani. Mutuando lo stravolgimento figurativo dell’espressionismo europeo, Guerricchio lo avrebbe applicato alla realtà contadina del Mezzogiorno in una pittura di denuncia che portava sotto gli occhi di un’Italia disattenta le condizioni di una parte del paese dimenticata dal destino e dai governi.

Le figure di Ginetto apparivano arrotondate nel volto e nei corpi, sembravano fuggite a una mano arcaica e infantile. Le sue campagne erano popolate di dannati costretti ad aggirarsi nudi, infelici e disperati. Una mano gotica e popolaresca che privilegiava il disegno e l’incisione e che tendeva a rattrappire tutto in dimensione fantasiosa, capace di rendere tutto tozzo e grazioso. Ecco i mietitori, gli artigiani, le donne dei vicoli, i tagliatori del Maggio di Accettura. Contadini con teste calve come sacerdoti egizi e racchiusi come orci di carne nella loro miseria. Creature di argilla o di paglia, fatte per vivere di sola paglia e di sola argilla, recano sulle spalle l’albero tagliato, con silenzio religioso, come per una preghiera, una condanna, o una maledizione.

Era la Lucania di Sinisgalli e di Ernesto de Martino, la Lucania entrata nel mito dell’antropologia e narrata da Giambattista Bronzini, da Leonardo Sacco, da Manlio Rossi Doria, quella rappresentata dalle interpellanze di Fortunato, Nitti, Ciccotti e dipinta fino ad allora da un realismo oleografico. Guerricchio la riproponeva in una linea colta e moderna, fascinosa e vicina alle esperienze della pittura e della grafica internazionali. Fu la sua carta vincente, perché venne subito ospitato a Modena e Livorno, alle Quadriennali di Roma e alla Biennale di Venezia. Il suo realismo magico riproduceva la poesia sentenziosa di Sinisgalli, di Pierro e di Scotellaro.

Una via di impegno civile che lo portò ad aderire al gruppo di Nuova Corrente, a Firenze, e che lo impose come incisore e pittore, in rassegne mondiali, dall’Europa all’America, alla Cina, all’Australia.

Poi, negli anni Settanta, con la svolta economica del Mezzogiorno, la decisione di Luigi di rientrare e dedicarsi all’insegnamento a Bari. Su invito di Franco Palumbo tiene presso la Scaletta di Matera dei corsi di incisione. La città dei  Sassi  è frequentata da Josè Ortega, Assadour, Pietro Consagra, Carlo Levi, Peppino Appella. Sono gli anni in cui Leonardo Sacco porta la redazione di “Basilicata” a Matera e apre i battenti il Centro Levi presso Palazzo Lanfranchi. Tempi di grandi dibattiti intorno al parco antropologico dei Sassi.

Ma l’ondata di consumismo che ha toccato il Sud degli anni Ottanta segna anche la fine della società contadina. Ora la denuncia di Guerricchio si attenua. Finiscono le stagioni dei viaggi, nasce quella seconda fase della vita in cui il maestro lucano si rintana tra i Sassi, nell’elegia del grande cimitero arcaico. Ora resta solo il tempo per registrare la disfatta, fare la conta dei sopravvissuti, percorrere le ceneri della civiltà del vicolo e sorprendersi in una sconfortata ricerca del passato. Tutto è sparito nell’assalto della modernità che ha distrutto ogni identità culturale.

Ginetto Guerricchio è dunque  la continuità della tradizione pittorica lucana. Dopo il rinascimentale Altobello Persio, dopo i Giovanni Todisco e il Pietrafesa, dopo Carlo Levi c’è lui, a descrivere l’ecatombe contadina e la società del malessere. Interprete della nostra civiltà, colta nel momento della metamorfosi da rurale a borghese. I suoi pupi hanno stampato sul volto la paura del passaggio, le incertezze del mutamento. Essi sono creature di un cantare, fantasmi fuggiti da capitelli romanici e gotici, dal telone di un cantastorie o dalle fiancate dei carri costruiti annualmente in onore della Madonna della Bruna. E lui stesso, Luigi, Ginetto, come lo intendevamo per affettuosità, con la giocosità ironica, col bagaglio di ricordi e di riferimenti a una gaudente e impenitente vita da scapolo di provincia, dalla battuta fulminea e divertita, i suoi viaggi di studio e di scoperta, bloccati da una rivolta interiore, pietrificati nel sonno della provincia, proprio lui sembrava incarnare le figure prigioniere delle sue tele, come tante belle addormentate nel bosco della memoria.

Se ne andò in maniera epica e fulminea, come Enrico Berlinguer durante un comizio. Ginetto aveva preteso di fare lui gli onori di casa agli amici giunti a Matera ad inaugurare la sua mostra di pastelli che descrivevano l’agonia della murgia. La grande murgia che si stende attorno ad Altamura fa da grembiule a Gravina e a Matera e alla quale aveva sentito il bisogno di dedicare una quarantina di disegni per un’edizione originale de Il mercante della murgia.  Stava parlando nella saletta di un bar intitolato ad Hemingway davanti a un pubblico di estimatori e si accalorava nella passione della descrizione, come un personaggio di Hemingway, con ironia ma anche con sentimento civile, con la forza evocativa che si coglie nel giovane Scotellaro, raffigurato da Levi tra i contadini lucani, nell’Italia 61 del vicino palazzo Lanfranchi. E fu lì che lo colse la morte, all’improvviso, il 25 giugno 1996.

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Guerricchi

 

Luigi Guerricchio

Luigi Guerricchio (Matera, 12 ottobre 1932 – Matera, 25 giugno 1996) è stato un pittore italiano.

 

Biografia

 

Dopo la maturità classica conseguita nella sua città natale, frequenta la Scuola di Nudo e successivamente il corso di Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli; durante gli anni trascorsi nel capoluogo partenopeo aderisce al movimento dei Giovani Realisti Napoletani ed inoltre conosce a Portici Rocco Scotellaro, poeta lucano che avrà grande influenza sulla sua vita artistica, e grazie all’amicizia con Scotellaro incontra a Roma Carlo Levi e Renato Guttuso. Si trasferisce temporaneamente a Salisburgo dove frequenta le scuole di pittura e scultura di Oskar Kokoschka e di Giacomo Manzù. Nel 1956 si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Brera, dove è allievo di Domenico Cantatore, ed entra in contatto con la corrente della Giovane pittura milanese ed il movimento artistico Corrente. Rientrato a Matera negli anni sessanta, si iscrive al Partito Comunista Italiano ed oltre alle sue numerose opere, si dedica all’attività di insegnante di Disegno presso diversi Istituti scolastici.

Nel 1963 una sua opera viene esposta alla mostra Contemporary Italian Paintings, allestita in alcune città australiane.

Muore a Matera nel 1996 per un arresto cardiaco avvenuto nel giorno dell’inaugurazione del suo ultimo lavoro, Il Mercante della Murgia, una realizzazione delle carte del Mercante in fiera disegnate dal Guerricchio con le figure, la flora e la fauna, i prodotti e gli antichi mestieri tipici della sua terra, la Murgia.

 

Opere

 

L’opera del Guerricchio negli anni si è estesa alla pittura, al disegno a pastello, all’incisione con le tecniche dell’acquaforte, dell’acquatinta e della xilografia, ai mosaici, alla cartapesta. La sua pittura è fortemente influenzata dalle immagini e dai paesaggi a lui familiari, in primo luogo Matera ed i suoi Sassi, ma anche il Mezzogiorno più in generale, le campagne, le feste ed il lavoro delle popolazioni meridionali. L’attenzione all’uomo ed alla sua terra di origine permeano la pittura di Guerricchio di un intenso realismo figurativo. Partecipa a numerose mostre di rilievo nazionale ed internazionale, tra cui l’VIII, IX e X Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, la biennale dell’incisione di Venezia, Intergrafik ’65 a Berlino, Premio Ramazzotti a Milano, Premio del Fiorino a Firenze, Mostra internazionale di arte impegnata a Vienna, Linz e Salisburgo. Ha ricevuto riconoscimenti al Premio Suzzara, al Premio Michetti di Francavilla al mare, il Premio nazionale per l’incisione a San Giovanni Valdarno, il Premio nazionale di pittura Posillipo di Napoli, il Premio Targa Florio a Palermo, il Premio Michaud al Fiorino del 1971. Dopo la sua morte, nel 1998 nasce l’Archivio Luigi Guerricchio con l’intento di preservare la memoria e raccogliere le numerose opere dell’artista. Inoltre, nel Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata situato nel Palazzo Lanfranchi di Matera, dopo la mostra «Luigi Guerricchio. Opere» avvenuta nel 2006 in occasione del decennale della sua morte, è stata allestita un’esposizione permanente di opere del Guerricchio nella sezione del Museo dedicata all’Arte contemporanea.

Note

Contemporary Italian Paintings, su www.quadriennalediroma.org.

Omaggio a Guerricchio, “Mercante della Murgia” alla terza edizione  su edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it.

Ragazzo col falco, su premiosuzzara.it.

Il riposo del bracciante, su premiosuzzara.it.

Archivio Luigi Guerricchio, su comune.matera.it.

Luigi Guerricchio. Opere, su basilicata.beniculturali.it

La Gazzetta del mezzogiorno.it

Mostra su Guerricchio a 20 anni dalla morte

1° marzo 2007

MATERA – Quadri, documenti, disegni, progetti, video e la riproposizione dello studio di via Ridola, dove ideò e produsse le sue opere (molte delle quali ispirate alla vita nei Sassi) e ricevette esponenti del mondo culturale, caratterizzeranno la mostra che, a 20 anni dalla morte, da domani e fino al 2 aprile, a Palazzo Lanfranchi, Matera (Capitale europea della cultura 2019) dedicherà al pittore Luigi «Ginetto» Guerricchio.

Intitolata «Lo sguardo di Ginetto. Radici e percorsi 1996 – 2016», la mostra presenterà opere e documenti poco conosciuti e in gran parte inediti dell’opera di Guerricchio, proveniente dal fondo che la famiglia ha donato al Polo Museale negli anni scorsi e mai esposti.

Il percorso della mostra, curata da Michele Saponaro e Roberto Linzalone, si snoda in sei sezioni tematiche, che riguardano gli anni della formazione, l’attività progettuale, le mostre, l’interesse per l’archeologia, il rapporto con poeti e letterati e le interviste rilasciate alle tv. «Con questa mostra – ha spiegato la responsabile del Polo Museale della Basilicata, Marta Ragozzino – si conclude il ciclo delle iniziative promosse dal Polo Museale della Basilicata con l’intento di riaccendere l’attenzione su uno dei principali protagonisti della cultura artistica lucana. Abbiamo voluto mettere insieme un ricco e diversificato programma di attività quale corale testimonianza di affetto nei confronti di un artista che ha voluto bene alla sua città, diventata Capitale europea della cultura».

Guerricchio morì il 25 giugno 1996 nel Caffè Hemingway, in via Ridola, durante la presentazione della mostra «Il Mercante della Murgia», ispirato al Mercante in fiera, da cui fu tratto un insolito catalogo e un mazzo di carte che riproducevano i 40 pastelli ispirati alla flora, fauna, costumi e tradizioni popolari dell’Alta Murgia. Il lavoro era corredato dai testi di Vincenzo Maria Spera e venne pubblicato da Dal Negro di Treviso.

Palazzo Lanfranchi tra le sezioni del Museo di Arte Medievale e Moderna ospita, accanto alle opere di Carlo Levi, la collezione dedicata a Luigi Guerricchio. L’artista (nato a Matera nel 1932) fece parte nell’immediato dopoguerra del movimento dei Giovani realisti napoletani. Conobbe e frequentò Rocco Scotellaro, Carlo Levi, Renato Guttuso. A Milano, dove frequentò l’Accademia di Brera, entrò in contatto con il movimento artistico Corrente e con quello della Giovane pittura milanese. Gran parte dei suoi lavori sono ispirati alla vita dei Sassi e alla ritrattistica.

Luigi Guerricchio. Opere – Ministero della cultura

 

https://www.beniculturali.it/comunicato/luigi-guerricchio-opere
Pubblicato il 18 dicembre 2009

 

In occasione del decennale della scomparsa di Luigi Guerricchio (Matera, 25 giugno 1996), la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Basilicata e la famiglia Guerricchio hanno promosso un importante evento espositivo, dedicato alla memoria e all’opera dell’artista materano. Si tratta della mostra “Luigi Guerricchio. Opere” che sarà inaugurata a Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata, a Matera, Venerdì 30 giugno 2006, alle ore 18.30.

Interververranno: Antonio Giovannucci, Agata Altavilla, Vito De Filippo, Carmine Nigro, Michele Porcari, Giuseppe Guerricchio, Mario Trufelli, Paolo Venturoli; Giuseppe Appella, Pancrazio Toscano.

Saranno esposte le opere eseguite dal 1953 al 1996, che documentano l’attività artistica di uno degli interpreti più rappresentativi della cultura lucana degli ultimi decenni: oli, pastelli, opere grafiche, ceramiche e cartapesta, mediante i quali Luigi Guerricchio ha espresso, con un linguaggio artistico a volte lirico, a volte oggettivo e duro, intriso di una sottile vena di ironia, i sentimenti e l’anima della gente lucana. La pittura di Luigi Guerricchio (Matera 1932- 1996), è fortemente ispirata dalle immagini e dai paesaggi a lui familiari: i Sassi e Matera, in primo luogo, ma anche le campagne e le case, il lavoro e le feste della gente del Sud. L’interesse per l’uomo e per il suo stato nella società e nell’ambiente in cui vive si traduce in un realismo figurativo permeato di cultura e tradizione popolare. Egli ha saputo trasferire in pittura gli stati d?animo e i sentimenti emergenti dalla realtà oggettiva; la fedeltà alla terra d’origine che lo conducono a interpretare con modi espressivi nuovi “un mondo antico” attraverso il racconto della quotidianità. Alla fine della sua attività diventa testimone dei cambiamenti della società lucana mantenendo una forte carica espressiva e una approfondita analisi psicologica dei personaggi protagonisti delle sue opere. “Il tempo e il luogo fanno un pittore” è l’idea che Guerricchio condivide con Carlo Levi e Rocco Scotellaro, cui fu legato da profonda amicizia.

Tale manifestazione costituirà il preludio alla esposizione permanente nella Sezione del Museo dedicata all’arte contemporanea, di una selezione di opere fra le 150 date in comodato dagli Eredi Guerricchio alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Basilicata. La mostra e il catalogo sono stati curati da Agata Altavilla, con testo critico di Giuseppe Appella, contributo storico di Paolo Venturoli e una testimonianza di Giuseppe Guerricchio. L’allestimento della mostra è a cura di Pietro Paolo Tarasco.

Il catalogo, con foto di Giuseppe Maino, è stato pubblicato da Meridiana Libri – Donzelli Editore di Roma.

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