CALICE GIOVANNI

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CALICE GIOVANNI

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Rionero in Vulture 16 aprile 1937 – 17 settembre 1997

Docente di storia e filosofia, deputato nelle liste del Partito Comunista Italiano dal 1976 al 1979 e senatore per due legislature (1979-1983 e 1983-1986)

Nel presentare la raccolta di saggi descrittivi della Basilicata tra passato e presente edito nel ‘77 con la Teti, Giovanni Calice, più noto come Nino, spiega che l’ottica ispiratrice del volume è quella di “valorizzare quanto volta per volta ha reso e rende attuale la vita della regione alla propria epoca e alle proposte, al dibattito, alle iniziative, al movimento della società nazionale”. Innestare dunque politica, vita e cultura di una regione, nella sua globalità storica, nel dibattito nazionale e contemporaneo. E in questa dichiarazione d’intenti credo si possa riassumere l’attività appassionata e tenace di Calice.
L’insegnamento veniva da Giustino Fortunato, nato come lui a Rionero in Vulture, per il quale l’indagine nel passato aveva una profonda funzione politica; il passato serviva a spiegare gli errori del presente, rappresentava le cause che avevano determinato gli effetti odierni. A Rionero, diventata la patria indiscussa delle acque minerali per la falda vulcanica del Vulture, ma città di Carmine Crocco e dunque epicentro di quelle lotte contadine note come rivolta di briganti, Calice sognava di costituire un centro studi impegnato nella riflessione politica e storiografica, come Gabriele de Rosa e Antonio Cestaro avevano fatto a Salerno e a Potenza. Non si può lavorare isolati, spiegava ancora all’inizio dell’estate del 95, come avevano lavorato Nitti, Fortunato stesso, Ciccotti. Bisogna costruire una rete di rapporti tra intellettuali, creare una scuola. Aveva dato vita con la “Calice Editori” a una piccola editrice che sarebbe diventata sempre più importante e avrebbe soppiantato l’impegno della Basilicata editrice di Leonardo Sacco. Prevedeva per l’area vulturina e per Melfi una terza provincia di Basilicata, la provincia del Bradano-Ofanto.
“Dopo anni che Rionero in Vulture si è opposta a questo progetto – diceva con entusiasmo-finalmente siamo riusciti a far votare una dichiarazione d’intenti alla Giunta. Ora è necessario che i politici del melfese, che la Fiat e la Regione si impegnino formalmente per Melfi”.
Nino era nato a Rionero il 16 aprile 1937, docente di Storia e filosofia al Liceo classico di Potenza era stato eletto al Consiglio Regionale nel 1970, dove aveva partecipato alla stesura dello Statuto Regionale e sindaco della città natale nel 1976.
Il male avanzava, inesorabile, nonostante le terapie, ma Nino Calice era preso dai progetti. Chiedeva alla moglie che cavasse dall’archivio le ultime pubblicazioni dell’editrice, mentre fuggiva nel dialogo verso la rinascita dell’alta Basilicata e citava la vicenda della Quadreria d’Errico, per la quale si stava battendo, che non restasse a Matera, ma tornasse a Palazzo San Gervasio, mi mostrava la sua piccola collezione di pittori lucani, Brenna, Broglio, Ciliento, Masini, Guerricchio. Aveva da poco tirato le Lettere da Napoli scritte da Goethe tra il febbraio e il giugno 1787 e tradotte da Fortunato e per la collana “Nuovo Mezzogiorno” aveva pubblicato un’Inchiesta operaia sulla fabbrica integrata Fiat- Lavorare a Melfi, a cura di Vittorio Rieser. Non era d’accordo il senatore Calice con l’introduzione in Basilicata del “modello giapponese”, con la “riproduzione snella” ispirata al concetto di “qualità totale” che Cesare Romiti aveva ideato per lo stabilimento di Melfi e si adoperava a realizzare inchieste tra i giovani operai e sindacalisti, per capire quanto fosse stato realizzato del primitivo progetto. Era stata un’operazione di facciata o realmente l’inizio di un nuovo modello produttivo? E a breve sarebbero usciti gli articoli di Alberto Iacoviello sull’insediamento Fiat di san Nicola. Iacoviello, l’inviato de “L’Unità” e poi di “Repubblica”, lucano anche lui, di Lavello e morto non più tardi di un anno e qualche mese prima.
Nino Calice era passato dunque dall’interesse per la Basilicata e per le lotte contadine a quello per la nuova classe operaia dell’alto Bradano.
Di classi e lotte sociali, Calice si era occupato fin dagli anni settanta, quando al terzo congresso di storiografia lucana parla del socialismo di Ettore Ciccotti. Quattro anni più tardi pubblica Lotte politiche e sociali in Basilicata.
“Questo è un libro importante- dirà Franco De Felice – un libro che pone problemi che non sono limitabili solo all’esperienza lucana”.
In una regione che non aveva mai avuto università, Calice dettava le regole per una corretta ricostruzione della storia politica e sociale. Il suo era un libro ricco di dati ma soprattutto indicativo di un metodo. Non era più sufficiente raccontare la storia della regione alla maniera degli storici patrii, con le successioni dinastiche, la citazione di date e luoghi di scontri, occorreva analizzare i movimenti popolari e la vita delle classi sociali, i rapporti di potere, gli scontri economici. Su questa lunghezza d’onda si pongono Economia e classi sociali in Basilicata durante il periodo fascista, Movimento contadino e lotte per la terra nel periodo fascista e poi nel primo e nel secondo dopoguerra e ancora Partiti e ricostruzione nel Mezzogiorno e le voci curate per Il movimento operaio italiano edito dagli Editori Riuniti. Su questa linea nacque il saggio Ernesto e Giustino Fortunato, l’azienda di Gaudiano e il Collegio di Melfi, che gli valse nell’82 il premio Basilicata.
Sono gli anni del decentramento amministrativo e il giovane docente di Rionero impegnato nella militanza politica è tra i fondatori della Regione Basilicata. Eletto deputato nelle liste del Partito Comunista Italiano dal 1976 al 1979 e senatore per due legislature (1979-1983 e 1983-1986) fa parte delle Commissioni Mezzogiorno e Bilancio del senato e viene nominato vicepresidente della commissione straordinaria per le aree danneggiate dal terremoto del 1980.
Quando conobbi Calice, nel 1985, era alla conclusione della sua lunga esperienza romana. Gli proposi, per una collana di studi lucani degli editori Osanna di Venosa, la ricostruzione del partito nella regione. Accolse l’invito con entusiasmo, quella storia non era mai stata scritta ma se la portava dentro, perché in gran parte, lui l’aveva vissuta in prima persona,nella Federazione Giovanile del Partito. Nacque così Il PCI nella storia di Basilicata. Polemicamente scriveva nell’introduzione che quel libro non voleva essere soltanto la storia di un partito, dei suoi dirigenti,della loro formazione, bensì la presenza di un movimento politico nella storia di una regione,il grado e le forme della partecipazione del PCI alle trasformazioni della Basilicata.
In questa ottica si era posta la sua azione fin dagli anni di insegnamento di storia e filosofia, in un Liceo di Potenza. In quest’ottica continuò ad agire come intellettuale e scrittore. Nel 1991 fonda infatti la Calice Editori, che conta attualmente circa un centinaio di titoli. Pubblicazioni soprattutto tascabili di rigoroso interesse meridionale nei settori dell’antropologia della storiografia e della politica. Un gusto da raffinato bibliomane che era riuscito a contagiare in famiglia e che aveva radunato attorno a lui una folta schiera di giovani: la scuola, la collaborazione, il proselitismo. In nome di questo progetto aveva fondato il “Centro Annali per una Storia Sociale della Basilicata” in seno al “Centro Studi Giustino Fortunato”,di cui era presidente. E in questa ottica aveva definitivamente scelto Rionero come quartier generale, nella sua casa accoglieva un gruppo folto di giovani intellettuali progressisti, per impedire che ancora perdurasse la dispersione di intelligenze e l’emigrazione delle menti. Il 14 settembre 1997 si spense in Rionero in Vulture.

Raffaele Nigro

IL COMUNE DI RIONERO HA DEDICATO A NINO CALICE LO SPAZIO DELLE SCUDERIE
Il 22 ottobre 2017 alla presenza della moglie di Nino, Maria Carmela Calice c’è stata la scoperta della targa commemorativa, con l’intervento del sindaco di Rionero Luigi Di Toro, la presidente del Consiglio Comunale, l’On. Antonio Placido, il prof. Franco Sabia, Costantino Conte ed Angelo Nardozza. Sono intervenuti anche la vicesindaco Maria Pinto, l’On. Roberto Speranza ed il Sen Giovanni Barozzino.
Nel suo intervento il Sindaco Di Toro ha ricordato la figura di Nino Calice come guida, maestro ricco di un patrimonio di studi culturali sempre partecipe della questione meridionale nei diversi ruoli politici svolti nelle file del PCI, come deputato della Repubblica e senatore per due legislature.
Ha fondato il Centro Studi “Giustino Fortunato” di Rionero ed il “Centro Annali per una storia sociale della Basilicata”, sviluppando una intensa attività di ricerca orientata alla valorizzazione della identità regionale. Significativa la costituzione di una propria casa editrice (Calice Editori) con la istituzione di un Premio saggistico “Giustino Fortunato”. Con le sue opere ed il suo esempio costituisce un modello di riferimento per le giovani generazioni, stimolandole a rilanciare la politica ed il loro impegno sociale.
E’ stato inoltre ricordato il suo attaccamento alla Città di Rionero, testimoniato dalla pubblicazione “Rionero, Storie sparse e disperse”, in cui ha delineato i tratti più originari di una comunità attraverso racconti di storie minime ma tipiche.

http://www.tucciariello.it/Personaggi/Calice_Nino/index.php
Un’intera vita spesa fra storia, cultura e politica
NINO CALICE, LO STUDIOSO, IL MERIDIONALISTA
di Michele Traficante

Il 2 maggio 1999 è stato ricordato con un interessante convegno, presso la sala Vorrasi di Rionero in Vulture, il compianto senatore Giovanni Calice. Numerosi gli autorevoli relatori che hanno tratteggiato la figura e l’opera di storico, di politico e di uomo di cultura dell’illustre scomparso. Fra questi la prestigiosa presenza dell’on. Giorgio Napoletano. Anche noi, orami prossimi al decennale della sua scomparsa, assai modestamente, vogliamo ricordare il senatore Giovanni Calice, deceduto nella sua casa di Rionero in Vulture il 14 settembre 1997, stroncato da un male incurabile all’età di 60 anni.
Era nato nella città fortunatiana il 16 aprile 1937. Con lui è scomparso una delle figure più rappresentative della cultura lucana, punto di riferimento per tanti giovani studiosi della storia politica ed economica del Mezzogiorno. Di modesta famiglia, rimasto presto orfano del padre Savino, “Nino”, com’era affettuosamente chiamato dagli amici, si distinse subito per la viva intelligenza e il rigore degli studi. Si laureò in Giurisprudenza presso l’Università “Federico II” di Napoli.
Vincitore nel 1968 del concorso per l’insegnamento nei licei, divenne titolare della cattedra di storia e filosofia del Liceo classico di Potenza. Ma presto, con pari determinazione e passione, entrò in politica approfondendo la conoscenza del movimento contadino ed operaio in Lucania, diventando uno dei protagonisti nelle lotte per il riscatto della classe lavoratrice. Si iscrisse nel 1959 al Partito Comunista Italiano di cui divenne uno dei più attivi ed apprezzati dirigenti regionali. Fu consigliere comunale e capogruppo al Comune di Rionero in Vulture fino al 1970, quando fu eletto consigliere regionale nella prima legislatura della Regione lucana. Promosse, con suo Gruppo, l’inchiesta sulla gestione amministrativa dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari di Potenza e sulla politica dei Lavori pubblici in Basilicata. Per alcuni mesi nel 1976, fu sindaco della sua città natale. Nello stesso anno fu eletto Deputato al Parlamento nazionale. E alla Camera, fece parte della Commissione Affari Costituzionali, contribuendo, fra l’altro, all’impostazione della legge ”14” sulle nomine degli Enti locali. Fu eletto senatore nel 1979 nel collegio di Melfi e rieletto nel 1983. Quale Vicepresidente della Commissione speciale per le zone terremotate nel 1980 ha contribuito alla elaborazione e alla impostazione della Legge 219 del 14 maggio 1981, per la ricostruzione delle zone terremotate. E’ stato anche membro del consiglio di amministrazione dell’Agensud (Agenzia per lo Sviluppo del Mezzogiorno). E’ stato membro del Comitato scientifico dell’Istituto Alcide Cervi per la storia del movimento contadino in Italia.
Conoscitore profondo del grande meridionalista Giustino Fortunato da cui mutuò il rigore metodologico delle ricerche storiche e l’attaccamento alla sua terra, Nino Calice fu promotore e animatore appassionato del Centro Studi “Giustino Fortunato” di cui fu il primo presidente. Alimentò, con la sua indiscussa competenza e prestigio, la prima edizione del “Premio Fortunato” che riscosse successo a livello nazionale. Formatosi alla scuola di Fortunato, Nitti, Salvemini, Ciasca e di altri insigni meridionalisti, Nino Calice elaborò l’impostazione del problema del Mezzogiorno alla luce dei mutamenti sociali, politici ed economici del nostro tempo. Frutto delle sue appassionate ricerche storiche sono, per fare alcuni esempi: Partiti e Ricostruzione nel Mezzogiorno, De Donato Editore, 1976; Ettore Cicciotti, per un saggio sulla formazione dell’ideologia riformista, Lacaita Editore; Lotte politiche e sociali in Basilicata, Editori Riuniti, Ernesto e Giustino Fortunato. L’Azienda di Gaudiano e il Collegio di Melfi, De Donato Editore, 1982 (premio Basilicata e del Rotary internazionale di Palermo); Banche e Mezzogiorno, Editrice Basilicata, 1984; Il PCI nella storia di Basilicata, Editrice Osanna, 1986. Rionero. Storie sparse e disperse, 1995.
Lasciata in parte la politica attiva, Nino Calice ha fondato la “sua” Casa Editrice (omonima) che, con il centro Studi “Giustino Fortunato”, cura gli “Annali per una storia sociale della Basilicata”, dei quali, coinvolgendo uomini di cultura di alto livello, sono usciti già diversi importanti volumi. Ne citiamo alcuni: Popolo, Plebe e Giacobini, Napoli e la Basilicata nel 1799, 1989; La Modernizzazione introvabile, 1990; Nel secolo dei lumi, 1990; Storia di folli e di follie, 1990; L’esodo e la memoria, 1990; Momenti di storia della cooperazione in Basilicata, 1990; Lo sgomento del quotidiano, 1998; Italiani amate il pane, 2000; Bruciate le tappe, 2003; La Borghesia tra Ottocento e Novecento in Basilicata. Storie di famiglie, 2006; Strategie familiari e imprenditoriali fra ‘800 e ‘900. Il caso Basilicata, 1992. Uomo di profonda cultura, inimitabile oratore e forbito conferenziere, Nino calice costituisce un importante punto di riferimento per approfondire l’evoluzione del meridionalismo liberale, “lasciando un’eredità di pensiero e di impegno ed un esempio morale che altri in Lucania e nel Mezzogiorno dovranno raccogliere“ (Giorgio Napoletano).
Noi che abbiamo avuto Nino Calice compagno di giochi negli anni ’40 intorno ai palazzi Catena e Fortunato, nelle vicinanze dei quali erano le nostre abitazioni, ne serbiamo un ricorso particolarmente affettuoso per la sua giovialità, la nobiltà d’animo, l’amicizia sincera e la grande simpatia. Nel corso degli anni successivi abbiamo percorso, senz’accorgercene, strade diverse. Sempre comunque, conservando la reciproca stima, concretizzata dall’abitudine, tutta paesana, di chiamarci per nome.
Abbiamo avuto modo di apprezzare col tempo il suo itinerario intellettuale e culturale, compiacendoci – come fratello di sangue- delle sue continue, prestigiose affermazioni sociali e politiche. Anche perché, da uno come “Nino” nessuno onestamente si sarebbe aspettato niente di meno di quello che lui faceva. Nino Calice ci ha insegnato quello che lui studiava e sapeva come pochi, nelle conversazioni private, magari passeggiando in Piazza Giustino Fortunato nell’eterno va e vieni delle mattinate domenicali. In questo senso gli diamo atto dei preziosi consigli e suggerimenti che non ci lesinò nella stesura del nostro modesto volume Le ferrovie Ofantine , pubblicato per il centenario della tratta Rionero- Potenza (21 settembre 1997 – 21 settembre 1997). Con tali sentimenti di profonda riconoscenza ricordiamo l’amico fraterno, lo studioso e l’uomo politico che per il riscatto e l’emancipazione delle classi più umili ha speso fino all’ultimo le sue migliori energie.

GIORNATA DEI LUCANI NEL MONDO, IL VIDEO

 

GIORNATA DEI LUCANI NEL MONDO, IL VIDEO

Scaglione: “Filmato evocativo delle nuove speranze di integrazione e non solo”

21 Maggio 2020  redazione basilicata, cultura, eventi, Giornata dei Lucani nel Mondo, lucani nel mondo, Luigi Scaglione

Nell’ottica di una comune visione di popolo solidale come è sempre stato quello Lucano in ogni contesto in cui si è insediato diventandone protagonista attivo e celebrarne degnamente se pur virtualmente, la Giornata dei Lucani nel Mondo di domani 22 Maggio, abbiamo realizzato un breve filmato che trasmettiamo in allegato.

Racconti, storie e testimonianze di un legame vero per andare oltre la ricorrenza e costruire, come stiamo facendo da tempo in uno con gli altri amici delle Consulte regionali italiane sotto l’egida del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, una nuova prospettiva e nuove occasioni di rilancio del tempo migratorio oltre il riconoscimento nostalgico e storico.

Dalle parole di Eugenio Marino, Consigliere per le politiche dell’Emigrazione del Ministro Giuseppe Provenzano, del Sottosegretario alle Infrastrutture Salvatore Margiotta e del Segretario Generale del CGIE, Michele Schiavone, il messaggio di condivisione di questo sforzo solidale di rinascita.
Dalle testimonianze di Pierangelo Campodonico Direttore del nascente Museo Italiano dell’Emigrazione, di Giuseppe Ticchio e Gerardo Pinto da Svizzera e Argentina e da quella del docente universitario Giuseppe Sommario ideatore del Festival delle partenze, la condivisione di uno sforzo che abbraccia i Lucani e gli Italiani nel Mondo in una dimensione corale che come Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo vogliamo mettere a disposizione e che rafforzeremo con una serie di servizi ed opportunità che illustreremo nelle prossime settimane. E infine nel filmato realizzato da MI Produzioni con il Coordinamento della giornalista Raffaella Bisceglia, il saluto del grande Ron Galella.

Lo stesso auspicio che sollecitiamo per realizzare e finanziare forme di diretto coinvolgimento delle Associazioni dei Lucani in Italia in questa prima fase di ridotta mobilità e nel mondo subito dopo o contestualmente, nel sostegno alla promozione di iniziative sul TURISMO DI RITORNO e del TURISMO DELLE RADICI attraverso anche gli Sportelli Basilicata operanti presso le Federazioni dei Lucani all’estero e attivando operativamente le funzioni anche del Centro Lucani nel Mondo “Nino Calice” con la riapertura del Museo dell’Emigrazione Lucana.

LUIGI SCAGLIONE

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Inaugurato il Museo dell’emigrazione lucana “Nino Calice”

Potenza, 23 mag – Il Museo dell’emigrazione lucana ha aperto ufficialmente le porte al pubblico domenica 22 maggio. Ha fatto da cornice la celebrazione della “Giornata dei lucani nel mondo”, una manifestazione che si è svolta nello splendido palcoscenico del castello di Lagopesole (Potenza), dimora di Federico II di Svevia, luogo scelto per ospitare le sale dell’esposizione multimediale che la Regione Basilicata, attraverso il Centro Lucani nel Mondo “Nino Calice” ha voluto realizzare.Uno spazio espositivo sul tema dell’emigrazione italiana, soprattutto lucana, con particolare riguardo al tema del viaggio a partire dal periodo dell’Unità d’Italia sino alla metà del ventesimo secolo. Il visitatore è guidato nel percorso attraverso un allestimento che consente, tramite fedeli riproduzioni di ambienti e luoghi, di rivivere il viaggio e l’emozione dello stesso con l’ausilio di strumenti multimediali, installazioni interattive ed arti visive. Quattro le sale allestite. Nella prima, “La Regione Basilicata”, l’ospite è accolto da un ‘carretto’, oggetto che porta con sé la memoria del 1902, anno del viaggio del primo ministro Zanardelli in Basilicata. Qui è stato pensato un excursus storico sulla situazione della regione all’epoca delle grandi migrazioni. Nella seconda sala, “Il mondo nuovo”, protagonisti sono pannelli espositivi con raffigurazioni dal mondo intero: Londra, Parigi, New York e Pechino, mescolate a manifesti d’epoca. Presente anche il Globo terrestre che riporta quelle traiettorie migratorie che dalla Basilicata si dipanano a raggiera verso nuovi stati e continenti e la ‘macchina del Mondo nuovo’, vecchio strumento ottico, ricostruito, che permetteva la visione di realtà planetarie all’epoca ritenute fantastiche. Nella stessa sala la ricostruzione di un vagone d’epoca. Il treno era il mezzo con il quale molti emigranti, dal Sud, riuscirono a raggiungere l’Europa o i grandi porti italiani per poi imbarcarsi verso le Americhe. Sul fondo del treno sono proiettati filmati di approfondimento in loop, che descrivono la partenza degli emigranti. Nella terza sala intitolata “La bussola del viaggio” lo spettatore attraverso proiezioni a parete si immerge nelle atmosfere del viaggio in nave: l’arrivo al porto di New York, scene di naufragio e la cabina/dormitorio. L’ultima sala è la “Ellis Island”. Dopo il viaggio il visitatore ripercorre un passaggio obbligato, dove i tubolari che simulano i divisori del centro di Ellis Island lo indirizzano lungo la parete d’esposizione sul tema dell’arrivo. Al termine del passaggio sono posizionati tre schermi touch screen in cui delle applicazioni riproducono quei test che gli americani facevano agli emigrati per consentire l’accesso al paese. Passata la ‘frontiera’ una catasta di valigie diviene installazione per raccontare alcune storie particolari di figure emblematiche quali: Felicia Muscio, Charles Paterno, Antonio (Anthony) Cilibrizzi, Rosita Melo, Leonard Coviello, Joseph Stella, Nicola Santo, Beniamino Benvenuto, Francesco Miglionico, Garibaldi Lapolla, Pietro Cristiano, Francesco Farenga, Filomena Iacovino, Rocco Anthony Petrone, Jhonny Rocco Barbalinardo Lombardi. “Persone che hanno lasciato la nostra regione con un bagaglio di poche cose diventate reliquie da custodire gelosamente e di cui ora – ha detto Luigi Scaglione, coordinatore tecnico – scientifico del Centro ‘Nino Calice’ – è venuto il tempo di raccoglierne le testimonianze e di lasciarle come monito a futura memoria”. (red – 23 mag)

FEDERAZIONE LUCANI IN SVIZZERA: RICORDARE CHI HA LASCIATO REGIONE

Potenza, 23 mag – “In occasione della Giornata dei Lucani nel Mondo è bene ricordare tutti quei Lucani che hanno lavorato con impegno e passione per contribuire a migliorare i nostri paesi e la nostra regione. Insieme a loro un pensiero va anche a tutti quelli che non ce l’hanno fatta a ritornare per rivivere  i sapori e i saperi della nostra martoriata regione”. Così Giuseppe Ticchio, componente della Federazione dei Lucani in Svizzera che ringrazia “il Comitato tecnico scientifico del Centro ‘Nino Calice’ e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento del 22 maggio presso il Castello Federiciano di Lagopesole con l’apertura al pubblico del Museo dell’emigrazione. “Le storie di quei Lucani che hanno speso energie per una giusta causa – conclude Ticchio – non potevano trovare allocazione migliore per continuare a vivere nel tempo”.

PORTE APERTE AL MUSEO NELLA “GIORNATA DEI LUCANI NEL MONDO”

“Quale migliore data se non quella del 22 maggio, giorno in cui si celebra la ‘Giornata dei Lucani nel mondo’, per aprire ufficialmente al pubblico il Museo dell’Emigrazione Lucana che la Regione Basilicata, per il tramite del Centro Lucani nel Mondo ‘Nino Calice’, ha voluto realizzare al fine di rendere omaggio a tutti quei nostri corregionali che hanno lasciato la propria terra, i propri affetti, in cerca di una migliore condizione di vita. Non solo un luogo dove custodire testimonianze culturali ma una forza dinamica, generatrice di un nuovo e forte rapporto con il territorio e, quindi, con la collettività. Un museo da percepire come spazio di dialogo e confronto che metta al centro il pubblico, protagonista privilegiato dell’azione museale”. E’ quanto ha affermato il coordinatore del Centro Lucani nel Mondo, Luigi Scaglione, nell’aprire i lavori presso il Castello di Lagopesole (Avigliano, Potenza). “L’auspicio – ha affermato – è che queste stanze diventino spazi vitali capaci di dare un valido input alla valorizzazione del territorio circostante e dove interpretare storie, quelle di tanti lucani partiti alla volta di un orizzonte più favorevole, e da lì trarne il giusto insegnamento. Senza nostalgie – ha proseguito – e con il sorriso più che con le lacrime”.  “Il museo dell’emigrazione – ha detto il sindaco di Avigliano Vito Summa, che ha portato il saluto della comunità locale e dell’Anci – completa il percorso di valorizzazione del castello di Lagopesole avviato con ‘Il mondo di Federico’, e rafforza l’operazione di recupero della memoria storica e dell’identità culturale che appartiene alle nostre comunità e rimane ancora forte in coloro che vivono in altri territori. Auspichiamo – ha aggiunto – che accanto al museo si preveda la realizzazione di un centro di documentazione sull’emigrazione che possa avere sede nel castello di Lagopesole”. “L’apertura del Museo dedicato alla storia dell’emigrazione lucana va sottratta ad ogni aspetto commemorativo per farla diventare l’occasione per rilanciare tutte le opportunità, in gran parte ancora inespresse, rappresentate dalla rete di associazioni, federazioni, circoli di lucani all’estero”, gli ha fatto eco il presidente della Commissione regionale dei lucani nel mondo, Nicola Benedetto. Nel ricordare le iniziative su cui la Crlm intende puntare, trasformando le sedi delle federazioni e delle associazioni dei lucani nel mondo in ‘ambasciate del made in Lucania’ e quindi in strutture permanenti per promuovere l’export dei nostri prodotti e attività imprenditoriali, puntando sul turismo culturale contando sull’apporto dei connazionali, incentivando le associazioni dei giovani, ‘sfruttando la loro freschezza di idee’, la realizzazione di azioni di marketing territoriale e di promozione culturale, economica e turistica del territorio regionale e dei prodotti eno-gastronomici anche attraverso il progetto ‘Basilicata da amare’, Benedetto ha concluso con l’auspicio che “il museo, all’interno del castello federiciano, diventi da luogo di memoria a strumento di attrazione turistica, anche per quel turismo di ritorno, che l’Expo di Milano ha inaugurato”.

PITTELLA (BASILICATA) : RENDERE OMAGGIO AI LUCANI NEL MONDO

Potenza, 23 mag – Il Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, in riferimento alla “Giornata dei Lucani nel Mondo”, e all’inaugurazione del Museo dell’Immigrazione Lucana, nel Castello di Lagopesole (Potenza) che si è tenuta ieri, ha sostenuto che, con queste due circostanze “si corona un sogno inseguito da tempo”. “C’è un’altra, più grande Basilicata che vive al di fuori dai confini regionali. Sono soddisfatto- ha sottolineato il presidente- che attraverso il Museo dell’Emigrazione sarà possibile rendere omaggio ai tanti lucani che vivono per il mondo. E le cui storie di successo, frutto di sacrifici e di duro lavoro, come quella di Rosita Melo, compositrice e cantante originaria di Rionero in Vulture, rappresentano un momento di festa e di gioia collettiva”.

MUSEO DELL’EMIGRAZIONE LUCANA CELEBRA VALORI, EMOZIONI, TRADIZIONI

Potenza, 23 mag –  E’ stato ufficialmente aperto al pubblico domenica 22 maggio il Museo dell’Immigrazione Lucana, nel Castello di Lagopesole (Potenza). “Questo museo – ha detto il vice presidente della Giunta Regionale della Basilicata, Flavia Franconi – è il frutto di un lavoro che ha visto la collaborazione di Giunta, Consiglio, Commissione e Federazione. Tutti insieme hanno contribuito a rendere questa giornata gioiosa. La Basilicata si conferma regione inclusiva e accogliente rispettando le sue origini storiche; basti pensare agli insediamenti delle popolazioni, risalenti ai tempi della Magna Grecia. Un territorio, quello lucano, che è da sempre orientato alla valorizzazione della diversità, delle differenze e dell’accoglienza. Il mio augurio – ha concluso – è che si possa continuare a lavorare insieme per creare le condizioni affinchè, chi decide di andare via per realizzare ciò che desidera, sia messo nelle condizioni di tornare”. Dello stesso avviso anche Patrizia Minardi, dirigente Ufficio Internazionalizzazione e Sistemi culturali della Regione Basilicata che ha aggiunto: ”Ci siamo tutti ritrovati intorno ai valori dell’emigrazione, dando vita a questo museo che non è solo luogo in cui conservare documenti. E’ lo spazio delle emozioni. Un museo aperto, legato all’emotività di chi ha vissuto l’epoca dell’emigrazione. L’intero progetto – ha concluso – si colloca nell’ambito del Piano triennale della cultura 2016-2018 in cui è previsto un finanziamento per sostenere le attività e le azioni di supporto affinchè il museo sia fruibile e sempre attivo”. Del ruolo che le donne hanno avuto durante l’emigrazione ha parlato Paola D’Antonio, docente dell’Università degli Studi della Basilicata: “E’ necessario valorizzare il ruolo delle donne anche per comprendere il patrimonio di valori che si portano dietro: tradizioni, ricordi e menage familiare. La letteratura per troppo tempo ha omesso di operare una ricostruzione in questo senso, tralasciando così un pezzo di storia”. E a proposito di donne, Maria Albano, componente della Commissione per le Pari Opportunità, ha raccontato la storia di Rosita Melo, compositrice e cantante sudamericana originaria di Rionero in Vulture. “La figura di Rosita Melo è una figura femminile di notevole importanza storica. Talento precoce, ma altrettanto straordinario. Animo autentico, puro e generoso, ricco di valori veri e genuini che denotano la sua grandezza. Orgoglio per tutte le donne lucane”. Grande soddisfazione, per il lavoro svolto, è stata espressa da Vito Giuzio, Vice Presidente della Commissione Regionale Lucani nel mondo: “Tutti conosciamo cosa ha rappresentato l’emigrazione lucana nel mondo ed è impossibile dimenticare. Questo percorso è l’occasione per comprendere meglio i valori che hanno caratterizzato gli anni dell’emigrazione e solo mantenendo viva la memoria di quel periodo riusciamo a dare forza alla nostra identità”.(PO / red)

(© 9Colonne – citare la fonte)

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