FORTUNA GIUSEPPE

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FORTUNA GIUSEPPE

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Cirigliano (MT) agosto 1942 – New York (USA) 22 maggio 2021

Sociologo, professore universitario, fondatore della federazione dei Lucani in Usa; il sociologo di fama internazionale, firma autorevole di numerosi studi sull’emigrazione, l’integrazione e il multiculturalismo pubblicati su riviste scientifiche di portata mondiale. (possiamo fare a meno del seguito (il lucano…).

Giuseppe Fortuna, sociologo, professore universitario, fondatore della federazione dei Lucani in Usa, nasce a Cirigliano (MT) nell’agosto del 1942. Al termine degli studi secondari si trasferisce a Torino dove si iscrive alla Facoltà di Scienze Politiche, scegliendo l’indirizzo sociologico. Nel frattempo lavora per qualche anno come operaio metalmeccanico a Moncalieri ma, contro ogni aspettativa, è il suo paese ad offrirgli la grande occasione della vita. Qui conosce, infatti, i coniugi Miller, antropologi americani giunti in Lucania sull’esempio di altri studiosi, tra i quali il sociologo statunitense Eduard Banfield, che su queste terre conducono osservazioni sul Mezzogiorno, economicamente non a passo con i tempi. I Miller soggiornano a lungo a Cirigliano interagendo con la gente del posto quindi con Giuseppe il quale, grazie a loro, approfondisce gli studi a New York, prendendo casa nel quartiere di Manhattan. Siamo negli anni ’60, il giovane non è ancora laureato e, per mantenersi agli studi, deve cercare la maniera per tirare avanti in un mondo tanto diverso dal suo, di cui non conosce la lingua e gli stili di vita. Fa il pizzaiolo, il benzinaio, il cameriere, il giardiniere alternando, a queste professioni, la vita di ricercatore sviluppando tematiche che i professori gli affidano. Una di queste ricerche lo conduce al Central Park dove, per tutto il giorno, è intento ad osservare le persone che frequentano “il polmone verde” della città, annotandone età, appartenenza etnica, abitudini ed attività. Le lunghe ore seduto sulla panchina, tuttavia, si rivelano utili per comprendere quell’eterogeneo universo sociale a cui dedicherà, da ora innanzi, la sua vita professionale. Completa il percorso universitario in Italia, poi, è di nuovo nella Grande Mela dove consegue il dottorato. Lavora alla City University di New York quindi al Queens College dove, per i successivi anni, insegna Sviluppo dei processi urbani come professore aggiunto nel Dipartimento di Urban Studies. Nel tempo acquisisce la cittadinanza americana. Il nuovo status non affievolisce il suo essere italiano e, in particolare, italiano del Sud. Anzi in lui si rafforza l’orgoglio di appartenere ad un popolo laborioso e dignitoso che negli States, purtroppo, è stato frettolosamente etichettato con fuorvianti stereotipi e pregiudizi, fonti di ingiuste discriminazioni. Nota, con dispiacere, una sorta di dileguamento della cultura italiana all’interno della società americana. I lucani, poi, sono quelli che più di altri manifestano il senso di nascondimento.

Di numero inferiore rispetto alle altre comunità conterranee e fedeli al loro carattere riservato, conducono una vita lavorativa e sociale in tranquillità, affrontando con pazienza la quotidianità spesso non facile. Lo studioso lucano, davanti a questa realtà, decide di fare qualcosa. Con la sua professione mette in atto iniziative rivolte ad appianare le troppe “stonature” ruotanti intorno alla fama dei suoi conterranei, e si rivolge alle nuove generazioni. Un seminario su Carlo Levi e la Lucania organizzato presso l’università in cui insegna, rappresenta l’inizio di un percorso sperimentale socio-antropologico di riscatto che interesserà anche il suo paese natio.

Negli anni ’80 insieme ad altri connazionali, scrive un annuncio su “Il progresso italo-americano”, quotidiano in lingua italiana pubblicato a New York fin dal 1880, con cui si cercano lucani. All’invito rispondono in tanti, cosicché viene fondata la prima associazione “Lucani d’America” che presto si mette all’opera organizzando feste, eventi sulla gastronomia italiana e, soprattutto, conferenze, tra le quali una sullo scrittore e medico torinese Carlo Levi e su Vito Marcantonio, avvocato italo-americano (famiglia originaria di Picerno, Basilicata) deputato alla Camera dei Rappresentanti della città di New York. L’associazione scatena un effetto moltiplicatore. Presto sul territorio statunitense nascono altre realtà simili tanto da arrivare all’istituzione della Federazione dei Lucani d’America allo scopo di tenerle insieme. La sede è nel Queens, Giuseppe Fortuna ne è il presidente.

Intanto la fama del professore lucano cresce. I suoi studi vengono resi noti su diversi articoli sia in italiano che in inglese. Nel 1991 esce “The Italian Dream” pubblicato da Mellen Research University Press, ed è il resoconto di una ricerca condotta con il metodo Participant Observation che ha portato il prof. Fortuna a vivere nella comunità oggetto dell’indagine. Qui ha osservato la quotidianità, ha raccolto interviste tra i membri di diverse età, gradi di istruzione, attività lavorative, genere e stato sociale. Ha partecipato agli eventi comunitari anche in maniera attiva, andando oltre il ruolo di semplice osservatore.

All’inizio del nuovo millennio gli esiti delle sue ricerche arrivano anche nelle librerie. Il saggio “Sulla collina del Sauro: la storia, la terra, le condizioni umane, il futuro della comunità di Cirigliano, in provincia di Matera” (Pianetalibro Editore) pubblicato nel 2000, inaugura la stagione letteraria che vede il suo paese natio protagonista dei suoi studi. Il libro approfondisce l’idea di cambiamento che il professore ha ipotizzato per i piccoli centri. A tal fine tornano utili le osservazioni condotte sugli emigranti lucani in America, stretti nel senso di inadeguatezza e nella vita defilata. Quello che, invece, propone alle comunità italiane è l’uscita dall’isolamento per mostrare il potenziale costruttivo di cui sono capaci. Negli Stati Uniti come in Italia. Cirigliano può diventare il modello con cui sperimentare questo processo evolutivo che, richiamandosi ai valori dell’amicizia, della solidarietà, dell’associazionismo, crea gruppo, mette insieme forze indispensabili per progredire. Non importa se sono poche. Contro il disfattismo, Fortuna contrappone l’agire, contro l’individualismo il fare squadra. È questo il segreto che le piccole comunità hanno per non scomparire.

Nel 2008 esce “Piazza IV novembre” (Arduino Sacco Editore). È un viaggio di ritorno quello che Fortuna fa con questo testo. Un viaggio sui luoghi della sua gioventù già visitati nel precedente libro “Sulla Collina del Sauro”. Ritorna nella piccola comunità di Cirigliano, abitata da poche centinaia di persone prevalentemente dedite all’agricoltura. Come altri centri dell’entroterra, anche questo delizioso borgo collinare è in abbandono. Perché? Lo studioso si pone questa domanda dopo aver notato il contesto lucano, dopotutto, positivo grazie agli investimenti pubblici, all’industrializzazione, all’istruzione diffusa, al progresso. Eppure, tutte queste cose non sono bastate a fermare il flusso migratorio che, nel Novecento, non si è mai interrotto. Partito proprio da piazza IV Novembre, in autobus, tra la commozione di parenti e amici che non si sa quando si sarebbero rivisti. Il sociologo esamina la società ciriglianese, le scelte economiche e politiche che l’hanno interessata giungendo alla conclusione che il problema è culturale. Una sorta di rassegnazione impedisce agli abitanti di rendersi propositivi, di provare a cambiare un destino, a loro dire, già scritto. Manca lo spirito di impresa e manca quello che il professore chiama il “gruppismo”, ossia il senso di cooperazione che permette la crescita collettiva utilizzando proprie energie, senza ricorrere all’assistenzialismo. Il libro può definirsi della speranza e del sogno: speranza affinché nel paese si ritorni a respirare la vitalità e l’intraprendenza, sogno perché nella sua piazza IV Novembre, centro di ritrovo dei ciriglianesi, si cominci a parlare con più fiducia del futuro.

Nel 2013 è la volta di “Italiani del Queens. L’integrazione di una comunità urbana” (Carocci Editore), secondo atto del viaggio nella comunità italiana già intrapreso in “The italian dream”. Ricorrendo agli stessi metodi di indagine, raccoglie dati ed interviste allo scopo di approfondire aspetti delle comunità italiane di New York, in particolare quelle del Queens, e il loro grado di integrazione. Analizzando esperienze individuali, Fortuna allarga la visione ai sopraggiunti cambiamenti socioeconomici e al modo con cui essi hanno modificato stili di vita sociale, familiare, lavorativa. Lo studio si rivela utile sia agli specialisti del settore ma anche a coloro che si riconoscono nella figura di immigrato.

Nel 2016 il professore è di nuovo in libreria con “Una piazza meridionale” (Guida Editori), altro saggio che raccoglie osservazioni sociologiche condotte su Cirigliano. Ovviamente quella del titolo è ancora Piazza IV Novembre (ma può validamente essere qualsiasi piazza di altri borghi del Meridione), il luogo da cui l’autore riparte negli anni ’70 per la lontana America. È una partenza come le tante a cui lui stesso ha assistito, uguali per quel senso di malinconia che le ha accompagnate. Eppure questa è diversa. Ad attenderlo non c’è un futuro da scrivere, ma una promettente carriera universitaria già avviata. Ad ogni modo Cirigliano non uscirà mai dalla sua mente e dal suo cuore, tanto da tornarci spesso. Dopo 40 anni realizza questo libro che riprende la vita condotta intorno alla piazza dove si avvicendano i discorsi dei compaesani. Il professore parla con tutti, partecipa alle loro conversazioni, diventa nel contempo autore e protagonista di un libro che, praticamente, si scrive da solo. Il testo si allinea al filone di ricerca che prova ad andare a fondo all’atavica questione meridionale. E ritorna sul “gruppismo produttivo” capace di risanare il divario tra Nord e Sud, in netta antitesi con la teoria del “familismo amorale” di Banfiel, che nega l’utilità dei tradizionali valori comunitari.

Nel 2019 esce “Piazza Italia. Un viaggio nell’identità etnica italoamericana” (Guida Editori). Ancora una volta è la piazza il fulcro dell’indagine. Stavolta è simbolica poiché fa riferimento alla comunità italiana nata e cresciuta negli Stati Uniti. Generazioni di italiani vengono analizzati attraverso contatti diretti, al fine di capirne il processo di integrazione in un universo multiculturale a cui hanno aderito professionalmente e sentimentalmente, come provano i matrimoni misti. Lo scopo è di capire se il processo abbia portato o meno all’affievolimento della cultura italiana.   

Nel 2020 è la volta di “La fuga” (Guida Editori). Qui cambia il genere letterario ma non la sostanza. Si tratta, appunto, di un romanzo che narra la vita di un giovane ciriglianese combattuto tra la voglia di andar via, sull’esempio di altri compaesani, o di restare vicino ai suoi affetti, nel borgo che non offre molte opportunità per realizzarsi. Il romanzo, dagli accenti autobiografici, è l’ultimo che il professore scrive. Con esso consegna la testimonianza su cosa ha significato per lui l’allontanamento da Cirigliano, quali sono stati i sentimenti che lo hanno accompagnato e quanto grande sia stato l’entusiasmo per ogni ritorno.

E difatti, poco tempo dopo, il 22 maggio 2021 Giuseppe Fortuna muore a New York. Se ne va un insigne esponente di quella generazione di emigranti illuminati che hanno dato lustro all’Italia. Se ne va il sociologo di fama internazionale, firma autorevole di numerosi studi sull’emigrazione, il multiculturalismo, l’integrazione, pubblicati su riviste scientifiche di portata mondiale. L’uomo che amava definirsi e definire i connazionali “briganti”, con la mente sempre presente sulle due sponde dell’Atlantico. Il lucano che ogni anno tornava a Cirigliano, cuore dell’infaticabile produzione scientifica che, abbiamo visto, ha portato avanti anche dopo l’insegnamento universitario. E se ne va il ciriglianese, costantemente attratto da quella terra dove l’allevamento, la coltivazione dell’olio, del vino e del grano, hanno tenacemente resistito al tempo. Terra che, dal canto suo, ha continuato ad accoglierlo sempre, anche adesso nel suo ultimo viaggio, esattamente come lui voleva.

Anna Mollica

 

BIBLIOGRAFIA

Fortuna Giuseppe   Sulla collina del Sauro: la storia, la terra, le condizioni umane, il futuro della comunità di Cirigliano, in provincia di Matera, Pianetalibro Editore, 2000

Fortuna Giuseppe   Piazza IV Novembre, Arduino Sacco Editore, Roma/Bella (PZ), 2008

Fortuna Giuseppe   Italiani del Queens. L’integrazione di una comunità urbana, Carocci Editore, Roma, 2013

Fortuna Giuseppe   Una piazza meridionale, Guida Editori, Napoli, 2016

Fortuna Giuseppe   Piazza Italia. Un viaggio nell’identità etnica italoamericana, Guida editori, Napoli, 2019

Fortuna Giuseppe    La fuga, Guida Editori, Napoli, 2020

 

Link

https://www.lavocedinewyork.com/lifestyles/2019/03/14/dalla-stabilita-alla-flessibilita-il-mondo-del-lavoro-cambia-lalienazione-resta/

https://www.renatocantore.it/2021/05/25/giuseppe-fortuna-una-vita-da-lucano-altrove-tra-cirigliano-e-new-york/

https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/Giunta/detail.jsp?otype=1012&id=3026373

http://www.old.consiglio.basilicata.it/mondo_basilicata/mb13-14/mb_13-14_02.pdf

http://www.prodel.it/rabatana/?p=5763735

https://www.consiglio.basilicata.it/consiglioinforma/notizia.html?id=239836

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