BOSNA ERNESTO

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BOSNA ERNESTO

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Irsina febbraio 1936 – Bari 29 ottobre 2010

Storico della scuola ed università

Nato nel febbraio del 1936 a Irsina, l’antica Montepeloso, in provincia di Matera, Ernesto Bosna ha frequentato l’università di Bari dove nel ’68 ha capeggiato le rivolte studentesche. E nella veste di organizzatore culturale e politico va riconsiderato,in un progetto di ripensamento dei rapporti con l’autorità e proteso a traghettare il Mezzogiorno verso tempi moderni. Bruno e i capelli mossi, lo ricordo con la sua voce roboante e il sorriso franco dei lucani,una cartella di cuoio in mano,nei corridoi della facoltà di Pedagogia,quella che poi sarebbe diventata Scienza della Formazione. Passato più tardi all’insegnamento universitario,Bosna aveva proseguito nell’attività di organizzatore culturale,fino a diventare capo del Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Didattiche e a curare dei corsi di perfezionamento postlaurea in Comunicazione. Un’attività intensa. E gli studi in suo onore editi da Multimedia Pensa a cura di Elvira Campanella e Vittoria Bosna lo stanno a testimoniare.
Una doppia via quella che Ernesto Bosna ha praticato,una di partecipazione concreta alla costruzione dei rapporti tra scuola e mondo del lavoro e una di ricerca e di studio analitico del diritto scolastico e della storia dell’alfabetizzazione. Era infatti responsabile dell’Orientamento Professionale dei giovani per delega del rettore dell’università di Bari,convinto che non si dovessero abbandonare i laureati al loro destino e che fosse necessario indirizzarli nelle scelte e nel difficile ingresso nel mondo produttivo. Si spiega così la sua adesione al comitato scientifico della rivista di “Studi sulla formazione” e al corso di perfezionamento in “Esperto in Pubbliche Relazioni”. La concretezza prima di tutto.
Sul versante degli studi,Bosna ha fatto parte di quel gruppo di intellettuali baresi che hanno scavato sulla storia della scuola e della didattica in terra di Puglia. Penso tra i tanti a Giuseppe Russillo,Vittoriano Caporale, Ivo Persichella, Cosimo Laneve,Luca Gallo,Giovanni Massaro. Molti di loro erano stati allievi di Gaetano Santomauro. Un “meridionalismo educativo” il suo,ci piace condividere questa accezione coniata dal suo collega Giuseppe Trebisacce,un meridionalismo fondato su un approccio multidimensionale con riferimenti costanti alle condizioni socio economiche che hanno frenato lo sviluppo del Mezzogiorno.
Si parta dalla Storia dell’Università di Bari edita da Cacucci nel ’94. Bosna va a ritroso per cercare le ragioni del ritardo nella diffusione degli studi superiori nel Mezzogiorno. Sale fino alla fondazione dell’Università di Napoli voluta da Federico II di Svevia. Se lo sviluppo delle università nelle nostre regioni è stato frenato,lo si deve all’accentramento deciso dai regnanti nella capitale. E se gli angioini permisero allo Studio di Salerno di riavere la Scuola di Medicina,il governo viceregnale spagnolo ripristinò in Napoli la sede unica di formazione degli studenti universitari. Accrescendo le tasse a chi volesse ottenere un lasciapassare per iscriversi a Roma o a Bologna. Città dove circolavano idee antimonarchiche e che istigavano alla ricerca della libertà. Bosna intendeva insomma dimostrare come la nascita di una università in mano ai Gesuiti in Altamura a metà ‘700 fosse un evento e come evento fosse la fondazione dell’università di Bari nei primi del XX secolo. Ritardi su ritardi.
E la storia dell’analfabetismo nel Mezzogiorno andava vista in controluce con ciò che i governi della Nuova Italia avevano previsto per l’intero paese e per il Sud. Ecco allora gli studi su La scuola in Terra di Bari e quelli su L’obbligo scolastico in Italia da Casati ai giorni nostri e poi L’istruzione agraria nel Mezzogiorno prima e dopo l’Unità. Con attenzione alla storia delle rivoluzioni agrarie,alle occupazioni dei latifondi e alla Riforma Fondiaria degli anni Cinquanta. Insomma, pur essendo passato da Irsina a Bari giovanissimo, Bosna non dimenticava la provenienza da una terra contadina dove i ritardi erano dovuti alla povertà e all’assenza di strade e dove lo sviluppo mancato o ritardato aveva come fonte primaria l’assenza di scuole. Era un insegnamento mutuato da Carlo Levi,da Manlio Rossi Doria e da Scotellaro e che nell’università di Bari costituì fondamento per quella ricerca che illuminata dalla “Ecole des Annales” ha portato il corpo docente a cercare la storia del mondo attraverso la lente delle microstorie e del territorio di appartenenza.

Ricerca storico-educativa: formazione e Mezzogiorno. Studi in onore di Ernesto Bosna
Autori: Vittoria Bosna, Elvira Campanella, Nr. Pagine: 480; Anno: 2010

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La scomparsa di Ernesto Bosna
Lutti «Anima» del dipartimento di Scienze pedagogiche e didattiche
• Corriere del Mezzogiorno (Puglia) 31 Oct 2010 ; Mariangela Pollonio

È scomparso venerdì scorso Ernesto Bosna, professore ordinario di Storia della scuola e delle istituzioni educative nella facoltà di Scienze della formazione. Quarant’anni di insegnamento in cui ha vissuto il suo impegno con sapienza, umanità e umiltà, doti proprie dei grandi maestri. Era capace di guidare i propri allievi non solo nell’apprendimento teorico ma anche nella costruzione di una relazione educativa intrisa di affettività. Il prof, come tutti lo chiamavano, non si risparmiava mai. Era solito trattenersi come pochi in facoltà nel suo studio un po’ fumoso sino a tarda sera, e accogliere con un sorriso, un cioccolatino e una sedia al suo fianco chiunque bussasse alla sua porta, sia per parlare di vita privata sia per un confronto sugli argomenti più disparati, dalla cultura all’economia, fino alla politica.
Seppur fosse nato nel 1936 nel paese lucano di Irsina, era intimamente legato alla Puglia e alla terra di Bari. Il Meridione è stato al centro di tanti suoi studi e di svariate pubblicazioni; un altro tema a lui caro era la condizione femminile. A capo per molti anni del dipartimento di Scienze pedagogiche e didattiche, è stato tra i primi a intuire l’importanza della comunicazione in ogni sapere, avviando il corso di perfezionamento in Comunicazione e P.R., di cui era direttore, insegnando Psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione e realizzando un cd-rom dove raccontava «La Puglia per immagini».

https://loccidentale.it/ernesto-bosna-una-vita-a-ricostruire-la-storia-della-scuola-meridionale/..

Maestri della cultura meridionale
Ernesto Bosna, una vita a ricostruire la storia della scuola (meridionale)
di Carlo De Nitti

27 FEBBRAIO 2011
Un grande studioso, anche quando si conclude la sua esperienza terrena, continua ad essere presente attraverso le sua opere perché, di certo, non aveva finito di dire (e di dare) quanto aveva da dire (e da dare) ai suoi interlocutori: per chi rimane – colleghi, amici, discepoli – i libri sono la fonte primaria per accedere e per vivificare il suo magistero.
Così vale, certamente, per Ernesto Bosna (1936 – 2010), storico della scuola e pedagogista dell’Università di Bari, prematuramente scomparso nell’ottobre scorso: la sua Facoltà ha inteso pubblicare un corposo volume, curato da Vittoria Bosna ed Elvira Campanella, Ricerca storico-educativa, formazione e Mezzogiorno. Studi in onore di Ernesto Bosna, edito a Lecce per i tipi della Pensa Multimedia (€ 40,00), presentandolo mediante una Giornata di studio in suo onore, nella splendida cornice del Salone degli affreschi dell’Ateneo barese, per ascoltare ancora una volta la voce autorevole.
Il volume si articola in quattro sezioni – La ricerca storico-educativa, La formazione, La scuola, Le problematiche pedagogiche – che corrispondono ad altrettante aree dell’inesausta attività di ricerca storica e teoretica che hanno caratterizzato la proposta educativa di Ernesto Bosna, che egli stesso così paradigmaticamente riassumeva: “Bisognerebbe progettare un nuovo modello di scuola che, garantendo l’uguaglianza delle opportunità sociali, si offra ai giovani come una vera e propria palestra per lo sviluppo delle intelligenze e dello spirito di iniziativa”.
Un progetto di politica scolastica che si può definire compiutamente meridionalista e convintamene liberale, nel solco di una tradizione culturale che lo ha visto protagonista per oltre un quarantennio: al Mezzogiorno ed alla scuola meridionale, nelle condizioni economiche e sociali storicamente determinate in cui si è venuta realizzando nel tempo, Bosna ha dedicato la sua attività di studioso e ricercatore che lo ha portato lumeggiare l’evoluzione delle istituzioni scolastiche ed educative mediante un imponente lavoro di scavo archivistico, teoreticamente sostenuto dall’idea della forza propulsiva della scuola quale importante risorsa culturale per il Sud.
I suoi studi ricostruiscono la questione educativa e scolastica nel Mezzogiorno negli ultimi duecentocinquanta anni, a partire dagli illuministi partenopei (Filangieri, Genovesi, etc.), passando per Cuoco ed il decennio francese fino a giungere allo Stato unitario ed ai suoi principali snodi storiografici e teoretici: studiare storia della scuola ha significato ricostruire la storia del Mezzogiorno d’Italia sub specie educationis, in un periodo particolarmente decisivo quale il Risorgimento: non è un caso che Ernesto Bosna sia stato anche autorevolissimo esponente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano (e Vice Presidente del Comitato di Bari).
Non è possibile, in questa sede, rendere ragione di tutti i contributi inseriti nel volume nella loro ricchezza intellettuale: essi abbracciano campi di indagine amplissimi, ma non si è lontani dal vero se si afferma che un’attenzione particolare Ernesto Bosna ha dedicato alle problematiche della scuola ‘militante’, che deve istruire ed educare insieme, avendo al suo centro la crescita di ogni singolo alunno, secondo i principi della personalizzazione educativa, al fine di garantire a tutti ed a ciascuno le dovute opportunità formative.
La personalizzazione è la filosofia della progettualità formativa che permea il processo riformatore in atto da qualche anno, con fasi alterne, nelle scuole di ogni ordine e grado. Personalizzare l’insegnamento significa ‘curvarlo’ sulle necessità e sulle esigenze di apprendimento di ogni singolo allievo, ovvero costruire Piani di studio personalizzati, declinati sulle potenzialità effettive degli alunni in carne ed ossa, affidati alle ‘cure’ della singola istituzione scolastica, in sinergia con le famiglie per rendere possibile il successo formativo di tutti, per ridurre/rimuovere gli insuccessi e per promuovere le eccellenze. Il ruolo delle famiglie e le loro libere scelte educative sono fondamentali per indirizzare le strategie della scuola nella lettura del proprio contesto e nell’organizzazione di spazi, di tempi e di servizi per diventare sempre più dei luoghi di crescita umana e culturale.
Ciò riporta al centro dell’attenzione del processo di insegnamento/apprendimento i docenti ed il loro ruolo, fondamentale nell’agire e nel far agire dai discenti quel processo: il “Maestro” non può essere un elemento residuale del processo di educazione/istruzione. La relazione maestro/allievo non è l’incontro di due ruoli (pirandellianamente, ‘maschere’) ma di due persone: se la società civile e politica (attraverso gli indispensabili provvedimenti normativi) complessa, postmoderna, liquida vuole superare la profonda crisi che attanaglia la scuola non può non ripensare al ruolo dei maestri e dei modelli d’insegnamento all’interno della Scuola ed anche dell’Università.
I maestri – quelli veri – sono quelle persone che guidano maieuticamente gli allievi non soltanto a conoscere dei contenuti ma anche ad impadronirsi di un metodo di studio e di ricerca autonomo e critico, affinché essi possano autonomamente esercitare con intelligenza le competenze acquisite: Maestri, insomma, con la lettera maiuscola, come lo è stato Ernesto Bosna.

Ottanta candeline per l’Università di Bari
La prima facoltà, inaugurata nel 1925, fu Medicina, alla quale seguì Giurisprudenza, Economia ed Agraria nel 1939.
I festeggiamenti per il genetliaco 18 Gennaio 2005
BARI – L’Università di Bari compie 80 anni. Fu inaugurata il 15 gennaio del 1925, con una cerimonia al teatro Petruzzelli. C’era il principe di Udine, in rappresentanza del re, il ministro della Pubblica Istruzione, Fedele, e i maggiori esponenti della società civile barese dell’epoca. L’istituzione della Regia Università «Benito Mussolini» fu l’esito di speranze durate almeno 60 anni.
Già nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, fu richiesta l’istituzione di una università. Nel 1817, i Borbone avevano già istituito un Reale liceo con funzioni di istruzione superiore simile alle piccole università del Nord (come afferma Ernesto Bosna in «Storia dell’Università di Bari», edito da Cacucci). Con l’Unità d’Italia, il potere centrale bloccò lo sviluppo dei licei del Sud. Comune e Provincia sollecitarono più volte l’istituzione di una università a Bari. Ma fu concessa l’istituzione di «scuola universitaria», come ai tempi dei Borbone.
LA PROVINCIA E L’ATENEO – Intanto, nel 1862 la Provincia cominciò a realizzare il palazzo Ateneo. Proseguirono i tentativi, nel 1884, nel 1894 e nel 1903 per l’istituzione dell’Università. Si era sviluppato un movimento d’opinione favorevole e «Il Corriere delle Puglie», «padre» della «Gazzetta del Mezzogiorno», portò avanti una campagna giornalistica per anni. Ci furono petizioni, interpellanze. Nel dicembre del 1919 il Consiglio comunale di Bari dispose lo stanziamento annuo di 300mila lire per l’Università e si creò un consorzio fra Comune di Bari, Provincia di Bari e Comuni della provincia. Fu decisa la cessione del palazzo Ateneo (rimase alla Provincia il primo piano).
Nel 1923 il ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Gentile, con decreto ministeriale, istituitì la Regia Università «Benito Mussolini», con un contributo annuo di 1 milione e 285mila lire da parte dello Stato. A Nicola Pende, padre dell’Endocrinologia, nato a Noicattaro (Bari), fu affidato l’incarico di definire le necessità con un gruppo di docenti.
MEDICINA, PRIMA FACOLTA’ – La prima facoltà fu Medicina (anche se l’Istituto di commercio istituito come scuola nel 1879 e poi assorbito come Istituto dal Ministero dell’Economia nel 1886) già rilasciava titoli di studio equipollenti alla laurea. Sempre nel 1925, si iscrissero 221 studenti a Medicina, 131 al corso di Farmacia (diventò facoltà nel 1932) e 43 a Ostetricia. Trenta erano stranieri. Fu aperta anche una casa dello studente con 150 posti letto.
Nel 1925 fu istituita Giurisprudenza e Scienze economico-politiche (in totale 233 iscritti) e l’Istituto superiore di commercio fu trasformato in facoltà di Economia e commercio. Nel 1939 fu la volta di Agraria.
Le facoltà crescevano e nel 1944 furono istituiti «corsi aggiunti» di Lettere, Magistero, Scienze e Ingegneria, per consentire di far proseguire gli studi ai profughi e a coloro che stavano assolvendo il servizio di leva. Il ministro Adolfo Omodeo propose, al Consiglio dei ministri, di sopprimere i corsi baresi. Il rettore Fraccacreta e il Senato accademico si dimisero. La proposta fu ritirata e nel 1945 ripresero le lezioni. Nel novembre dello stesso anno, i corsi divennero facoltà. Fu istituito un Consultorio per l’orientamento degli studenti.
Lo sviluppo dell’Ateneo (oggi quarto in Italia) è racchiuso in queste cifre: dal 1949 al 1969 gli studenti sono passati da 12.720 a 35.207. Adesso sono 60mila. Veterinaria fu istituita nel 1971, nell’87 Architettura, Scienze politiche nel 1999 e Scienze biotecnologiche nel 2001.
Lo sviluppo dell’Ateneo barese è stato costante e previsto dal ministro Giovanni Gentile che lo volle istituire auspicando una costante attenzione al Mezzogiorno e ai Balcani.

Manlio Triggiani

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