VANZI IVO

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VANZI IVO

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Potenza 11 agosto 1884 – Napoli 29 maggio 1965

Direttore, amministratore delegato e poi presidente della Società strade ferrate secondarie meridionali di Napoli, della quale curò l’elettrificazione delle linee; Potenziò l’altipiano del Faito, facendone una località turistica; fu presidente della Società per il risanamento di Napoli, impostando importanti programmi per l’edilizia economico–popolare; dal 1948 al 1959 presiedette il Banco di Napoli, potenziando le sezioni del credito agrario, fondiario ed industriale.

Fu direttore, amministratore delegato e poi presidente della Società strade ferrate secondarie meridionali di Napoli, della quale curò l’elettrificazione delle linee.

Potenziò l’altipiano del Faito, sopra Castellammare. Vi costruì strade, lo dotò di acquedotto, linee elettriche e fognature. Favorì la costruzione di impianti ricettivi e di una modernissima funivia. Ne fece quindi una zona di villeggiatura di notevole importanza turistica.

Fu presidente della Società per il risanamento di Napoli e, in tale carica, impostò importanti programmi per l’edilizia economico – popolare. Dal 1948 al 1959 presiedette il Banco di Napoli. Ne sviluppò in particolare le sezioni di credito fondiario e credito agrario, in connessione ai programmi della Cassa del Mezzogiorno, e la sezione di credito industriale, per lo sviluppo dell’industria meridionale.

Fu presidente della Federazione nazionale imprese trasporti, del cui settore curò il risanamento. Predispose un ampio programma di ammodernamento delle strutture degli Ospedali riuniti di Napoli di cui fu presidente.

Fu presidente della Fabbrica Accomulatori Partenope di Napoli dal 1942, Presidente del Consiglio di Reggenza della Banca d’Italia, sede di Napoli, Consigliere della Camera di Commercio di Napoli.

 

Onorificenza

Nominato Cavaliere del Lavoro il 22 dicembre 1952

Settore Creditizia ed Assicurativa Regione di nomina Basilicata

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“Aprire un Ospedale è accendere una luce”. L’intervento del Sen. Monaldi per l’inaugurazione dell’Ospedale di Lacco Ameno

Pubblicato da Redazione

I Tempi – Il Dispari Quotidiano – domenica 24 luglio 2016

di Giuseppe Mazzella. L’Ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno d’Ischia fu inaugurato domenica 21 ottobre 1962 dal Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Prof. Amintore Fanfani, che presiedeva il suo quarto Governo, un tripartito DC-PSDI- PRI con l’appoggio esterno, per la prima volta, del PSI. Fu il Governo della “svolta a sinistra” con l’apertura ai socialisti voluta dai due “cavalli di razza” della DC, Aldo Moro e lo stesso Fanfani. Fu il Governo della nazionalizzazione dell’energia elettrica, della scuola media unica con l’estensione dell’obbligo scolastico fino a 14 anni, dell’avvio della riforma sanitaria. Proprio in occasione dell’inaugurazione dell’Ospedale di Ischia Fanfani annunciò l’impegno del Governo per la completa riforma della sanità rispondendo alla sollecitazione del sen. Vincenzo Monaldi, presente alla cerimonia ed intervenuto prima.

“Questa giornata è il coronamento del modesto programma ospedaliero integratore della situazione attuale dell’Italia Meridionale ma l’inizio di un’opera più vasta, alla quale proprio da mesi stiamo attendendo in mezzo a difficoltà che lascio a tutti immaginare ma con fermo proposito di non lasciare chiudere la presente Legislatura senza aver posto, Senatore Monadi, la premessa all’adempimento del precetto costituzionale; letti perché i poveri siano assistiti, Ospedali perché la promessa costituzionale non resti vana, strumenti perché non si prometta invano quello che saremmo, per deficienza di strumenti, in grado di mantenere. Ecco la ragione della lunga riunione di venerdì scorso al Consiglio dei Ministri e di una prossima, più lunga riunione in cui noi speriamo di dare l’avvio ad un altro programma pluriennale di rinnovamento e di risanamento della società italiana” affermò l’on. Fanfani. La riforma ospedaliera arrivò nel 1968 per l’azione del Ministro della Sanità, Luigi Mariotti, socialista.

Il saluto delle popolazioni dell’isola d’ Ischia fu espresso dal prof. Vincenzo Mennella, sindaco di Lacco Ameno. L’impegno dell’Ente Ospedali Riuniti di Napoli, che si faceva carico della gestione dell’Ospedale, fu espresso dal Cavaliere del Lavoro, Ivo Vanzi, Presidente dei Riuniti.

Particolarmente toccante fu l’intervento del Sen. Prof. Vincenzo Monaldi che era stato il primo Ministro della Sanità con l’istituzione del Ministero nel 1958 proprio nel secondo Governo Fanfani. Profondamente cattolico Monadi affermò che “aprire una Chiesa, aprire una Scuola, aprire un Ospedale, è accendere una luce”.

“Ebbene – disse Monaldi – noi abbiamo acceso una luce oggi! Ora bisogna mantenerla accesa questa luce e bisogna vivificarla”. Monaldi richiamò in maniera solenne il dettato costituzionale fissato all’art.32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Questo grande medico titolare della cattedra di Tisiologia all’Università di Napoli e primario del “Sanatorio Principe di Piemonte” che poi è stato a Lui dedicato diventando uno degli Ospedali specialistici più importante d’Italia si soffermò soprattutto sulle “cure gratuite agli indigenti”.

“Quell’articolo 32 – sottolineò Monadi – dice: cure gratuite agli indigenti ma dice solo gratuite e non porta delle differenze”.

“Quindi i poveri – continuò – hanno diritto allo stesso trattamento dei ricchi. La differenza è solo nella gratuità e io mi auguro che questo nostro incontro – affermò rivolgendosi a Fanfani – possa contribuire ad accelerare quell’opera di riordinamento a cui Tu ti stai accingendo”.

Monaldi concluse appellandosi alle “nostre coscienze cristiane, a quegli insegnamenti che ci sono stati dati come cristiani per i quali nelle piaghe del più umile è ancora e sempre il Divino Maestro”.

Nel suo testamento spirituale Monaldi ha voluto sintetizzare la sua vita “nell’ansia perenne di elevazione culturale, professionale e spirituale per il bene dei nostri fratelli sofferenti e per la gloria di Dio”.

L’Ospedale Anna Rizzoli fu donato all’ isola d’ Ischia dal Cavaliere del Lavoro Angelo Rizzoli, il grande mecenate protagonista del lancio turistico dell’isola con i suoi investimenti soprattutto a Lacco Ameno senza alcun contributo pubblico che elargiva la Cassa per il Mezzogiorno. L’Ospedale è dedicato a sua moglie Anna. A Rizzoli Fanfani consegnò la Medaglia d’oro al merito della Sanità (vd. immagine di copertina) mentre i sei sindaci consegnarono a Rizzoli una pergamena di riconoscenza.

L’Ospedale nasceva da una felice sinergia istituzionale. Oggi lo si chiamerebbe “project financing”. Il grande imprenditore costruiva la struttura su suolo di proprietà della Curia Vescovile che donava il terreno, l’Ente Ospedaliero Napoletano (non c’erano ancora le Regioni) si faceva carico delle attrezzature, del personale e di tutta la gestione. Disponeva di 100 posti letto, dei reparti di chirurgia generale e specialistica, di medicina, della radiologia donata dal Barone Alberto Fassini; altri laboratori speciali; un servizio di pronto soccorso diurno e notturno fornito di autoambulanza dono del Banco di Napoli; un attrezzato poliambulatorio.

La gestione fu illustrata dal Presidente degli Ospedali Riuniti, Ivo Vanzi, che sottolineò che l’inaugurazione avveniva un anno dopo l’avvio del funzionamento portando il bilancio dei “primi nove mesi di attività: 8800 ricoveri ed interventi operatori anche in persona di stranieri che sostano nell’isola mentre le visite negli ambulatori hanno superato il numero di 3800”.

Vanzi ricordò come la sinergia fosse impostata dall’allora Ministro Monadi con il Cav. Rizzoli ed il Vescovo d’Ischia Antonio Cece. In occasione dell’inaugurazione Rizzoli donò ancora un milione di lire da utilizzare per le attrezzature e una automobile per i servizi ospedalieri. A Rizzoli i Riuniti di Napoli consegnarono una medaglia d’ oro deliberata dal consiglio di amministrazione l’11 dicembre 1961.

Il nuovo Vescovo d’Ischia, Mons. Dino Tomassini, prima della benedizione, ricordò il messaggio di Amore che veniva lanciato dal Concilio Vaticano II in atto a Roma.

Angelo Rizzoli fu particolarmente commosso. Si dichiarò “umile” e “fortunato”.
“Ecco che un cittadino fortunato ha sentito il dovere di ricordarsi di coloro che fortunati non sono; ha sentito il dovere di pagare, almeno parzialmente, il suo debito verso la fortuna”, affermò, non mancando di esprimere “gratitudine al Presidente del Consiglio” auspicando “un Governo giusto ed onesto per gli italiani che meritano e vogliono soprattutto giustizia ed onestà”.

Il sindaco di Lacco Ameno, prof. Vincenzo Mennella, a nome dei sindaci dei sei Comuni isolani, aveva sottolineato nel suo indirizzo di saluto l’importanza della presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, de Senatori e Deputati e la riconoscenza ad Angelo Rizzoli.

“Qui nell’isola d’Ischia si sono uniti – affermò Mennella – in armonia di intenti e in comunione di sforzi l’iniziativa privata e l’intervento dello Stato ed hanno non solo assicurato il lavoro a tanta parte della popolazione ma anche operato quella spontanea integrazione che non vuol essere paternalistica soluzione ma naturale vicendevole apporto per cui oggi assistiamo all’inaugurazione di un ospedale costruito e donato da un cittadino, attrezzato da un Ente Pubblico e che sorge su di un suolo già della Parrocchia di Lacco Ameno”.

Sono passati 54 anni da quella inaugurazione. Tutti i protagonisti sono morti. Quelle parole pronunciate – senza alcuna retorica – sono state inserite nel “legno della Storia” come chiama Oriana Fallaci il giornalismo “questo privilegio straordinario e terribile” ed hanno subito purtroppo il tarlo dei tempi tumultuosi di questi ultimi 50 anni della Storia Italiana e del progresso tecnologico, civile, sociale e politico. Passi in avanti ma anche passi indietro. Quella tensione ideale per una “svolta politica” si è essiccata, allo “Stato Sociale” si è sostituito il Mercato “autoregolamentato” e la “redditività” anche in quei “servizi pubblici” fissati dal solenne articolo 32 della Carta Costituzionale; nessun Sindaco oggi riesce a trasmettere la solennità e l’autorevolezza di una carica pubblica prevista per servire il popolo e non per servirsene; mai nella storia repubblicana la politica aveva raggiunto un livello così basso di credibilità; la Chiesa stessa vive la contraddizione del clero e dei credenti tra l’ impegno sociale e le risposte al fondamentalismo di altre confessioni in una guerra nuova tra religioni con un medioevo rivisto con sette ed esorcismi.

Come riprendere oggi nell’isola d’Ischia quella “armonia di intenti e quella comunione di sforzi” tra Pubblico e Privato? Come rilanciare lo Stato Sociale ed impegnare i “fortunati” nell’aiuto ai bisognosi? Come rivalutare la Politica?

Se un ospedale chiude o non funziona la Repubblica muore ed una luce si spegne.

P.S. – La cronaca dell’apertura dell’Ospedale Rizzoli è tratta da una pubblicazione speciale per l’evento uscita nel 1962 a cura degli Ospedali Riuniti di Napoli. Ringrazio il direttore de “La Rassegna d’Ischia”, Raffaele Castagna, per la copia. Aderisco con convinzione al comitato unitario per il diritto alla salute ed alla manifestazione per il mantenimento ed il potenziamento del Rizzoli prevista per giovedì 28 luglio 2016.

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